Toscana
Il Natale negato
Purtroppo non c’è nulla di nuovo. Nelle scuole italiane sono anni che un malinteso senso di rispetto per le minoranze sfocia nell’assurdo. Il 23 dicembre si va in vacanza fino al giorno dopo l’Epifania, ma guai a spiegare agli alunni perché. Si aprono le aule a riti consumistici di dubbia origine, come quello di Halloween, ma ci si scandalizza se una maestra fa fare in classe il presepio.
Quest’anno però, per quei meccanismi un po’ strani che regolano la comunicazione, il «Natale negato» ha fatto scalpore. Paginate intere sui giornali e interrogazioni politiche. Dai microfoni del Tg1 è sceso in campo anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini, che ha invitato esplicitamente «tutti gli italiani» a opporsi alla rimozione dei presepi dalle scuole. Al giornalista che gli chiedeva se con la proposta di sostituire Gesù Bambino con «Cappuccetto Rosso» non si esagerasse il porporato ha risposto: «Si esagera in modo radicale e non ci si rende conto di quello che si fa. Queste cose possono apparire piccole, ma lo spirito che sta dietro è radicalmente sbagliato».
Alla Camera il ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi ha dovuto rassicurare che il governo tiene a «quei segni anche esteriori che sono segno di appartenenza alla nostra comunità nazionale, alle nostre radici, alla nostra storia, alla nostra tradizione». E passando in rassegna i casi più eclatanti ha chiarito che alcuni si sono ridimensionati da sé, come nella scuola di Como, dove c’è stato «un chiarimento fra le componenti scolastiche». In altri, invece, come all’elementare «Ciardi» di Treviso, dopo l’intervento dell’«ufficio scolastico regionale» gli insegnanti hanno assicurato che «anche quest’anno, nel rispetto della programmazione di istituto e non solo nelle ore di religione, gli allievi leggono, scrivono, disegnano l’evento di Natale, imparano a collocare nel tempo e nello spazio i fatti accaduti, cercando sulla carta geografica la città di Betlemme ed osservando i francobolli recenti che riportano la nascita di Gesù, i pastori, l’arrivo dei Re Magi in Oriente».
Certo sarebbe assurdo che tutte le scuole fossero obbligate ad allestire un presepio, ma altrettanto inconcepibile è la sordina calata su ogni riferimento religioso. Per dirla ancora con il ministro Giovanardi, «si tratta di mettere insieme, fin dalle elementari, due cose importantissime: il fatto di non rinunciare, non abdicare alle nostra storia, alle nostre radici, alle nostre tradizioni, a radici millenarie, nel costume del nostro paese e il fatto di essere aperti all’integrazione di persone che vengono da altri paesi e devono integrarsi al massimo nelle nostre società, pur non rinunciando alle loro convinzioni religiose».
Anche perché l’«alibi» della crescente presenza di alunni extracomunitari non regge. Esponenti musulmani, ad esempio, hanno chiarito come per loro il presepio non costituisca affatto un problema. «Forse i presidi e gli insegnanti che nel nome del relativismo culturale hanno ritenuto opportuno abolire il presepe, l’alberello e Babbo Natale nelle scuole italiane, per non urtare una supposta suscettibilità degli studenti musulmani, ha scritto sul Corriere della Sera Magdi Allam non conoscono i versetti del Corano (Sura III 45-46) che recitano: E quando gli angeli dissero a Maria: O Maria, Dio t’annunzia la buona novella d’una Parola che viene da Lui, e il cui nome sarà il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più vicini a Dio. Ed egli parlerà agli uomini dalla culla come un adulto, e sarà dei Buoni». E forse anche tanti cristiani non sanno che oltre il 4 per cento dei versetti del Corano parlano di Gesù.
La riprova che quest’alibi non regge arriva dalla Toscana. A Prato, alla «Cesare Guasti», la scuola più multietnica della regione, dove è straniero un alunno su tre, nessuna censura sul Natale che viene invece inserito all’interno di un cammino di integrazione culturale. E a Firenze, all’Istituto tecnico agrario, all’interno di «Coltiviamo la pace», un progetto di cooperazione con Taybeh (l’antica Efraim), il 23 dicembre gli studenti riceveranno gli auguri di Natale dal rabbino Levi, dall’imam Izzedin e da un sacerdote in rappresentanza della Diocesi.
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