Lettere in redazione

«The Passion», film inutile e pericoloso

Caro Direttore,sono meravigliato del clamore e della propaganda fatta attraverso Toscanaoggi (n. 14 del 4 aprile 2004) al film «La Passione di Cristo» di Mel Gibson. La scelta di iniziarne la proiezione durante la settimana di Pasqua e quindi l’analisi del medesimo in uno dei tempi forti della Chiesa mi sembra proprio inopportuna.

Leggo che il film è stato visionato dalla Santa Sede per ottenere un «imprimatur» di ortodossia ai testi evangelici e sono stupito che, nonostante le riserve sul linguaggio adoperato dall’autore, il film sia giudicato comunque «da vedere» senza particolari avvertimenti. Non sono io un fautore della censura, ma credo che la critica «laica» questa volta abbia fatto un lavoro migliore nel sottolineare come, l’eccessivo compiacimento nel mostrare la perpretazione della violenza, faccia decadere lo spettacolo ad opera commerciale intesa solo a suscitare emozioni forti. Con questo almeno si è detto che la visione del film è sconsigliata ai bambini.

Mi chiedo allora se non sarebbe stato più opportuno un commento sull’inutilità per il credente di cercare altri stimoli alla riflessione durante la Settimana Santa già così densa di eventi canonici.

Ma sopratutto un avvertimento ai giovani a rifiutare le mode che premiano opere che si nutrono dell’ostentazione della violenza, purtroppo già troppo presente nei mass media (televisione, cinema, ecc..). Almeno per evitare che in questa rincorsa a vedere il film, come si dice nella rubrica «Leggere la Parola» del 4 aprile, i genitori finiscano per portarci anche i loro figli.Renzo VallauriSesto Fiorentino Non condivido, caro Vallauri, il suo giudizio così negativo. La «Passione di Cristo» di Mel Gibson è stata un’occasione – se vogliamo una provocazione – per porsi di nuovo la domanda che Gesù stesso sempre ci rivolge: «E voi chi dite che io sia?». Ci viene così riproposto l’interrogativo che da duemila anni inquieta perché esige risposte che non possono restare sul piano del dibattito storico.E la domanda interpella prima di tutto i credenti per i quali il Crocifisso del Golgota è il figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto, il Salvatore e li costringe a misurarsi sull’autenticità della loro fede e sulla coerenza della vita. Ma interpella anche i non credenti per i quali Gesù di Nazareth resta pur sempre un enigma.E del resto il fatto che questo film faccia tanto discutere e susciti tante polemiche evidenzia che Gesù e la sua storia interessano anche l’uomo di oggi e pongono numerosi interrogativi che non è facile eludere, almeno dentro di noi.Certo, per tutto questo è sufficiente la lettura-meditazione dei Vangeli e ordinariamente è così. Ma a volte c’è bisogno anche di una scossa, quasi un pugno nello stomaco che allontani dall’assuefazione e costringa a riflettere sulla drammaticità dell’evento e sul valore salvifico della Passione di Cristo. Se poi questa riflessione coinvolgesse padri e figli, magari dopo aver visto insieme il film, questo sarebbe qualcosa di molto positivo.

The Passion, un atto di intensa devozione