Vita Chiesa

Loreto, il Papa ai giovani: “Non abbiate paura!”

Sono almeno 300 mila i giovani arrivati a Loreto per incontrare il Papa, all’interno del progetto triennale della Chiesa italiana, denominato “Agorà dei giovani italiani”. La maggior parte è arrivata in autobus, molti (40.000) in treno, qualcuno in nave, ma c’è anche chi ha raggiunto la piana di Montorso in bicicletta (come un gruppo di giovani provenienti da Caserta) o a piedi, come i 120 pellegrini partiti da Reggio Emilia. L’arrivo del Papa nelle Marche è atteso alle 17:15, quando l’elicottero proveniente da Castel Gandolfo atterrerà a Loreto (E’ possibile seguire in diretta sul web l’incontro con Benedetto XVI sul sito www.agoradeigiovani.it/). Subito dopo il primo dei due momenti cruciali della ‘due giorni’ dei giovani cattolici, la veglia di preghiera dialogata con Benedetto XVI, con domande e risposte, a partire dalle 18. Quindi la grande messa di domenica alle 9:30, che il Papa concelebrerà con 150 vescovi e ben duemila sacerdoti. A unire i due appuntamenti col Santo Padre, la “Notte dell’Agorà”, che sarà trasmessa in diretta televisiva su Rai Uno con ospiti del mondo della musica, tra cui Andrea Bocelli che canterà davanti al Papa l’Ave Maria di Schubert e ‘Dolce e’ sentiré, dalla colonna sonora di ‘Fratello Sole, Sorella Luna’. Tra misure di sicurezza di rilievo e un’organizzazione puntuale messa in piedi col sostegno della Protezione civile nazionale, i giovani accorsi sulla spianata di Montorso “manderanno un appello fortissimo agli adulti, affinché abbiano più fiducia e sappiano offrire dei modelli di vita seri ai giovani stessi”, come ha commentato il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi. Ecco la nostra diretta dell’evento (fonte: agenzia Sir).

DOMENICA 2 SETTEMBRE

I SALUTI DELL’ARCIVESCOVO E DEL SINDACO DI LORETO AL PAPA “Da questo incontro di settembre, dalla capacità di donare ascolto concreto, dalla volontà di placare la fame e la sete dell’uomo nasce la possibilità di mutare il cuore e i destini dell’umanità intera”. Con queste parole il sindaco di Loreto, Moreno Pieroni, ha salutato il Papa che oggi pomeriggio ha incontrato la popolazione lauretana. “Nel 1995 Loreto, e più precisamente la piana di Montorso, è stata il teatro di un indimenticabile incontro del suo amato predecessore Giovanni Paolo II con i giovani provenienti da Paesi europei – aggiunge – e fu Eurhope, speranza per una Europa di fratellanza e di pace”. “Lei, oggi, in stretta, felice e feconda continuità ha abbracciato e abbraccia migliaia di giovani, in prevalenza italiana, creando e gettando ponti di amore e di speranza verso le nuove generazioni, artefici del futuro dell’umanità”. Il primo cittadino di Loreto ha portato al Papa “le vibrazioni commosse e vivissime di un caloroso ringraziamento per la fresca potenza del messaggio di carità e di amore che promana dal suo viso prima ancora che dalle sue parole”. Dalla Casa, che Papa Wojtyla definì “faro per il laicato, casa della famiglia e di tutti i giovani e anche casa del Papa” è giunto anche il grazie di mons. Gianni Danzi, arcivescovo di Loreto. “Grazie per averci accompagnato a ridire il nostro sì totale al disegno di Dio. Abbiamo toccato un’altra volta con mano che seguire il successore di Pietro è garanzia piena e sicura del permanere in Cristo”. IL PAPA ALL’ANGELUS: VERI TESTIMONI NELLA PIAZZA; A 72 GIOVANI IL MANDATO AD ANNUNCIARE IL VANGELO “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Perciò, in questo momento, il mio invito è a recarci tutti insieme, con la mente e con il cuore, nel santuario della Santa Casa, tra quei muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret, il luogo dove la Vergine disse sì a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato”. Con queste parole Benedetto XVI ha introdotto, questa mattina, la recita dell’Angelus, dopo la celebrazione eucaristica, nella piana di Montorso, per l’Agorà dei giovani a Loreto. “Prima di sciogliere questa nostra assemblea – ha detto il Papa – lasciamo per un momento l’agorà, la piazza, ed entriamo idealmente nella Santa Casa. C’è un legame reciproco tra la piazza e la casa”. La piazza, infatti, “è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità”.“Per portare Dio nella piazza – ha spiegato il Papa – bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza. Lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani”. Per Benedetto XVI, “è un grande privilegio per l’Italia ospitare, in questo dolcissimo angolo delle Marche, il santuario della Santa Casa”: “Siatene giustamente fieri, e approfittatene! Nei momenti più importanti della vostra vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa”. “Pregate la Vergine Maria – ha concluso il Santo Padre – perché vi ottenga la luce e la forza dello Spirito Santo, per rispondere pienamente e generosamente alla voce di Dio. Allora diventerete suoi veri testimoni nella piazza, nella società, portatori di un Vangelo non astratto, ma incarnato nella nostra vita”.

