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INDIA, SONIA GANDHI VINCE LE ELEZIONI. COMMENTI POSITIVI DALLA CONFERENZA EPISCOPALE
Il primo ministro indiano, Atal Bihar Vajpayee, ha presentato ieri le sue dimissioni dopo l’inaspettata e schiacciante vittoria elettorale del partito del Congresso. Con quasi la totalità dei voti scrutinati, la formazione guidata da Sonia Gandhi e i partiti di sinistra ad essa vicini si sono aggiudicati i 272 seggi necessari per governare. Il partito del Congresso è risultato vincente in almeno 223 circoscrizioni elettorali e in 60 i suoi alleati, mentre il Bharatiya Janata Party (Bjp) e la sua Alleanza nazionale democratica’ (Nda) si sono imposti solo in 189 collegi; l’ex formazione di governo dovrebbe aver perso oltre 100 seggi rispetto alle elezioni del 1998.
Il partito del Congresso ha ribadito che la sua candidata alla carica di primo ministro resta Sonia Gandhi, la vedova dell’ex-premier Rajiv Gandhi, assassinato nel 1991. Ma la scelta definitiva dovrà superare il vaglio degli altri componenti della coalizione di governo che potrebbero non accettare un leader dell’esecutivo di origini straniere. La signora Gandhi, infatti, nasce cittadina italiana e ha acquisito la nazionalità indiana con il matrimonio nel 1968; le sue origini straniere sono state sempre un argomento di discussione nella vita politica indiana da quando nel 1997 divenne presidente del partito del Congresso. Alcuni osservatori, però, attribuiscono l’inattesa vittoria anche all’intensa campagna elettorale condotta dalla signora Gandhi e dai figli Rahul e Priyanka, che è riuscita a rinvigorire l’immagine pubblica del partito e in particolare a rievocare nella memoria dell’elettorato i giorni in cui il Paese era guidato da sua suocera, il premier Indira Gandhi. Tra le prime dichiarazioni politiche del partito del Congresso nella giornata del suo ritorno al potere dopo otto anni, c’è stato l’impegno a proseguire il lavoro di riavvicinamento al Pakistan per risolvere i principali contenziosi tra le due nazioni. Osservatori sottolineano che sul versante delle riforme con il nuovo governo ci si dovrà attendere un rallentamento delle privatizzazioni delle aziende pubbliche, alle quali si oppone il partito comunista marxista dell’India, principale alleato del partito del Congresso.