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Siria: Amnesty, dopo quattro anni di crisi «l’83% della popolazione è al buio»

Alla vigilia del 15 marzo, quarto anniversario dell'inizio del conflitto, la coalizione #withsyria (composta da 130 organizzazioni non governative) ha reso noto che l'83% delle luci visibili di notte in Siria si sono via via spente dal marzo 2011.

Il dato emerge dall’analisi di immagini satellitari effettuata da scienziati dell’Università di Wuhan, in Cina. «A quattro anni dall’inizio del conflitto, la popolazione siriana è finita nel buio: povera, impaurita, dolorante per gli amici persi e per un Paese che non riconosce più», ha dichiarato David Milliband, presidente e direttore generale dell’International Rescue Committee. «Alla fine del tunnel si vede pochissima luce, con oltre 200.000 persone uccise e 11 milioni costrette a lasciare le loro case. I siriani meritano molto meglio da parte della comunità internazionale: non c’è altro tempo da attendere per dimostrare che non ci arrendiamo e che vogliamo agire insieme a loro per riaccendere le luci della Siria». «Le immagini satellitari sono le fonti più obiettive di informazioni per mostrare la devastazione su scala nazionale della Siria», ha affermato il dottor Xi Li, che ha diretto la ricerca sul progetto.

«Scattate da 500 miglia sopra la terra – informa Amnesty -, ci aiutano a comprendere la sofferenza e la paura che i siriani provano ogni giorno, mentre intorno a loro il Paese viene distrutto. Nelle zone più colpite dal conflitto, come quella di Aleppo, la percentuale delle luci spente è di un incredibile 97% cento. L’eccezione è costituita dalla provincia di Damasco e da quella di Quneitra, al confine israeliano, dove la diminuzione dell’illuminazione è stata rispettivamente del 35 e del 47%». Oggi la coalizione #withsyria ha diffuso anche un filmato intitolato «Afraid of the Dark» e ha lanciato una petizione globale sul sito withsyria.com in cui chiede ai leader mondiali di «dare priorità a una soluzione politica basata sui diritti umani, rafforzando la risposta umanitaria ai bisogni dei profughi interni e dei rifugiati anche attraverso l’aumento dei posti per il reinsediamento e pretendendo dalle parti in conflitto che cessino gli attacchi contro i civili e i blocchi agli aiuti umanitari».

Secondo Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Committee ed ex sottosegretario delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, «il 2014 è stato l’anno più nero in questa terribile guerra. A differenza di quanto aveva promesso il Consiglio di sicurezza, i civili non sono protetti, il loro accesso agli aiuti umanitari non è migliorato e il finanziamento dei programmi umanitari sta diminuendo. Il nostro tradimento della Siria è vergognoso».