“Cari giovani, come i 72 discepoli designati dal Signore Gesù andate con determinazione e libertà di spirito. Comunicate la pace, sostenete chi è debole, preparate i cuori alla novità di Cristo, annunciate che il Regno dei cieli è venuto”. Con queste parole, al termine dell’Angelus, papa Benedetto XVI si è rivolto a 72 giovani italiani che hanno ricevuto dalle sue mani il mandato missionario, che segna l’inizio del secondo anno il cammino dell’Agorà dei giovani italiani. “Il santuario lauretano – ha aggiunto il Santo Padre – ci ricorda anche oggi che per accogliere pienamente la Parola della vita non basta conservare il dono ricevuto”, ma occorre “andare con sollecitudine per altre contrade, in altre città a comunicarlo con gioia e riconoscenza, come la giovane Maria di Nazaret”.

BENEDETTO XVI ALLA MESSA, “LA CHIESA VI GUARDA CON IMMENSO AFFETTO; ANDATE CONTROCORRENTE” Dio cerca “cuori giovani”, “giovani dal cuore grande, capaci di fare spazio a Lui nella loro vita” e “accogliere una proposta affascinante come quella che ci fa Gesù”. Lo ha detto Benedetto XVI, nell’omelia della celebrazione eucaristica, culmine dell’Agorà dei giovani, in corso in questi giorni a Loreto. Gesù, ha aggiunto il Papa, “ha una predilezione per i giovani” e, pur rispettandone la libertà, “non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa”. Perciò, “seguendo l’esempio del suo Signore la Chiesa continua ad avere la stessa attenzione. Ecco perché, cari giovani, vi guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti della gioia e della festa, della prova e dello smarrimento; vi sostiene con i doni della grazia sacramentale e vi accompagna nel discernimento della vostra vocazione”. “Cari giovani – è l’invito del Santo Padre – lasciatevi coinvolgere nella vita nuova che sgorga dall’incontro con Cristo e sarete in grado di essere apostoli della sua pace nelle vostre famiglie, tra i vostri amici, all’interno delle vostre comunità ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed operate. Ma che cosa rende davvero giovani in senso evangelico?”. Guardando Maria vediamo che “l’umiltà” è “ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei”.

L’esaltazione dell’umiltà “appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura e la sensibilità dell’uomo contemporaneo”, ha detto Benedetto XVI, che ha evidenziato come l’umile sia percepito “come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece, questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il mediatore della Nuova Alleanza”. Il messaggio, dunque, è questo: “Non seguite la via dell’orgoglio – ha ammonito il Papa – bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione”. Di qui l’invito a non aver paura “di preferire le vie alternative indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune”.

“Non abbiate paura – ha esortato Benedetto XVI – di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo”. Quella dell’umiltà, per il Papa, “non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose”. Dunque, “l’umiltà che il Signore ci ha insegnato e che i santi hanno testimoniato, ciascuno secondo l’originalità della propria vocazione, è tutt’altro che un modo di vivere rinunciatario”. Dal Papa ancora un invito a guardare Maria: “Alla sua scuola, anche noi come lei possiamo fare esperienza di quel sì di Dio all’umanità da cui scaturiscono tutti i sì della nostra vita. Possiamo comprendere che la nostra fede non propone un insieme di divieti morali, ma un cammino gioioso alla luce del sì di Dio”.

