Opinioni & Commenti

Viareggio, un boato e scoppia l’inferno

di Mario Pellegrini

Ore 23,53 del 29 giugno 2009. Una tranquilla notte di prima estate in una Viareggio mezza addormentata e mezzo a spasso sui viali a mare. All’improvviso due-tre boati senza soluzione di continuità di cui nessuno – al momento – ha capito l’origine. Finestre spalancate, balconi pieni di gente e tutti a guardare il cielo nero che subito è diventato di fuoco. Un fuoco baluginante fra il rosso e l’arancio che si è innalzato a colonna contornato di fumo acre. Dopo tutte le congetture possibili e immaginabili si è fatta strada l’ipotesi, poi risultata verità, che qualcosa di tragico era accaduto verso la stazione ferroviaria. Attentato, scontro fra treni, esplosione causata accidentalmente, terremoto? Poi la cruda realtà in una notte che è diventata allucinante: un treno merci di 14 vagoni che viaggiava in direzione Pisa e contenenti GPL, è deragliato a causa del cedimento strutturale di un vagone fra la stazione centrale e la vecchia stazione scalo, facendo poi inclinare tutti gli altri sulla massicciata. Da uno di questi è fuoriuscito del gas che a contatto dell’aria ha preso fuoco immediatamente, provocando, per effetto domino, un autentico inferno.

Purtroppo la ferrovia – che divide letteralmente in due Viareggio – è costeggiata da due strade di notevole traffico su cui si affacciano molte abitazioni. L’onda d’urto dell’esplosione è stata fatale per due palazzine a monte della stessa ferrovia e crollando hanno seppellito anche quanti vi abitavano, mentre a valle due ciclomotoristi sono stati presi in pieno e sono deceduti sul colpo. Al momento di scrivere questo pezzo i morti accertati sono tredici, di cui quattro bambini, più quattro persone che mancano all’appello, ma il numero dei deceduti è destinato ad aumentare perché una trentina dei circa cinquanta feriti, sono in condizioni gravissime per le ustioni riportate. Sono stati infatti ricoverati presso tutti gli ospedali della Toscana, di Roma e di Genova in grado di far fronte a queste emergenze. Quello che è certo è che la macchina dei soccorsi ha funzionato a pieno regime e con estrema tempestività. Forze dell’ordine, Vigili del Fuoco e volontari di tutte le associazioni della Versilia, e non solo, si sono prodigate per aiutare gli abitanti della zona a rischio – cinque vagoni sono ancora carichi e debbono essere svuotati da speciali squadre dei Vigili del Fuoco qui giunte da Venezia e La Spezia – per scavare sotto le macerie, per trasportare i feriti, per comporre le salme. Un lavoro improbo che solo un’emergenza di questo genere fa svolgere senza la minima fatica e senza soluzione di continuità.

In mattinata sono giunti a Viareggio il ministro degli interni Roberto Maroni, il sottosegretario alla protezione civile Guido Bertolaso, mentre il prefetto e il questore di Lucca, Giuseppe Aronica e Maurizio Manzo, il presidente della provincia Stefano Baccelli – che hanno preso contatto con il sindaco di Viareggio Luca Lunardini, erano giunti addirittura nella notte. Per coordinare tanto gli interventi di emergenza quanto e soprattutto il dopo-emergenza, nel pomeriggio è annunciato l’arrivo del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Nel frattempo i circa quattrocento sfollati dalla zona a rischio, hanno trovato ospitalità presso le strutture alberghiere della città. Una città che – senza eufemismi di sorta – è veramente colpita a morte. Ovviamente la Procura di Lucca ha aperto un’inchiesta.