Toscana

ECONOMIA TOSCANA: RAPPORTO CGIL-IRES, DOPO UN 2011 DIFFICILISSIMO LA SITUAZIONE SI AGGRAVA

Redditi e pensioni che perdono in modo marcato rispetto al costo della vita. Precarietà dilagante. Drammatica riduzione dell’industria. Tassi di occupazione (soprattutto femminile) ai minimi. Quasi l’11% dei cittadini toscani gode di ammortizzatori sociali, che presto saranno ridotti, o addirittura ne sono sprovvisti. Questa la fotografia che emerge dai dati del rapporto Ires Toscana per Cgil presentato oggi a Firenze. In particolare la crisi sociale del territorio, in linea con il dato nazionale, propone numeri impressionanti per qualità e quantità su vari aspetti: ai 126.000 disoccupati infatti che riportano il dato al 1998 vanno aggiunti i 38.000 cassintegrati medi e i circa 4.000 lavoratori in contratto di solidarietà ad orario ridotto. 168.000 lavoratori quindi su un totale di 1.564.000 occupati in regione che costituiscono il 10,75% del totale. Più di una persona su 10 in Toscana, quindi, vive uno stato di disagio. In modo particolare si segnala la crescita del 2% delle iscrizioni alla mobilità, con la sola Prato ancora in controtendenza, e del 26% della disoccupazione ordinaria (+ 10.887), dati che sembrano indicare non solo il perdurare della crisi, ma anche lo scadere del periodo di utilizzo degli ammortizzatori sociali per tanti lavoratori. La cassa integrzione in deroga, di cui è stato proposto il superamento da parte del Governo, rappresenta il 47% del totale.Per dare il senso della profonda modificazione del tessuto produttivo toscano il rapporto rileva che, raffrontando i dati degli occupati nei differenti settori, tra il 2008 – ultimo anno prima della crisi – e il 2011, l’industria in senso stretto (senza il settore delle costruzioni) perde 81.000 addetti a cui vanno a sommarsi altri 7.000 delle costruzioni, mentre una cifra analoga (90.000) li guadagna il commercio. Il dato sembra essere un po’ un controtendenza nel 2011 con gli avviamenti nel manifatturiero in ripresa (+10%). Le vendite al dettaglio nell’ultimo trimestre sono in calo del 2,4% “evidenziando – si legge nel rapporto – una produttività in calo frutto di lavoro povero e poco pagato”. Analizzando il totale dei posti di lavoro creati nel 2011 in regione (710.338) il rapporto evidenzia come il tempo indeterminato rappresenti il 12% del totale, quantità che si riduce al 10% per gli under 35. Nel raffronto 2007-2011 la riduzione degli avviamenti a tempo indeterminato è stata del 50% nel quadro di una riduzione complessiva degli avviamenti dell’8% soltanto.Un’analisi dei redditi su un campione di 260.000 denunce, presentate ai CAAF della CGIL Toscana nel 2011 sui redditi 2010, testimonia una progressiva erosione rispetto al costo della vita determinata essenzialmente dall’aumento delle tasse sul lavoro. Con tassi di inflazione al 1,7% nel 2010 i redditi e le pensioni hanno perso infatti uno 0,65% nel privato, lo 0,85% nel pubblico, l’1,1% per i pensionati. Se consideriamo la dinamica contrattuale e il blocco delle retribuzioni in interi settori, l’aumento dell’inflazione ( 2,8% nel 2011, 3,3% nei primi mesi del 2012) è ragionevole stimare per l’anno corrente una perdita di oltre 2,8 punti percentuale di reddito per i pensionati e del 2,25% medio tra i lavoratori dipendenti.Quanto sopra senza tener conto dell’impatto di nuove misure di tassazione locale possibili o già decise a livello centrale come l’IMU.A fine 2011 la produzione industriale torna a flettere di quasi 1 punto tornando ai livelli inizio 2010, prima della “ ripresina”. Tutti i settori sono in calo. Le esportazioni si consolidano in crescita trainati dalla pelletteria ( + 13,2%) e metalmeccanico (+23,7), elemento che si riduce sensibilmente se depurato dal dato dell’oro (lingotti essenzialmente e non gioielleria lavorata) che assume dimensioni imponenti come bene rifugio.Continuano a crescere le sofferenze bancarie e a dicembre 2011 viene superata la soglia di 8 Mld (8.110.000) in valore e di 64.000 per il numero di affidamenti in sofferenza. Il confronto fra i finanziamenti in banca tra il marzo 2009, inizio della crisi (305.750 persone) e quelle a dicembre 2011 (269.936): -12% lo stock, 35.814 le “teste”. Specularmente nello stesso periodo assistiamo ad una crescita in valori assoluti (+ 40.571 soggetti) dei finanziamenti operati da società finanziarie.