Certo, ha detto Benedetto XVI, “tante e grandi sono le sfide che dovete affrontare”. La prima è “seguire Cristo fino in fondo, senza riserve e compromessi”, il che “significa sentirsi parte viva del suo corpo, che è la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa. La Chiesa è la nostra famiglia, nella quale l’amore verso il Signore e verso i fratelli, soprattutto nella partecipazione all’Eucaristia, ci fa sperimentare la gioia di poter pregustare già ora la vita futura che sarà totalmente illuminata dall’Amore”. Sentirsi Chiesa, ha spiegato il Papa, è “una vocazione alla santità per tutti; è impegno quotidiano a costruire la comunione e l’unità vincendo ogni resistenza e superando ogni incomprensione. Nella Chiesa impariamo ad amare educandoci all’accoglienza gratuita del prossimo, all’attenzione premurosa verso chi è in difficoltà, i poveri e gli ultimi. La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo non è il successo ma il bene, un bene che è tanto più autentico quanto più è condiviso, e che non consiste prima di tutto nell’avere o nel potere ma nell’essere… Seguire Cristo comporta, inoltre, lo sforzo costante di dare il proprio contributo alla edificazione di una società più giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra”. Manifestando apprezzamento per l’impegno di molti giovani “a testimoniare la propria fede nei vari ambiti sociali, operando nel volontariato, lavorando alla promozione del bene comune, della pace e della giustizia in ogni comunità”, Benedetto XVI ha ricordato che “uno dei campi, nei quali appare urgente operare, è senz’altro quello della salvaguardia del creato. Alle nuove generazioni è affidato il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura”. “Prima che sia troppo tardi – ha osservato il Papa – occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Serve un sì deciso alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile”. Di qui il plauso all’iniziativa della Chiesa italiana “di promuovere la sensibilità sulle problematiche della salvaguardia del creato fissando una Giornata nazionale che cade proprio il 1° settembre”. Quest’anno, ha ricordato, “l’attenzione è puntata soprattutto sull’acqua, un bene preziosissimo che, se non viene condiviso in modo equo e pacifico, diventerà purtroppo motivo di dure tensioni e aspri conflitti”. Concludendo l’omelia, il Papa ha rinnovato l’invito a partecipare alla Gmg 2008, a Sidney. MONS. BAGNASCO AL PAPA, IL MAGISTERO PER “ABBEVERARCI ALLA LUCE CHE È DIO” “Santità, la ringraziamo perché oggi possiamo pregare con lei affinché il Signore tocchi il cuore di ogni giovane, mostrando che è possibile, ragionevole e bello vivere da cristiani”. “Lei ora è la nostra fontana di luce: la sua persona, il suo sguardo, la sua paternità, la parola chiara e decisa del magistero ci aiutano ad abbeverarci alla luce che è Dio, il Dio della verità e dell’amore”. Così stamattina il presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, ha salutato papa Benedetto all’inizio della celebrazione eucaristica davanti ai giovani radunati alla piana di Montorso per l’Agorà. “Ciascuno dei giovani qui presenti”, ha aggiunto, desidera nella profondità dell’anima” dire “sì a Gesù”, dopo le “intense emozioni” di ieri pomeriggio e “una notte che molti hanno almeno in parte trascorso nella preghiera, nell’approfondimento e nel dialogo”. “Le difficoltà e i limiti umani non mancano, come pure le ferite del peccato con le sue false libertà. Nell’intimo, però, ogni giovane – ha concluso – avverte il desiderio di spendere la vita per qualcosa di grande, di seguire la speranza che non delude, di donarsi senza riserve e condizioni”.

