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SIRIA: INCONTRO A ROMA CON MADRE AGNÈS-MARIAM DE LA CROIX, TESTIMONE DEL CONFLITTO

La Rete No War ha organizzato questa sera, a Roma (sala Metodista, via Firenze, 38, ore 18), un incontro con madre Agnès-Mariam de la Croix, religiosa palestinese che vive con religiosi di 10 paesi nel monastero Deir Mar Yacoub a Qara (governatorato di Homs) e da mesi aiuta le vittime civili del conflitto e la causa del negoziato e della pace. Ha anche fondato nell‘ambito della diocesi di Homs un centro di informazione, Vox Clamantis. Con questo evento la Rete No War intende sostenere l‘iniziativa siriana Mussalaha (Riconciliazione), un movimento di pace e di riconciliazione nato dall’impegno della società civile siriana e che raccoglie aderenti di ogni etnia, fede e credo politico. A Homs Mussalaha ha ottenuto la liberazione di molte famiglie e in altre città – ora anche in Damasco – organizza incontri contro la violenza, per la riconciliazione e perché i cittadini siriani possano esprimersi sul proprio futuro, senza ingerenze e pressioni da parte di Paesi stranieri.

Madre Agnès-Mariam de la Croix, religiosa carmelitana, respinge ogni violenza, sia che provenga dal regime siriano o dagli insorti. Si batte su due fronti: denunciare sia la disinformazione grave di cui si rendono colpevoli alcuni media, che informano sulla rivoluzione, e la barbarie del sistema che i siriani cercano di rovesciare. Una neutralità difficile da mantenere e per questo Agnès-Mariam è accusata da alcuni di fare il gioco della dittatura, accusa che rigetta totalmente. Per la Siria «prevede un avvenire piuttosto cupo» sebbene spera che «grazie al vento delle riforme ufficiali, qualche cosa possa muoversi». Dopo aver accompagnato più di 16 giornalisti dappertutto in Siria, dopo aver visitato l’inferno di Homs, dove ha passato una nottata nei quartieri sunniti del centro, ostaggio delle bande armate, ora teme il peggio. La religiosa, che si dice «la voce di quelli che non hanno né voce né padrini internazionali» si rattrista perché il biasimo internazionale si dirige solo a una delle parti in conflitto e trascura l’altra. La violenza non è unilaterale, vuole sottolineare. «Questa violenza barbara e cieca che colpisce il popolo siriano è il primo nemico della rivoluzione e la migliore alleata di ogni dittatura». (Sir)