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Bolivia: via libera a nuove elezioni. Primi risultati dal Dialogo nazionale favorito da vescovi, Onu e Ue

Sembra tenere in Bolivia il fragile equilibrio raggiunto, grazie anche al Dialogo favorito da Conferenza episcopale boliviana (Ceb), Onu e Unione europea. Nel fine settimana entrambi i rami del Parlamento hanno approvato all'unanimità e la presidente ad interim Jeanine Añez ha promulgato la legge transitoria che istituisce il processo che porterà al rinnovo del Tribunale speciale elettorale (Tse) e all'indizione nel 2020 di nuove elezioni generali. 

Nel frattempo, sabato, in una Conferenza stampa, rappresentanti della Ceb dell’Onu e della Ue hanno presentato i risultati raggiunti nella prima fase del Dialogo nazionale.

Queste i principali punti sui quali è stata trovata intesa: sostenere gli sforzi per prevenire e superare i conflitti attraverso il dialogo, in particolare nelle aree del paese più colpite dalla violenza; accompagnare e sostenere il Tribunale elettorale supremo e le Corti elettorali dipartimentali con assistenza tecnica, in modo che il processo elettorale rispetti i più alti standard nazionali e internazionali; stabilire una presenza nei dipartimenti per promuovere il pieno esercizio dei diritti politici dei cittadini e prestare particolare attenzione alla partecipazione piena, libera e sicura delle donne e delle popolazioni indigene al processo elettorale; prevenzione, non ripetizione e non impunità rispetto a episodi di violenza, anche attraverso un efficace monitoraggio internazionale; garantire maggiore certezza al processo di dialogo, monitorando l’attuazione degli accordi raggiunti nella tabella di dialogo; aumentare le attività del sistema delle Nazioni Unite in Bolivia, in particolare, verso le popolazioni più vulnerabili, con la partecipazione e la rappresentanza delle organizzazioni sociali; promuovere il sostegno della comunità internazionale per un’uscita pacifica dalla crisi e per la celebrazione di un processo elettorale trasparente, credibile e inclusivo.

Il testo dell’accordo è stato letto da Carolina Viscaina, a nome dell’Onu. Sono seguiti gli interventi di Jean Arnaud (Onu), León de la Torre (Ue) e mons. Aurelio Pesoa (Ceb).