Toscana

Circensi, quelli che… si spostano con la casa

di Renato BruschiNon tutti i «migranti» lo sono per necessità. C’è anche chi si sposta per scelta, magari portandosi dietro la propria casa. È il caso degli operatori dello spettacolo viaggiante, come si chiamano in gergo burocratico, o «artisti» del Luna Park come più comunemente sono conosciuti. Rientrano anch’essi, a pieno titolo, nella categoria dei «migrantes» perché sperimentano difficoltà e insicurezze che caratterizzano la vita «on the road», ma a differenza dei migranti comuni, i loro spostamenti sul territorio sono dettati da uno stile di vita particolare che unisce la ricerca di lavoro al rispetto di un atavico codice familiare.Gli artisti del Luna Park, percorrono vie consolidate dal tempo e dalle tradizioni, visitando puntualmente le nostre città per portare allegria e divertimento. Nello «spazio ristretto» delle giostre nascono, crescono, si sposano, e vivono la loro esistenza contraddistinta dal lavoro serale e dal riposo mattutino. I bambini frequentano le scuole a tappe, seguendo gli spostamenti della famiglia. Per venire incontro a questa difficoltà è stato approvato a livello regionale un progetto per mettere in rete le scuole interessate: così almeno è garantito un minimo di continuità didattica. A tappe seguono anche il catechismo, presso le parrocchie che hanno aderito al «progetto di accoglienza» realizzato dalla «Fondazione migrantes» della Toscana.

E se alcuni giovani, meno attaccati alle tradizioni di famiglia, hanno deciso di fermarsi e costruire il «proprio» Luna Park, la maggioranza preferisce ancora seguire gli itinerari tracciati dai genitori e dai nonni. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato nel mondo del Luna Park. Un gruppo crescente di famiglie frequenta un «cammino» di fede per approfondire il proprio vissuto cristiano. Nelle loro soste, su e giù per la Toscana, fanno riferimento ad alcune comunità parrocchiali: vi arrivano un po’ alla chetichella, ma con la consapevolezza di essere «vecchi amici» che ritrovano volti noti e luoghi abituali.

Marina di Carrara, Lucca, Grosseto, Pisa, Prato, Siena, Firenze e anche l’isola d’Elba non sono allora soltanto mete di un lungo, infinito viaggio, ma tanti punti di «ristoro dello spirito». In particolare Firenze, Lucca e Marina di Carrara sono i luoghi scelti per celebrare i sacramenti dell’iniziazione cristiana e del matrimonio. E proprio a Marina di Carrara, nella parrocchia della Ss. Annunziata, la scorsa estate alcuni bambini si sono accostati, per la prima volta, al sacramento dell’Eucarestia. Il loro «viaggio» li ha portati ad una «sosta» importante della vita, che, ancora oggi, rimane un felice ricordo per tutta la comunità.

La storia: Elvit, dai volidel corpo a quelli della fedeÈ una storia triste quella di Elvit, ma anche una storia ricca di speranza. Ce la racconta Ivonne Tonarelli, responsabile della Fondazione Migrantes della diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, che da anni segue con affetto il mondo del circo e del luna park. Elvit da bambino sognava di volare mentre guardava i «grandi acrobati» esibirsi sul trapezio. Poi è arrivato il suo momento ed ha cominciato a salire lassù, tra cielo e terra. Elvit, l’angelo del circo Embell Riva stupiva il pubblico con le sue prodezze. A Montecarlo, al festival internazione del circo, vince il «Leone d’Oro» come miglior atleta italiano. Siamo a metà degli anni Novanta. Un volto raggiante, uno sguardo perso nell’azzurro, quello di Elvit. Ha vent’anni e la vita gli pulsa nel corpo. Poi, per una strana coincidenza, è accaduto l’irreparabile, qualcosa che ha cambiato per sempre la sua vita. Uno schianto tremendo in macchina, su una strada della Sardegna e di colpo si è ritrovato su un letto di ospedale, in coma. Chissà cosa gli sarà passato per la mente durante quei terribili quaranta giorni, lì nel letto, sospeso tra la vita e la morte, come quando nel circo stava a mezz’aria, con la morte che gli soffiava sul collo. Sta di fatto che un bel giorno, come per incanto (o per miracolo?), tra lo stupore dei parenti e del personale sanitario si risveglia dal lungo sonno e con lui si risveglia la fede nel Dio cristiano. Cominciano gli interrogativi, la lista interminabile dei perché senza risposta, ma nello stesso tempo una presenza nuova e discreta entra sempre più nella sua vita, dando valore a ciò che prima sembrava inutile. Arriverà a dire «Ringrazio Dio perché sono ancora vivo». Con tenacia inizia le terapie riabilitative e alla fine riesce anche a fare qualche passo. È cosciente che non sarà più quello di una volta, ma non fa del vittimismo. Ricorda che un tempo incantava il pubblico del circo: centinaia di occhi lo fissavano come in attesa di un miracolo.

Adesso continua a vivere nel circo, seduto su una carrozzella. Elvit non vola più con il corpo, ma con la fede sì; guarda i fratelli, angeli senza ali, che volteggiano, lassù appesi ad un filo, come lui, tra cielo e terra.

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