SABATO 1° SETTEMBRE

LA NOTTE A MONTORSO TRA FUOCHI D’ARTIFICIO, MUSICA E RIFLESSIONEÈ stata illuminata dai bagliori e dai mille colori dei fuochi d’artificio la notte dei giovani a Loreto. Lo spettacolo pirotecnico è stata la sorpresa che ha concluso la giornata di ieri, caratterizzata dalla veglia con il Papa, i momenti di preghiera e di musica. Mentre calava la notte su Montorso i giovani hanno dato vita a un gioco di luci azzurre con le torce a manovella contenute nella sacca del pellegrino. Lo spettacolo della sera è stato aperto dal collegamento con la Santa Casa di Loreto da dove Benedetto XVI ha recitato la preghiera da lui composta proprio per l’incontro di questi giorni. Particolarmente toccante la testimonianza di padre Bossi che, introdotto sul palco da Lucio Dalla, ha raccontato con commozione i 40 giorni passati nelle mani dei suoi rapitori per i quali ha avuto ancora una volta parole di perdono. Non è mancata anche una battuta simpatica: ricordando la fame patita il missionario ha rivelato anche di aver smesso di fumare. Spenti i riflettori sullo spettacolo che ha visto la partecipazione tra gli altri di Claudio Baglioni e delle Vibrazioni, il cielo di Montorso è stato acceso, attorno alle 23.30, dalle scintille colorate dei fuochi d’artificio, accompagnati dalle note dell’orchestra sul palco. Ininterrotto, fino alle 7 di questa mattina, il pellegrinaggio alle fontane di luce allestite al centro della piana, dove è stato riservato spazio alla meditazione e alle confessioni. Il risveglio, quest’oggi è stato scandito a partire dalle ore 6.45 dalle note di “Alzati e risplendi” e “Dall’alba al tramonto”, e mentre i sacerdoti e i diaconi si apprestavano a raggiungere l’area ai piedi del palco in preparazione alla messa con Benedetto XVI, i giovani hanno iniziato a smontare le tende e a riporre i sacchi a pelo e con pazienza si sono messi ad attendere il loro turno davanti ai bagni chimici sistemati ai bordi della spianata. IN 450.000 A MONTORSO PER PAPA BENEDETTO 450.000 stelle splendono a Montorso. Tanti sono i giovani giunti all’Agorà per incontrare Benedetto XVI e i loro coetanei, uniti dalla comune fede in Gesù Cristo. Impressionante il colpo d’occhio quando, spente le luci, hanno acceso le loro torce a manovella. E, dopo il silenzio con cui hanno accolto le parole del papa e hanno pregato, ora cantano e ballano al ritmo della musica di Baglioni e delle Vibrazioni, si emozionano con Alessandro Preziosi e Giancarlo Giannini, fanno festa grazie a tutti gli artisti che animano questa serata. Giovani poco più che adolescenti, ragazzi più maturi e “giovani” con i capelli bianchi, perché la giovinezza e l’entusiasmo, come ha sottolineato mons. Bagnasco, non sono “questione di età, ma di animo”. In una distesa di sacchi a pelo, tra mille colori quando i riflettori sono accesi, mille luci uguali che si muovono all’unisono quando scende il buio. Come uno è il desiderio di fondo che accomuna questi giovani: desiderio di un’esistenza felice, “sogno difficile, e qualche volta quasi irrealizzabile”, ma, ha ricordato loro papa Benedetto, “non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà”. E questa notte non sembrano proprio giovani scoraggiati e senza speranza, ma consapevoli di poter desiderare realmente un’esistenza piena e felice.

BENEDETTO XVI, “IL PAPA VI È VICINO”

“A tutti vorrei giungesse questa mia parola: il Papa vi è vicino, condivide le vostre gioie e le vostre pene, soprattutto condivide le speranze più intime che sono nel vostro animo e per ciascuno chiede al Signore il dono di una vita piena e felice, una vita ricca di senso, una vita vera”. Questo il messaggio che Benedetto XVI ha rivolto ai giovani, stasera, durante la veglia di preghiera nella piana di Montorso, organizzata nell’ambito dell’Agorà in corso a Loreto, diventata, per una sera, “la capitale spirituale dei giovani; il centro verso cui convergono idealmente le moltitudini di giovani che popolano i cinque Continenti”. A tutti i giovani il Papa suggerisce di adottare “l’atteggiamento interiore e l’abbandono fiducioso di quella giovane donna, che oltre duemila anni fa disse il suo sì al Padre che la sceglieva per essere” la Madre del Figlio suo. “Il Padre – ha detto il Papa – la scelse perché docile e obbediente alla sua volontà. Come lei, come la piccola Maria, ognuno di voi, cari giovani amici, dica con fede a Dio: Eccomi, avvenga di me quello che hai detto”.

“Purtroppo oggi, non di rado, un’esistenza piena e felice – ha detto il Papa – viene vista da molti giovani come un sogno difficile, e qualche volta quasi irrealizzabile. Tanti vostri coetanei guardano al futuro con apprensione e si pongono non pochi interrogativi”. Ma Benedetto XVI ha una parola di conforto per tutti: “Con amore e convinzione ripeto a voi, giovani qui presenti, e attraverso di voi, ai vostri coetanei del mondo intero: Non abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore!”. Dunque, “ciascuno di voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui”. Perciò, il Papa invita a guardare a Maria cui l’Angelo “prospettò qualcosa di veramente inconcepibile”: “Mi chiedo e vi domando: le richieste che Dio ci rivolge, per quanto impegnative possano sembrarci, potranno mai uguagliare ciò che fu domandato da Dio alla giovane Maria? Cari ragazzi e ragazze, impariamo da Maria a dire il nostro sì, perché lei sa veramente che cosa significhi rispondere generosamente alle richieste del Signore”.

