Arte & Mostre

Prato veste la liturgia. In mostra tesori tessili

di Gianni RossiPrato veste la liturgia. Il distretto tessile più importante d’Europa che fabbrica tessuti per i maggiori stilisti di moda, ma anche per auto, aerei e i grandi set cinematografici, ora «ha stoffa», tanto per restare in metafora, anche per le chiese. In principio fu lo «scioccante» piviale colorato che Giovanni Paolo II ha indossato per l’apertura della Porta Santa nel Natale del 1999. Poi, in tempi più vicini a noi, sono stati realizzati i paramenti per la dedicazione della chiesa di S. Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo e quelli per il cardinale arcivescovo di Madrid in occasione delle nozze dell’erede al trono di Spagna. Tutti eventi di grande importanza e risonanza mediatica. Munificenza – i paramenti sono stati tutti donati – ma anche, ovviamente, raffinate operazioni di marketing che hanno portato il nome di Prato in giro per il mondo.

Ora l’omaggio di minor risonanza ma, forse, più sentito. Quello alla Diocesi di Prato. In occasione infatti della conclusione ufficiale del 350° anniversario della sua istituzione, che avverrà il 26 dicembre, solennità patronale, gli imprenditori pratesi donano alla cattedrale il nuovo parato di S. Stefano. 29 casule, 5 piviali, 7 dalmatiche, 105 stole, per la celebrazione annuale del protomartire, protettore della città laniera e della sua Chiesa. Un vero e proprio evento liturgico ma anche culturale e manifatturiero: tessuti, iconologia e confezione sono originali e creati appositamente. «Dopo le tre grandi donazioni non potevamo mancare – afferma Carlo Longo, presidente dell’Unione industriale – di dare anche alla Chiesa pratese un segno del nostro ossequio ed una testimonianza del nostro lavoro, di quel lavoro che, riteniamo, nobilita la nostra terra e gli uomini che vi operano».

A giudicare dai campioni di tessuto (i capi confezionati non verranno mostrati fino al pontificale di S. Stefano), c’è da giurare che nella basilica cattedrale pratese l’effetto sarà di grande suggestione. Se è vero che quando si va a sostituire l’antico col contemporaneo c’è sempre chi storce la bocca, le nuovi vesti liturgiche tuttavia non hanno da temere confronti con il parato cinquecentesco che vanno a rimpiazzare definitivamente: si tratta dello splendido «coordinato» donato intorno alla fine del XVI secolo all’allora collegiata di S. Stefano dal suo proposto, il cardinale Alessandro de’ Medici, che pochi anni dopo sarebbe stato eletto Papa con il nome di Leone XI. Il pesante «velluto operato» di fine Cinquecento è sostituito ora da leggerissimi tessuti d’avanguardia, disegnati dall’artista pratese Lucia Cecchi. Dal suo bozzetto ha preso le mosse un accuratissimo lavoro di progettazione, a cominciare dalle armature e dai filati.

Il colore dominante, ovviamente, è il rosso della liturgia dei martiri, che trascolora però nell’oro. «L’originale tessuto – spiega Cerretelli – consente diversi livelli di lettura tra loro connessi, e si carica di significati e speranze, proponendo richiami alla reliquia simbolo di Prato, la Sacra Cintola (il fondo ne ripropone il motivo diagonale a canestro), a S. Stefano (le gocce di sangue), e auspici di pace (non la palma del martirio ma la toscanissima quanto simbolica foglia di olivo)».

Ma non soltanto i tessuti sono stati realizzati a Prato. Questa volta anche la confezione è avvenuta in loco. Insomma il distretto tessile per eccellenza si sta segnalando anche come laboratorio d’avanguardia per i paramenti liturgici. Nascerà un nuovo settore produttivo? Il Vescovo Gastone Simoni, che fin dal piviale del Giubileo, è stato un protagonista di queste operazioni, ha lanciato l’idea. C’è bisogno – è il suo parere – di novità e di qualità nella realizzazione dei paramenti, troppo spesso lasciati alle scadenti produzioni in serie. Gli imprenditori pratesi, per ora, sembrano più interessati a produzioni originali pensate per i grandi eventi. Quale sarà il prossimo?

La mostra: Bagliori di seta e di oroCi furono epoche in cui i colori erano estranei alla vita quotidiana, almeno per i meno abbienti, vestiti di panno bigello o monachino. Abituati come siamo ad un mondo decisamente ricco di colori (soprattutto dopo la diffusione della plastica) «solo in parte – afferma Claudio Cerretelli, direttore dei Musei diocesani di Prato – possiamo comprendere la suggestione che nell’animo dei fedeli dei secoli trascorsi dovevano generare nelle chiese i bagliori di seta e di oro dei paramenti sacri o il luccichio delle pale dipinte». Quei «Bagliori di seta e di oro» danno il titolo alla mostra che si apre questo sabato 18 dicembre al Museo del tessuto di Prato. Promossa in collaborazione con la Diocesi di Prato, l’esposizione presenta un significativo saggio di «350 anni di capolavori tessili» della Chiesa locale che celebra proprio i tre secoli e mezzo dalla sua istituzione. Pianete, piviali, stole, veli e borse per calice escono per l’occasione dagli armadi di chiese e monasteri a documentare un patrimonio che raramente – come nota il vescovo Simoni – è oggetto di largo interesse e che, eppure, è di grande valore non solo liturgico ma storico e artistico.

È interessante vedere riflessi in questi particolari capi di abbigliamento i gusti e le mode di ogni epoca, fino ai manufatti contemporanei realizzati dall’imprenditoria pratese.

Bagliori di seta e di oroFino al 31 marzo 2005, Museo del Tessuto a Prato,www.museodeltessuto.it Info: 0574-611503