Italia

Terremoto: mons. Marconi (Macerata), «la diocesi si è subito mobilitata»

(da Macerata) Quella di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia è, per «vocazione», una diocesi accogliente, nel nome del patrono, san Giuliano Ospitaliere, e anche in queste ore di emergenza conferma la sua indole generosa, prodigandosi per garantire sostegno agli sfollati (al momento se ne contano 25mila in tutte le Marche) e a quanti si trovano a vivere i profondi disagi causati dal violento sisma che sta flagellando il Centro Italia. «La diocesi c’è, e si è subito attivata assieme alle istituzioni e al mondo del volontariato per aiutare chi ha bisogno», dichiara il vescovo Nazzareno Marconi, costantemente aggiornato sulla drammatica situazione dei comuni del Maceratese e, in particolare, sulla comunità di Tolentino «dove i danni sono ingenti: alcuni sacerdoti sono ospitati altrove, il convento di san Nicola è quasi evacuato e le monache Carmelitane Scalze sono già state trasferite nella struttura di Fano». A Frontignano di Ussita è crollata la Domus Laetitiae, «storica» casa di ospitalità per gruppi giovanili e famiglie già pesantemente lesionata dopo le scosse di mercoledì scorso. Intanto, a Macerata l’Aula sinodale (unica struttura diocesana costruita con criteri anti-sismici) è stata attrezzata con un punto medico e le brandine per i cittadini che necessitano di un alloggio, mentre a Treia, altra zona interessata dalle lesioni, ha ceduto la volta del Santuario del Santissimo Crocifisso, già gravemente compromesso del terremoto del 26 agosto.

Molti abitanti dell’entroterra (da Pievebovigliana, Ussita, Fiordimonte e Camerino) sono stati spostati presso i camping della riviera, a Porto Recanati: a Recanati in pericolo anche il celebre Ermo Colle leopardiano, con almeno dieci famiglie costrette a lasciare le proprie case. Ieri, a seguito dell’interminabile scossa che ha svegliato la terra marchigiana, inevitabile per moltissime parrocchie la decisione di celebrare le messe in spazi aperte. Nel capoluogo maceratese, ai giardini Diaz, nell’unica celebrazione eucaristica della giornata, monsignor Marconi ha ricordato alla città come «di fronte alla tragedia che ci ha colpito vadano coniugate insieme la fede e l’intelligenza. L’una integra l’altra, perché sia il credere, e dunque il confidare nella speranza, sia l’intelligenza, nel non generare ora sterili polemiche, sono di supporto all’atteggiamento dei cristiani nell’abitare la storia in tutte le sue fasi». Anche in frangenti drammatici come questi, ha ricordato ancora il presule, in cui «pur essendoci stati numerosi crolli non piangiamo vittime umane», dobbiamo essere capaci di «riscoprire i valori solidali, di amicizia e di collaborazione che contraddistinguono questo territorio».