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SERBIA: TADIC E NIKOLIC AL BALLOTTAGGIO, LEGISLATIVE AI CONSERVATORI

(ASCA) – Bisognerà attendere il ballottaggio del 20 maggio per sapere chi sarà il prossimo presidente serbo. Nessuno tra gli sfidanti nel primo turno della tornata elettorale aperta ieri ha infatti superato il 50% dei consensi più uno necessari a guidare il governo di Belgrado. Secondo gli ultimi dati parziali forniti dal Centro per la democrazia e le libere elezioni, al 78,8% delle schede scrutinate, il premier uscente Boris Tadic ha ottenuto il 26,8% dei consensi, contro il 25,6% dello sfidante Tomislav Nikolic, capo dei progressiti del Srpska Napredna Stranka. I conservatori hanno tuttavia avuto la meglio nelle legislative: la coalizione dell’SNS ha ricevuto il 24,1% alle urne, che si traduce in 73 seggi nel nuovo Parlamento, poco sopra il DS con il 22,4% (68 seggi). Al terzo posto l’asse socialisti e pensionati del ministro dell’Interno uscente, Ivica Dacic, affiancati dal movimento Serbia Unita (SPS-PUPS-JS) hanno conseguito il 14,4% delle preferenze (44 seggi). Segue il Partito Democratico della Serbia (DSS) al 6,9% dei consensi (21 seggi), l’U-Turn, condotta dal Partito Liberale Democratico (LDP) con il 6,6% (20 seggi) e le Regioni Unite della Serbia (URS) con il 6,1% (16 seggi). Il Partito Radicale serbo (SRS) non ha invece varcato la soglia di sbarramaneto del 5% e gli ultimi parziali, con l’esito degli scrutini in Kosovo e Metohija, escludono che gli indipendentisti possano assicuirarsi dei propri deputati in Aula. Proprio in Kosovo, riferisce l’emittente B92, le operazioni di voto si sono svolte in una situazione di sostanziale calma e senza incidenti di rilievo: sono 110 mila i serbi residenti nel Paese che hanno proclamato la propria autonomia da Belgrado circa 4 anni fa. Il voto, dopo prolungati contrasti, è stato reso possibile grazie alla mediazione dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). La polizia kosovara aveva rafforzato il pattugliamento e i controlli nei giorni scorsi e il contingente di militari della Kfor, la Forza Nato in Kosovo, era stato incrementato di 700 unità, supportato dal personale Eulex, la missione civile europea (polizia, doganieri, magistrati). Secondo l’ultimo dato sull’affluenza, fornito ieri dal Cesid a in seguito alla chisura dei seggi elettorali, il 61% dei serbi si è recato alle urne, ovvero oltre 7 milioni di cittadini aventi diritto. Il dato non tiene conto del Kosovo ed è in lieve calo rispetto alla partecipazione registrata alle ultime elezioni parlamentari, nel 2008. Boris Tadic e l’ex radicale Tomislav Nikolic si affrontano per la terza volta alle presidenziali, come già avvenuto nel 2004 e nel 2008. Ieri sera il presidente uscente si è detto certo di vincere il ballottaggio del 20 maggio: “Vi invito ad andare in massa alle urne fra due settimane. Sono certo che vinceremo”. Secondo gli analisti il Partito socialista serbo (Sps) sarà con ogni probabilità il futuro ago della bilancia per la formazione del nuovo governo: stando alle previsioni, Dacic dovrebbe infatti optare per replicare l’alleanza della legislatura uscente con i democratici del filo-europeista Tadic. Nella notte, parlando a poche ore dal successo ottenuto dalla sua coalizione, si è detto pronto a rivestire presto la carica di premier: “Forse non si ancora chi sarà il presidente della Serbia, ma si sa chi sarà il primo ministro. Se le elezioni dovessero essere analizzate politicamente – ha detto Dacic – emergerebbe che in questa tornata siamo noi siamo i più grandi vincitori, a prescindere che alcune coalizioni possano aver ottenuto più voti di noi “.