Seguendo Maria “docilmente”, ha detto il Papa, “scoprirete la bellezza dell’amore, non però di un amore usa-e-getta, passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero e profondo”. “Nel più intimo del cuore” ogni giovane, ha sottolineato tra gli applausi dei presenti, “coltiva il sogno di un amore che dia senso pieno al proprio avvenire. Per molti questo trova compimento nella scelta del matrimonio e nella formazione di una famiglia dove l’amore tra un uomo e una donna sia vissuto come dono reciproco e fedele, come dono definitivo, suggellato dal sì pronunciato davanti a Dio nel giorno del matrimonio, un sì per tutta l’esistenza”. “So bene – ha aggiunto – che questo sogno è oggi sempre meno facile da realizzare. Attorno a noi quanti fallimenti dell’amore! Quante coppie chinano la testa, si arrendono e si separano! Quante famiglie vanno in frantumi! Quanti ragazzi, anche tra voi, hanno visto la separazione e il divorzio dei loro genitori! A chi si trova in così delicate e complesse situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile”. Anzi, “possano le famiglie cristiane, con il sostegno della Grazia divina, mantenersi fedeli a quel solenne impegno d’amore assunto con gioia” il giorno del matrimonio.

“Di fronte a tanti fallimenti” di “amici” e “parenti” nasce, ha osservato Benedetto XVI, un “umano timore” che “può bloccare anche gli spiriti più coraggiosi”, ma Maria ripete a ciascuno le parole dell’Angelo: “Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è con voi e non vi abbandona mai. A chi confida in Dio nulla è impossibile”. Ciò vale “per chi è destinato alla vita matrimoniale” e ancor più “per coloro ai quali Iddio propone una vita di totale distacco dai beni della terra per essere a tempo pieno dediti al suo Regno”. Di qui un pensiero “ai sacerdoti, alle religiose e ai laici missionari caduti sulla trincea dell’amore al servizio del Vangelo” e a padre Giancarlo Bossi, “per il quale abbiamo pregato durante il periodo del suo sequestro nelle Filippine”, presente oggi a Loreto. “In lui – ha detto il Papa – vorrei salutare e ringraziare tutti coloro che spendono la loro esistenza per Cristo sulle frontiere dell’evangelizzazione. Cari giovani, se il Signore vi chiama a vivere più intimamente al suo servizio, rispondete generosamente. Siatene certi: la vita dedicata a Dio non è mai spesa invano”. Infine, un abbraccio “con cuore di padre” a ogni giovane, i saluti ai vescovi presenti a cominciare da mons. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e mons. Gianni Danzi, arcivescovo di Loreto.

