Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «La Messa è la preghiera per eccellenza»

«Che cosa è veramente la preghiera?», la domanda a cui rispondere: «È anzitutto dialogo, relazione personale con Dio. È un incontro con il Signore. E l’uomo è stato creato come essere relazionale personale con Dio, che trova la sua piena realizzazione solamente nell’incontro con il suo Creatore». «La strada della vita è verso l’incontro definitivo col Signore», ha aggiunto Francesco a braccio, ricordando che nel Libro della Genesi «si afferma che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, il quale è Padre e Figlio e Spirito Santo, una relazione perfetta di amore che è unità». «Da ciò possiamo comprendere che noi tutti siamo stati creati per entrare in una relazione perfetta di amore, in un continuo donarci e riceverci per poter trovare così la pienezza del nostro essere», ha spiegato il Papa: «Quando Mosè, di fronte al roveto ardente, riceve la chiamata di Dio, gli chiede qual è il suo nome, ed egli risponde: ‘Io sono colui che sono’. Questa espressione, nel suo senso originario, esprime presenza e favore, e infatti subito dopo Dio aggiunge: ‘Il Signore, il Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe’. Così anche Cristo, quando chiama i suoi discepoli, li chiama affinché stiano con lui». «Questa dunque è la grazia più grande», ha spiegato Francesco: «Poter sperimentare che la Messa, l’Eucaristia è il momento privilegiato per stare con Gesù, e, attraverso di lui, con Dio e con i fratelli».

La Messa non è uno spettacolo. «Il silenzio è tanto importante!», ha esclamato, a braccio, il Papa, che ha poi ricordato quanto detto nella scorsa catechesi a proposito della Messa: «Non andiamo a uno spettacolo, andiamo all’incontro col Signore, e il Signore ci prepara e ci accompagna». «Rimanere in silenzio insieme a Gesù», la consegna di Francesco sempre fuori testo: «Dal misterioso silenzio di Dio scaturisce la sua Parola che risuona nel nostro cuore. Gesù stesso ci insegna come realmente è possibile stare con il Padre e ce lo dimostra con la sua preghiera». «Pregare, come ogni vero dialogo, è anche saper rimanere in silenzio», ha spiegato infatti il Papa: «Nei dialoghi ci sono momenti di silenzio: in silenzio insieme a Gesù». Poi il rimprovero per le nostre liturgie domenicali: «Quando noi andiamo a Messa, forse arriviamo cinque minuti prima e incominciamo a chiacchierare con questo che è accanto a me», le parole pronunciate ancora una volta a braccio: «Ma non è il momento di chiacchierare, è il momento del silenzio, per prepararsi al dialogo, è il momento di raccogliersi nel cuore per prepararsi all’incontro con Gesù».

«Stiamo attenti: se io non sono capace di dire ‘padre’ a Dio, non sono capace di pregare». È il monito, a braccio del Papa. «Così, semplice», ha proseguito Francesco: «Dobbiamo imparare a dire padre, cioè mettersi alla sua presenza con confidenza filiale. Ma per poter imparare, bisogna riconoscere umilmente che abbiamo bisogno di essere istruiti, e dire con semplicità: insegnami a pregare, Signore». «Questo è il primo punto: essere umili, riconoscersi figli, riposare nel Padre, fidarsi di lui», ha spiegato Francesco, ricordando che «i Vangeli ci mostrano Gesù che si ritira in luoghi appartati a pregare; i discepoli, vedendo questa sua intima relazione con il Padre, sentono il desiderio di potervi partecipare, e gli chiedono: ‘Signore, insegnaci a pregare’. Gesù risponde che la prima cosa necessaria per pregare è saper dire ‘Padre’».

«Per entrare nel Regno dei cieli è necessario farsi piccoli come bambini», ha detto ancora il Papa, spiegando che «i bambini sanno fidarsi, sanno che qualcuno si preoccuperà di loro, di quello che mangeranno, di quello che indosseranno e così via». «Questo è il primo atteggiamento», ha ammonito: «Fiducia e confidenza, come il bambino verso i genitori; sapere che Dio si ricorda di te e si prende cura di te, di me, di tutti». La seconda «predisposizione», propria dei bambini, da fare nostra è «lasciarsi sorprendere»: «Il bambino – ha raccontato Francesco – fa sempre mille domande perché desidera scoprire il mondo e si meraviglia persino di cose piccole perché tutto è nuovo per lui. Per entrare nel Regno dei cieli bisogna lasciarsi meravigliare». «Nella nostra relazione con il Signore, nella preghiera, ci lasciamo meravigliare?», ha chiesto il Papa ai fedeli: «O pensiamo che la preghiera è parlare a Dio come fanno i pappagalli?», ha aggiunto a braccio: «No, è fidarsi e aprire il cuore per lasciarsi meravigliare». «Ci lasciamo sorprendere?», ha proseguito Francesco: «Perché Dio è sempre il Dio delle sorprese, perché l’incontro con il Signore è sempre un incontro vivo, non è un museo. E noi andiamo a messa e non al museo, ad un incontro vivo con il Signore».

«Rinascere dall’alto», come Nicodemo. Si è conclusa con questo invito la catechesi dell’udienza di oggi. «Si può rinascere? Tornare ad avere il gusto, la gioia, la meraviglia della vita, è possibile? Anche davanti a tante tragedie?». È questa, per il Papa, «una domanda fondamentale della nostra fede e il desiderio di ogni vero credente: il desiderio di rinascere, la gioia di ricominciare». «Noi abbiamo questo desiderio, rinascere sempre per incontrare il Signore? Avete questo desiderio voi?», ha chiesto Francesco ai fedeli: «Si può perderlo facilmente perché, a causa di tante attività, di tanti progetti da mettere in atto, alla fine ci rimane poco tempo e perdiamo di vista quello che è fondamentale: la nostra vita del cuore, la nostra vita spirituale, la nostra vita che è incontro con il Signore nella preghiera». «Il Signore ci sorprende mostrandoci che ci ama anche nelle nostre debolezze», ha spigato il Papa: «Gesù Cristo è la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo». «Il Signore ci perdona sempre», ha ribadito il Papa: «E questo dono è una vera consolazione, è un dono che ci è dato attraverso l’Eucaristia, quel banchetto nuziale in cui lo Sposo incontra la nostra fragilità». «Posso dire che quando faccio la comunione il Signore incontra la mia fragilità?», si è chiesto il Papa a braccio. «Sì, possiamo dirlo perché questo è vero», la risposta: «Il Signore incontra la mia fragilità per riportarci alla nostra prima chiamata: quella di essere a immagine e somiglianza di Dio. Questo è l’ambiente dell’Eucaristia, questo è la preghiera».