Vita Chiesa

VESCOVI ALBANESI: SINDACATO PRETI ORTODOSSI ROMENI, CORTE STRASBURGO NON HA COMPETENZA

Una sentenza che non tiene conto di «alcuni principi tra cui quello della libertà religiosa e della reciproca autonomia tra l’ordine civile e quello religioso (ecclesiastico)». La Conferenza episcopale albanese esprime, con una dichiarazione diffusa oggi, la propria opinione circa la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, resa il 31 gennaio scorso, in merito al caso «Sindicatul Pastorul cel bun c. Roumanie». Con questa sentenza, spiegano i vescovi albanesi, «la Corte di Strasburgo accoglie, dando ragione, l’istanza di un gruppo di preti e laici ortodossi romeni che vogliono creare un’Unione sindacale dentro la Chiesa ortodossa romena, cosa che non è stata accettata dalla gerarchia locale e, di conseguenza, neanche dallo Stato romeno, il quale ha rifiutato l’iscrizione di questa Unione in rispetto delle leggi in vigore nel Paese». Per la Conferenza episcopale, «la Corte non solo non ha tenuto conto del principio di sussidiarietà, che dà il diritto ai giudici locali d’interpretare le leggi del posto, ma si è espressa anche in materia di libertà religiosa e ha assunto competenze che non può avere come, ad esempio, l’interpretazione della natura della Chiesa e del sacerdozio cristiano».Per i vescovi albanesi, la Corte, «riducendo le relazioni interne della Chiesa alla stregua delle relazioni tra un datore di lavoro e un dipendente, è intervenuta in questioni interne a una determinata Comunità religiosa». La Chiesa cattolica d’Albania, «come anche altri Paesi dell’Est», si legge nella dichiarazione, «è molto sensibile verso tali logiche d’ingerenza. In molti Paesi dell’Est, queste logiche hanno portato, nel tempo del comunismo, alla creazione di associazioni parallele alla Chiesa e pro-governative. Anche in Albania un tale tentativo fu fatto per la creazione della Chiesa nazionale ma fortunatamente non riuscì. Questo caso è visto come un pericoloso precedente che, nel futuro, può toccare anche altri Paesi e Comunità religiose». Pertanto, la Conferenza episcopale albanese «crede che l’esistenza autonoma delle Comunità religiose è indispensabile per il pluralismo in una società democratica». Perciò, «spera che la ‘Grand Chambre’ riveda questa decisione al ricorso che intende fare la Chiesa ortodossa romena e difenda con un’altra decisione il diritto fondamentale alla libertà religiosa e all’organizzazione interna delle Comunità ecclesiali secondo le leggi canoniche di ciascuna Comunità definite nella Convenzione dei diritti dell’uomo». (Sir)