LA TESTIMONIANZA DI ILARIA, “IL SIGNORE TI PORTA IN BRACCIO SE TI FAI PORTARE” Una vita segnata “da una violenza silenziosa ma profonda”, fin da piccola, con “un padre assente e violento”, dal divorzio dei genitori, dall’anoressia. È la storia testimoniata a Benedetto XVI da Ilaria nella veglia di Agorà in corso a Montorso. “Crescevo tenendo dentro tutto il mio dolore: in famiglia, a scuola, con gli amici – ha detto Ilaria, che viene da Roma – volevo comunque divertirmi e nascondere i problemi a me e agli altri. Continuai a vivere nel silenzio e a nascondere tutto, finché, divenni anoressica”. Ilaria è uscita dal tunnel grazie all’aiuto della madre che “mi ha donato una fede semplice” e di un sacerdote “don Roberto”. Nella sua vita la Gmg del 2000 resta una svolta: “Durante la veglia ho sentito l’abbraccio del Signore: ho cominciato la risalita. Ho iniziato un cammino di discernimento, in cui ho sentito che il Signore mi parlava a tu per tu attraverso la sua Parola”. Oggi Ilaria, sposata nel 2004, è mamma di Alessandro, 21 mesi. “Naturalmente in famiglia i problemi non mancano mai, e nella mia vita non sono spariti magicamente. Ma fare un percorso psicologico e spirituale aiuta a trovare il modo giusto per affrontare e addirittura amare la propria croce, senza perdere la speranza. Sono qui questa sera – ha concluso Ilaria – per dare voce a chi non ha voce, a chi, come me un tempo, non osa più sperare, e porta dentro, soffocato, un grido di aiuto: il Signore ti porta in braccio se ti fai portare”. BENEDETTO XVI, “SIAMO CHIAMATI A RENDERE VISIBILE LA CHIESA VIVA” “Tutti noi conosciamo il silenzio di Dio”, ha affermato Benedetto XVI rispondendo alla domanda di Sara, giovane 24enne proveniente dalla periferia di Genova, che ha portato la sua testimonianza a Montorso. Il Papa, che ha risposto a braccio ai giovani, ha ricordato la prossima pubblicazione del libro di lettere in cui Madre Teresa parla della sofferenza per il silenzio di Dio. “Con tutta la sua carità e la sua forza di fede – ha detto Benedetto XVI parlando a braccio – anche Madre Teresa soffriva per il silenzio di Dio”. Il Papa, quindi, ha ricordato una riflessione che l’allora card. Wojtyla tenne durante gli esercizi spirituali in Vaticano. “Nell’incontrare uno scienziato e ufficiale russo, questi disse che da uomo di scienza non credeva nell’esistenza di Dio, ma quando si ritrovava in montagna, era sicuro che Dio esiste”. “Nella bellezza della creazione – ha aggiunto il Pontefice – possiamo vedere che Dio esiste ed è buono”. Si può scorgere la presenza di Dio anche nella musica. “Recentemente, in occasione di una visita ad limina – ha rivelato il papa – un vescovo mi ha raccontato di una giovane donna che non credeva e che aveva iniziato ad ascoltare la musica di Bach e di Mozart e proprio questo ha fatto nascere in lei il desiderio di trovare la fonte di tanta bellezza: Cristo nel cuore”. Rivolgendosi ai giovani, il Papa ha sottolineato come “la fede crea amicizia e cammino”, e in occasioni come quella odierna si scopre come essa “non venga dal niente. Dio si rivela a noi affinché anche noi diventiamo luce per gli altri”. Siamo chiamati ad “accettare il silenzio di Dio, ma non ad essere sordi al suo parlare”. “È difficile oggi parlare ai giovani di Dio e ancor più della Chiesa, perché essi vedono un Dio di comandamenti e di divieti”. Benedetto XVI ha affrontato anche il tema del rapporto tra i giovani e la Chiesa. “Di fronte a queste idee di una Chiesa accentratrice, fatta di etichette, noi siamo chiamati a rendere visibile la Chiesa viva, da cui nasce la gioia di vivere”, ha affermato il Papa tra gli applausi. E ancora una volta, Benedetto XVI, porta un suo ricordo personale. “Nel mio recente viaggio in Brasile ho visitato la Fazenda de Esperancia, dove molti ragazzi tossicodipendenti sono riusciti a liberarsi dalla schiavitù della droga”. Sono stati questi giovani ad aver raccontato al Papa che proprio l’aver scoperto che Dio esiste abbia permesso loro di guarire dalla disperazione. “In ogni cuore umano c’è sete di Dio, di infinito. La droga è menzogna, perché non allarga, ma distrugge la vita”.“Cristo crea una grande rete di comunicazione nel mondo”, ha concluso il Pontefice, sottolineando come “i comandamenti non siano delle limitazioni ma le strade che ci guidano verso la pienezza della vita. Siamo chiamati ad aiutarci l’un l’altro per trovare il volto di Dio”. LA TESTIMONIANZA DI SARA, “LA DIFFICOLTÀ DI PARLARE DI DIO” “Io credo nel Dio che ha toccato il mio cuore, ma sono tante le insicurezze, le domande, le paure che porto dentro”. A parlare è Sara, 24 anni, che vive nel quartiere Begato, da molti considerato “a rischio”,nella periferia di Genova. “Non è facile parlare di Dio con i miei amici – prosegue la giovane che ha portato la sua testimonianza alla veglia di preghiera con il Papa a Montorso – molti di loro vedono la Chiesa come una realtà che giudica i giovani, che si oppone ai loro desideri di felicità e di amore. Di fronte a questo rifiuto avverto tutta la mia solitudine di uomo e vorrei sentire la vicinanza di Dio”. E rivolgendosi al Papa gli chiede: “Santità,in questo silenzio dov’è Dio?”