Il secolarismo nega la rilevanza culturale della fede cristiana ed emargina i cristiani cercando di relegare la fede nell’ambito del privato, rinchiudendola nelle coscienze e nelle sagrestie. Lo ha detto mons. Franco Perazzolo, del Pontificio Consiglio della Cultura, presentando oggi l’Instrumentum laboris al centro dell’Assemblea plenaria del citato dicastero pontificio, in corso a Roma (fino all’8 marzo) sul tema: La Chiesa e la sfida della secolarizzazione. Oggi ha spiegato il relatore al religione cristiana si trova di fronte a un problema serio e complesso: l’uomo ha imparato a gestirsi da solo in tutte le questioni importanti, senza prendere in considerazione l’esistenza di Dio né il suo disegno d’amore. Di fronte alla deriva della secolarizzazione, e ad un secolarismo definito dal Papa diverso e forse più subdolo di quello marxista, secondo Perazzolo è necessario che, per primi, i pastori della Chiesa siano convinti della potenza reale della fede in grado di far fruttificare le ricchezze della ragione umana, in maniera da superare l’aporia razionalista. L’aggressione del consumismo, l’assenza del giudizio morale, il collasso della solidarietà soffocata dall’individualismo, la marginalità dei poveri e dei deboli: queste le sfide principali che i cristiani devono fronteggiare nella società secolarizzata, dominata dalla tecnica e dalla burocrazia senz’anima.Sir