Massa Marittima Piombino

Una vita nel luccichio dei minerali

Capoliveri ricorda i suoi minatori con la Festa del cavatore

Una vita nel luccichio dei minerali

Intorno agli anni cinquanta all’ingresso del paese di Rio Marina, al di sopra della strada principale che conduce al centro, si apriva una speranza per molti giovani: la Scuola Statale Mineraria. Gli studenti provenienti da ogni parte dell’isola, in prevalenza dalla zona mineraria, miglioravano in questa scuola le conoscenze della lingua italiana, acquisivano nozioni di matematica e chimica ma soprattutto diventavano abili minatori.

Questa era una qualifica ambita in un tempo ormai lontano in cui l’Elba non praticava l’attività turistica  ma lavorava instancabilmente in campagna dall’alba al tramonto e pescava nell’umidità della notte.

Riuscire a forare, armare ed eliminare il materiale dalle gallerie, così come imparare le caratteristiche chimiche e fisiche dei minerali ed il loro possibile utilizzo, permetteva a questi giovani di essere assunti in miniera.

Le destinazioni potevano essere due: le cave a cielo aperto di Rio Marina e quelle di Capoliveri dove consumavano la loro giovinezza nel fango e nella polvere delle gallerie  causata dall’esplosione delle mine.

E che dire della paura con la quale man mano imparavano a convivere, che arrivavano addirittura a reprimere quando aprivano un nuovo cunicolo con l’esplosivo e avanzavano nel buio, in uno spazio angusto e pericoloso.

Il risultato di un mese di questo lavoro era il salario che le donne ritiravano e che certo non corrispondeva a tutte le ore faticosamente lavorate. Poteva pure accadere che la busta fosse vuota perché il minatore si era assentato per malattia o per infortunio.

È solo intorno agli anni sessanta che gli operai acquisirono la dignità di uomini e lavoratori, venne messo a loro disposizione un autobus che li accompagnava e li riportava in paese, vennero forniti di abiti adatti alle loro mansioni, vennero costruiti i servizi igienici con le docce dove potersi togliere di dosso la polvere e il sudore di una giornata.

Ebbe inizio un’ epoca nuova in cui i dipendenti ottennero i Consigli di fabbrica attraverso i quali partecipavano all’organizzazione lavorativa e rivendicavano il diritto alla sicurezza, fondarono il Circolo Italsider che organizzava viaggi e spettacoli, distribuiva i regali ai figli dei minatori il giorno dell’Epifania e festeggiava S. Barbara.

Il quattro dicembre le miniere sospendevano l’ attività lavorativa e i minatori vestiti a festa partecipavano alla S. Messa, si recavano dal direttore dove le persone che avevano maturato venti anni di anzianità ricevevano un orologio o una medaglia d’oro e infine riempivano per il pranzo i ristoranti di Rio Marina e Capoliveri.

Era una giornata di gioia per tutti gli abitanti, perché allora non c’era una famiglia che non avesse un padre, un marito o un fratello minatore.

Quando infatti nel 1981 l’Italsider chiuse definitivamente le miniere di Capoliveri una rabbia profonda mista a cupezza e ad una sfiducia nel futuro pervase tutti i capoliveresi che avevano legato la loro vita a quella della miniera, dove si erano succeduti giovani forti e vecchi stanchi.

Nel territorio del Ginevro e di Calamita, che dista pochi chilometri dal paese, calò il silenzio delle ruspe, dei camion, delle mine, delle voci degli uomini e non rimase che il buio delle gallerie e le distese brulle dei gradoni di terra dove però è ancora possibile vedere il luccichio di un minerale che ormai non è più conveniente estrarre.

Nella casa di ogni minatore rimasero, e sono tutt’ora custodite gelosamente, le tute azzurre di anchina con la scritta Italsider, i contenitori dove veniva riposto il “convio” e dei minerali portati dal luogo di lavoro.

La parrocchia, a ricordo di questa storia, conserva una lampada d’argento donata dai minatori, mentre non ha più la cornice del quadro della Madonna delle Grazie che gli stessi regalarono per il loro amore alla Madre Celeste.

In tutto il paese è rimasto vivo il ricordo di questo passato significativo e ogni anno Capoliveri lo rammenta con la Festa del cavatore. La Parrocchia celebra una solenne Santa Messa di suffragio per tutti i minatori defunti per ricordare coloro che ci hanno preceduto nella fede e che con il loro esempio di vita umile, tanto hanno ancora da insegnarci. Si riporterà così alla memoria dei minatori, dei loro figli e nipoti un passato che ci appartiene e che ci ha reso ciò che siamo noi adesso.

Se desiderate approfondire la conoscenza della loro vita lavorativa e della storia delle miniere di cui io, figlia di un minatore,ho fatto solo un accenno, potete immergervi nella lettura del libro “L’uomo della miniera” (edizioni Mondadori) scritto dal cavatore e scrittore Filippo.

Barbara Messina

(pubblicato su Toscana Oggi, del 25 maggio e 1 giugno 2014)