. Nella sua testimonianza, Sara racconta il suo impegno nelle attività parrocchiali e dell’Azione Cattolica. La sua famiglia ha aperto le porte a Andrea, un bambino in affido suo coetaneo. “Ho sperimentato cosa vuol dire essere prossimo di qualcuno – racconta -. E quanto sia difficile sentirsi un po’ sconfitti, perché anche Andrea, nonostante una nuova famiglia, si è convinto che se nasci sfortunato, morirai sfortunato. E così la pensano moltissimi dei miei amici con cui sono cresciuta. È come se un grande e pesante silenzio, di rassegnazione, ci avvolgesse tutti”. Pensando ai frequenti atti vandalici e di bullismo, la giovane genovese afferma di accorgersi che “quel silenzio è in realtà pieno di grida di aiuto soffocate che nessuno sa o vuole ascoltare. Un silenzio, Santo Padre, che interroga anche lamia fede, perché non sempre è semplice parlare di Dio in queste situazioni”. Sara ha poi posto una domanda al Papa: “Io credo nel Dio che ha toccato il mio cuore, ma sono tante le insicurezze, le domande, le paure che porto dentro. Non è facile parlare di Dio con i miei amici; molti di loro vedono la Chiesa come una realtà che giudica i giovani, che si oppone ai loro desideri di felicità e di amore. Di fronte a questo rifiuto avverto tutta la mia solitudine di uomo e vorrei sentire la vicinanza di Dio. Santità, in questo silenzio dov’è Dio?”. BENEDETTO XVI, “NELLA CHIESA NON C’È PERIFERIA” “Nella Chiesa non c’è periferia, perché dove c’è Cristo tutto è centro”. Questa la risposta di Benedetto XVI a due “giovani di periferia”, che si sentono “senza storia, senza prospettive e perciò senza futuro”, e che gli hanno rivolto una prima domanda durante la veglia in corso a Montorso. “Santità – hanno chiesto – c’è qualcuno o qualcosa per cui possiamo diventare importanti? Com’è possibile sperare, quando la realtà nega ogni sogno di felicità, ogni progetto di vita?”. “Nelle periferie – ha riconosciuto il Pontefice – sembra difficile andare avanti”, poiché “tutto sembra concentrato nei grandi centri di potere economico e politico, dove grandi burocrazie dominano, e chi si trova nella periferia realmente sembra essere escluso da questa vita”. “Le grandi cellule della vita e della società che possono costruire centri anche nelle periferie sono frantumate”, ha ricordato Benedetto XVI. Una per tutte, “la famiglia, che dovrebbe essere il luogo dell’incontro tra le generazioni” e dove “s’impara a vivere”, è invece “frantumata e in pericolo”. Ma quanto più è questa la situazione, tanto più “dobbiamo fare il possibile perché la famiglia sia viva e sia anche oggi la cellula vitale e un centro nella periferia”. Anche “la parrocchia, cellula vivente della Chiesa”, che è “un luogo di speranza, di vita e di solidarietà”, deve aiutare “a costruire centri nella periferia”, ha aggiunto papa Benedetto XVI. Nella Chiesa c’è l’eucaristia, cioè Cristo, che “è il centro”. Perciò “dobbiamo fare di tutto perché questi centri vivi siano efficaci e presenti” e “siano realmente una forza che si oppone” a ogni marginalizzazione. “La Chiesa viva, la Chiesa delle piccole comunità, la Chiesa parrocchiale, i movimenti – ha sottolineato – dovrebbero formare centri nella periferia e così aiutare a superare” quelle disuguaglianze che “la grande politica non supera”. “Per Dio – ha concluso – non ci sono periferie: la Terra Santa per l’impero romano era periferia, ma in realtà fu il centro che ha cambiato il mondo”. LA TESTIMONIANZA DI PIERO E GIOVANNA, SORRISI DI SPERANZA DAL QUARTIERE SAN PAOLO DI BARI I primi a portare la loro testimonianza nel corso della veglia con Benedetto XVI sono Giovanna e Piero, ventisettenni originari del quartiere S.Paolo, nella periferia di Bari. Giovanna è una giovane assistente sociale che opera tra le persone anziane e collabora con la Caritas diocesana di Bari-Bitonto, dove è volontaria in un centro di accoglienza per immigrati. Piero, invece, ha terminato con non poche difficoltà gli studi universitari e tra breve potrà mettere a frutto gli studi di ingegneria. Per farlo, tuttavia, sarà costretto a lasciare la sua città. “Mi trasferirò presto a Roma per lavorare –racconta – come la maggior parte dei miei coetanei”. Parlando del loro quartiere d’origine, affermano di sentirsi “gli scarti del processo di globalizzazione: molti vanno via, chi resta lotta, spesso solo, contro le ingiustizie che uccidono i nostri sogni”. “Eppure – afferma Giovanna – queste periferie sono i quartieri demograficamente più giovani delle nostre città”. Piero presenta la storia di Giovanni, un ragazzo di strada, che non conosce il padre perché è in carcere da anni e la cui madre si è rifatta una vita. “Oggi –racconta Piero – Giovanni vive e lavora al nord come carpentiere. Ha scoperto il valore dell’onestà, anche attraverso il suo rapporto con Gesù. Ma consegna il sogno di tornare a lavorare nella sua città”. Giovanna parla poi di Anna, una giovane mamma, che è scappata di casa con Marco, un ragazzo che entra ed esce di prigione. E poi c’è spazio anche per il ricordo di altri amici, “assassinati a sangue freddo per futili motivi e uccisi in parte anche dall’indifferenza del quartiere in cui vivevano”. “Ora – concludono – è come se ci chiedessero di mettere le ali ai loro sorrisi e di dare speranza ai loro cuori”. Successivamente Piero e Giovanna hanno posto una domanda al Papa: “A molti di noi giovani di periferia manca un centro, un luogo o persone capaci di dare identità. Siamo spesso senza storia, senza prospettive e perciò senza futuro. Sembra che ciò che aspettiamo veramente non capiti mai. Di qui l’esperienza della solitudine e, a volte, delle dipendenze. Santità, c’è qualcuno o qualcosa per cui possiamo diventare importanti? Com’è possibile sperare, quando la realtà nega ogni sogno di felicità, ogni progetto di vita?”. PADRE BOSSI, FEDELI “ALLA NOSTRA VOCAZIONE DI MISSIONARI E ALLA GENTE” “Essere fedeli a Cristo, alla sua Chiesa, alla nostra vocazione di missionari e alla gente a cui noi apparteniamo”. È il messaggio che, dal palco di Montorso, padre Giancarlo Bossi, il missionario del Pime per 39 giorni sequestrato nelle Filippine, ha lanciato “a tutti i missionari sparsi nel mondo”. IL SALUTO DEI GIOVANI AL PAPA, “IL MONDO GIOVANILE NON È INDIFFERENTE E SUPERFICIALE” “Attraverso la sua persona e il suo volto sorridente, Dio ci viene incontro per comunicarci il suo amore di Padre. Il suo stare con noi, Santità, rappresenta anche un importante segno dell’attenzione della Chiesa nei confronti di noi giovani”. È così che Luca Romani, a nome di tutti i ragazzi italiani, ha salutato Benedetto XVI, appena arrivato nella piana di Montorso. Il giovane ha proseguito dicendo che “da mesi attendiamo la gioia di quest’incontro… Ci siamo impegnati ad ascoltare i nostri coetanei, ad andare loro incontro per far toccare con mano una Chiesa vicina, attenta, sim-patica”. Rivolgendosi al Santo Padre, Romani ha affermato che “in un’Italia sempre più anziana, noi giovani contiamo sempre meno e facciamo le spese di una società ripiegata su stessa, povera di ideali e di grandi aspirazioni, chiusa nella ricerca del suo benessere… Noi vogliamo mettere Dio al centro della nostra esistenza”. E parlando del mondo giovanile ha aggiunto: “Molte volte il mondo giovanile è descritto come indifferente e superficiale. Stasera lo diciamo a tutti: non è così! Vogliamo davvero essere protagonisti attivi nella società, nella famiglia e nel lavoro e nella comunità cristiana… Essere qui a Loreto, all’ombra della Casa di Maria e sotto il suo sguardo di Madre ci incoraggia ad assumere questo impegno, a dire in fretta, senza aspettare domani un sì incondizionato a Dio”. MONS. FISHER (GMG SIDNEY 2008), “ARDITE A QUALCOSA DI PIÙ GRANDE” “Ardite a qualcosa di più grande. Se oggi decidete d’iniziare a risparmiare e lavorare al fine di partire per questo grande viaggio nella fede che è la Gmg di Sidney, sono sicuro che Gesù manterrà la promessa che ha fatto a ognuno di voi: vi darà la forza di essere suoi testimoni anche ai confini del mondo”. È il messaggio che mons. Anthony Fisher, vescovo ausiliare di Sidney e responsabile del comitato per la Gmg del 2008, ha rivolto dal palco di Montorso ai partecipanti all’Agorà dei giovani italiani. “Nei giorni scorsi – ha aggiunto – avete incontrato i giovani delle altre diocesi. Ecco, anche i giovani australiani si stanno incontrando per prepararsi ad accogliervi nelle loro case, nelle loro vite, nei loro cuori”. “Vogliamo condividere con voi la fede e l’esuberanza che solo gli italiani sanno portare”, ha concluso, tra uno scroscio di applausi. IL PAPA ARRIVATO A MONTORSO. L’ABBRACCIO DEI 300MILA Benedetto XVI è arrivato a Loreto alle 17.20. A dargli il benvenuto al Centro Giovanni Paolo II, dove è atterrato l’elicottero, c’era l’arcivescovo di Loreto e i rappresentanti politici delle Marche. Pochi minuti prima, l’elicottero ha sorvolato la piana di Montorso da dove, i giovani pellegrini, hanno salutato l’arrivo del Santo Padre con grida e applausi. Lungo l’intero tragitto dal Centro Giovanni Paolo II fino al grande palco allestito nella piana di Montorso la papamobile è stata seguita e accompagnata da due ali giovani festanti che, tra applausi e grida, sventolavano bandiere dell’Agorà e stendardi delle loro parrocchie e città. Molti i palloncini colorati che sono stati liberati in aria, mentre dal palco si levavano le note dell’inno dell’Agorà dei giovani. Benedetto XVI, che non aveva lo zucchetto bianco in testa, ha salutato le migliaia di ragazzi, le ultime stime parlano di circa 300mila,che hanno scandito con grande entusiasmo il loro benvenuto.