Toscana

Energia. Entro giugno bando Toscana per 50 centrali biomasse

Lo rende noto, al termine di un convegno a palazzo Strozzi Sacrati dedicato alla presentazione del rapporto sullo stato delle foreste a livello regionale, l’assessore all’Agricoltura, Marco Remaschi: «Raccogliendo una sollecitazione del presidente Rossi la Commissione europea ci ha dato l’autorizzazione a svolgere questo bando- afferma-. Avrà una dotazione di 10 milioni con un contributo da parte degli enti locali del 65%. Questo significa sviluppare una cinquantina di piccoli impianti». Una scelta ambientalmente sostenibile, sottolinea, «poiché insisteranno in aree nelle quali non c’è un’alta concentrazione di pm10».

In effetti, le minicentrali a biomasse dovrebbero sorgere nei comuni montani. «Vedremo se in questo bando ci sarà l’interesse che ci attendiamo di raccogliere- prosegue l’assessore-. Chiaramente, non siamo favorevoli alle centrali di grandi dimensioni. Il territorio della Toscana non si presterebbe neppure a questo tipo di soluzione». La politica della Giunta regionale, invece, tenta di «trovare una strada che coinvolga i territori nella gestione attiva del patrimonio forestale».

Una strategia che oltre alle centrali a biomasse include la creazione con il recente aggiornamento della normativa delle comunità di bosco, delle realtà miste, che tenteranno di coinvolgere i tantissimi soggetti privati che possiedono una porzione della estesissima superficie forestale della Toscana. In un’ottica di sviluppo economico, l’intenzione è di espandere la filiera del legno. Diversamente, il rischio è di incorrere in alcune situazioni paradossali. Una di queste viene segnalata proprio dal presidente della Regione, Enrico Rossi: «Dopo l’uragano di vento del 2015 non trovavamo il modo di alienare il patrimonio boschivo abbattuto e raccolto: sono dovuti arrivare dal Trentino per portarlo via». Una contraddizione, insomma, fra «la vastità del patrimonio della Toscana e la capacità di intraprendere una valorizzazione rispettosa dell’ambiente e regolata. Anche perché, altrimenti, il bosco si degrada, si espande e non è di qualità».