Italia

Terrorismo, allarme a Siena per la rapina dell’ex Br

L’ex br in semilibertà Cristoforo Piancone, 57 anni, condannato all’ergastolo per concorso in sei omicidi e due tentati omicidi, è stato arrestato dalla polizia a Siena con l’accusa di aver rapinato, con un complice che è riuscito a fuggire, lunedì 1° ottobre la banca Monte dei Paschi, vicino a piazza del Campo. Piancone è stato fermato poco dopo e, così è stato spiegato, ha cercato di sparare: l’arma però avrebbe avuto la sicura. Un agente ha invece esploso un colpo in aria. Recuperati il bottino, 170mila euro e quattro pistole. Piancone non ha voluto rivelare l’identità del suo complice e non ha dichiarato inizialmente nemmeno la sua. L’ex Br non si è dichiarato prigioniero politico ma le indagini dovranno accertare se la rapina avesse lo scopo di finanziare gruppi terroristi o se sia una fatto di criminalità comune.

Grande è l’attenzione dell’antiterrorismo per scoprire il reale motivo della rapina e quante siano state le persone coinvolte. “L’obiettivo – spiega il direttore dell’Ucigos, prefetto Carlo De Stefano – è quello di ricostruire nei dettagli la rapina e le motivazioni che ci sono dietro”. Piancone, sottolinea De Stefano, è un terrorista che non ha mai rinnegato il suo passato è dunque importante capire perché e insieme a chi avesse organizzato l’azione. A l’ex terrorista sono state sequestrate quattro pistole e ciò potrebbe significare che le persone implicate nella rapina siano più di due. Il complice di Piancone, sfuggito all’arresto, è intanto ricercato anche se non si conosce ancora la sua identità. De Stefano ha dunque inviato subito personale dell’Ucigos in Toscana che lavorerà alle indagini in collaborazione con la squadra mobile locale.

Intanto si apprende che tra le quattro armi recuperate dalla polizia dopo la rapina e l’arresto dell’ex br c’é anche una pistola rubata ad un vigile urbano di Piacenza. Si tratta, è stato spiegato in questura a Siena, di tre Beretta: una 98, una calibro 7,65, entrambe con la matricola abrasa, e una calibro 9 corto, quest’ultima risultata rubata al vigile urbano. La quarta pistola è una Smith and Wessons a tamburo calibro 9 per 21, modificata: non ha la matricola abrasa ma, è stato ancora spiegato, trattandosi di un’arma vecchia gli accertamenti per risalire alla provenienza sono più lunghi. Gli uomini della squadra mobile e delle volanti che hanno arrestato Piancone hanno appurato che all’atto della rapina l’ex br aveva tre pistole, mentre la quarta era nelle mani del complice che è riuscito a fuggire: l’ha gettata via ed é stata recuperata dai carabinieri. I due avevano con sé anche una discreta quantità di munizioni e persino una contenitore contenente olio per gli ingranaggi delle armi. Con la Smith and Wesson l’ex br ha anche tentato di sparare a un poliziotto che lo stava rincorrendo, ma nell’armare il colpo, é stato sempre spiegato, ha inserito involontariamente la sicura.

“Se fosse morto un poliziotto avrei avuto qualche difficoltà a spiegare ai suoi familiari perché un ex brigatista, condannato per concorso in sei omicidi e in due tentati omicidi, fosse in regime di semiliberta”, ha commentato il questore di Siena, Massimo Bontempi.

L’ex br aveva ottenuto, nel 2004, dal tribunale di sorveglianza di Torino, la semilibertà dal carcere di Vercelli. Piancone, che ha scontato 25 anni di carcere, apparteneva alla direzione strategica delle Br. Non si è mai pentito né dissociato e ha definito la sua militanza ‘una vicenda storicamente chiusa’. Anni prima era già stato ammesso al lavoro esterno presso una cooperativa, ma fu trovato all’interno di un supermercato con merce non pagata per 27 mila lire. Fu condannato a due anni per rapina impropria e risarcì la direzione del market che ritirò la costituzione di parte civile. A seguito di quell’episodio, attribuito dall’ex br ad un momento di grave tensione per le non buone condizioni di salute di un familiare, gli fu sospeso il beneficio. A distanza di anni ha presentato la richiesta per poter andare a lavorare durante il giorno e avvicinarsi a Torino, città dove vivono l’anziana madre e altri familiari. Il beneficio gli venne concesso anche perché la sua condotta penitenziaria fu definita ottima.

FLEURY, FA PENSARE A COLPO AUTOFINANZIAMENTO “Il modus operandi è tipico dell’azione di autofinanziamento delle Br”. Così il procuratore aggiunto di Firenze e magistrato della Dda fiorentina Francesco Fleury commenta la vicenda di Cristoforo Piancone. Secondo Fleury, il fatto che per compiere la rapina Piancone sia venuto dal Piemonte e che abbia utilizzato uno scooter rubato a Massa “farebbe pensare all’esistenza di un basista”, mentre il fatto che l’ex br avesse con sé anche una pistola rubata a un vigile urbano di Piacenza “ricorda il modo in cui i brigatisti si procuravano le armi negli anni Ottanta”. Per quanto riguarda l’inchiesta, il magistrato fiorentino spiega che “per adesso resta affidata alla procura di Siena, almeno fino a quando non sarà convalidato l’arresto di Piancone”. (ANSA).

Ed è polemica sulla semilibertà all’ex Br

Si accende la polemica sulla semilibertà concessa all’ ex brigatista Cristoforo Piancone: il centrodestra spara a zero accusando la sinistra di “buonismo” e bollando come “inaccettabile” il provvedimento. E se il ministero della Giustizia annuncia verifiche sulle modalità del beneficio riconosciuto all’ ex terrorista, anche dalla maggioranza arrivano inviti a riflettere sulla certezza della pena e sul comportamento dei giudici. Ma l’ Anm difende le toghe e invita a non crocifiggerle nei rari casi in cui il comportamento successivo del detenuto smentisce la decisione. Luca Volonté (Udc) parla di “colpevole buonismo riservato alle Br del passato e del presente” e chiede “tolleranza zero verso quei brigatisti rifugiati in Francia non ancora tradotti nelle patrie galere”. Per la Lega Nord è Roberto Cota a dire “basta al buonismo di certe decisioni; peccato che oggi si riempiano la bocca proprio quelli che hanno votato scientemente provvedimenti come l’ indulto”.

Ignazio La Russa (An) considera ormai “urgente manifestare in piazza per chiedere politiche serie sulla sicurezza” e, riferendosi alla manifestazione in programma a Roma il 13 ottobre, ricorda la richiesta di superare la legge Gozzini “che consente sconti di pena anche gravi e per i recidivi”. Il collega Fabio Rampelli è “sconcertato” da una giustizia “scivolata in una deriva che ha portato ex terroristi e teppisti da strada a occupare ruoli istituzionali”. Da Forza Italia Guglielmo Picchi definisce “inaccettabile” la semilibertà a Piancone, che non si è mai pentito né dissociato”, mentre per la portavoce Elisabetta Gardini, il caso “dovrebbe far riflettere tutti, a partire dalla classe politica, ma al tempo stesso, è motivo di delusione e di profondo dispiacere per i moltissimi familiari delle vittime del terrorismo”. Amaro, in proposito, il commento di Giovanni Berardi, figlio del maresciallo ucciso 29 anni fa proprio da Piancone: “Gli ex terroristi non sono ex assassini. certe persone non cambieranno mai , condurranno la vita di sempre alla faccia di chi ancora soffre come noi”.

Il ministero della Giustizia ricorda che la semilibertà “può essere applicato dalla magistratura in presenza di determinati presupposti” e annuncia che si faranno verifiche per stabilire se il provvedimento a Piancone “é stato assunto previa attenta e completa valutazione delle condizioni richieste”. L’ iniziativa viene apprezzata da fonti di Palazzo Chigi che parlano di “verifiche opportune”. Sul ruolo dei giudici si sofferma anche il ministro dell’ Interno Giuliano Amato: “Quando decidono su provvedimento come la semilibertà, devono essere consapevoli di esercitare una responsabilità enorme”. Un richiamo al ministero della Giustizia a tracciare le responsabilità dei giudici di Torino che hanno dato la semilibertà a Piancone arriva da Mauro Leddi (Margherita), mentre Fabio Evangelisti (Italia dei Valori) lamenta “la mancanza della certezza della pena”. In difesa delle toghe interviene Nello Rossi, segretario dell’ Anm, che giudica “intollerabile che si carichino i magistrati di responsabilità. Nella quasi totalità dei casi, la decisione del magistrato viene confermata dalla regolare condotta del detenuto”.

DOPO ARRESTO PERQUISITI CASA E CELLA Documentazione e appunti, ma nulla di palesemente collegato alla rapina di lunedì a Siena o a reati di tipo eversivo, sono stati sequestrati dalla Digos di Torino nel corso di una perquisizione nell’ appartamento torinese dell’ ex br Cristoforo Piancone, subito dopo il suo arresto. Una perquisizione, nelle stesse ore successive all’arresto, é stata effettuata anche nella cella del carcere di Vercelli, dove Piancone era detenuto. Nell’ alloggio torinese, nuovissimo, sulla cosiddetta Spina 3 in corso Rosai, al terzo piano, affittato da una cooperativa a canone agevolato, l’ ergastolano in semilibertà passava un po’ del suo tempo in libertà, quando era in permesso premio. La polizia torinese è entrata nell’ appartamento poche ore dopo il suo arresto in Toscana. L’uomo viaggiava tra il carcere di Vercelli e il capoluogo piemontese, dove lavorava. La Digos sta esaminando il materiale sequestrato, anche allo scopo di ricostruire tutti i legami e le amicizie che Piancone aveva mantenuto o allacciato negli anni di semilibertà, cioé dal 2004. (ANSA).

MANCONI, IN MISURA ALTERNATIVA DELINQUE O,36%