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IRAQ, AL VOTO NONOSTANTE LA PAURA; PATRIARCA DI BAGHDAD: «SI E’ ESPRESSO IL POPOLO»

Minacce e violenze non hanno fermato la popolazione irachena che in massa si sono recati alle urne per le prime elezioni democratiche da 40 anni. Secondo fonti non ufficiali della Commissione elettorale indipendente dell’Iraq l’affluenza ai seggi fino alle 15 (ora locale) è stata del 72%. Il rappresentante dell’Onu presso la Commissione elettorale di Baghdad, Carlos Valenzuela, ha dichiarato che la partecipazione al voto «ha superato le previsioni». Il presidente Ghazi al Yawar è stato uno dei primi a votare, nella blindata zona verde.

Molte donne hanno preso l’iniziativa di andare a votare. Perfino mutilati e persone cieche hanno voluto essere accompagnati alle urne. In molte città del sud, a maggioranza sciita, il muezzin, dopo aver richiamato alla preghiera, ha invitato i fedeli a recarsi a votare.

Molti gruppi della resistenza e del terrorismo iracheno avevano promesso che il giorno delle elezioni sarebbe stato marcato dalla paura e dal sangue e purtroppo hanno mantenuto l’impegno. Il ministero della Sanità iracheno ha reso noto che dall’apertura dei seggi il bilancio degli attentati nel paese è di 24 morti e 65 feriti. Secondo il ministero, la maggior parte delle vittime sono a Baghdad, dove centri elettorali sono stati bersaglio di attentati suicidi e colpi di mortaio. Altri colpi di mortaio sono stati poi sparati alla rinfusa su vari quartieri della città e contro la fortificata Zona verde, per seminare il terrore. Colpita anche l’abitazione del ministro della giustizia Malik al-Hassan, apparentemente da un’autobomba. Attacchi con morti e feriti sono stati registrati anche a Mossul, Dyala, Kirkul e Baquba. Per motivi di sicurezza i confini dell’Iraq e l’aeroporto di Baghdad sono rimasti chiusi ed è stata vietata la circolazione ai mezzi non autorizzati.

Ieri gli iracheni hanno votato tra 111 partiti i 275 membri dell’Assemblea nazionale, che stenderà la nuova costituzione e sceglierà presidente e vicepresidenti; sarà poi il capo di Stato a nominare il primo ministro. Per raggiungere i seggi, gli elettori dovevano sottoporsi a 3 successivi controlli: il primo dai soldati della Guardia nazionale, il secondo della polizia e il terzo degli addetti alla sicurezza del seggio. Dopo aver votato e riposto le schede in 2 contenitori trasparenti gli elettori dovevano marcare il loro dito indice con inchiostro indelebile.

Con le elezioni di ieri “si è manifestata la volontà del popolo iracheno”; per questo “ringraziamo Dio che vuole sempre il bene dei suoi figli”. Mons. Emmanuel Delly, patriarca caldeo di Baghdad, commenta così ad AsiaNews il voto svoltosi ieri in Iraq, che, secondo cifre ormai ufficiali, ha visto un’affluenza superiore al 60%.

Delly sottolinea come “tutti, cristiani e musulmani, sono andati a votare come un solo popolo”: “Coloro che vogliono il bene del nostro paese sono andati a votare”.

Delly definisce “feroce” il modo in cui alcune frange hanno manifestato la loro contrarietà al voto, con bombe, attentati e violenze contro i seggi elettorali: “È possibile avere opinioni diverse, ma alcuni lo hanno fatto in modo feroce, altri in modo pacifico”.

Nonostante la violenza che ancora insanguina l’Iraq, mons. Delly ritiene sia necessario “essere sempre ottimisti per il futuro” perché la situazione migliorerà: “Dobbiamo fidarci della Provvidenza, affidarci alla protezione della Madonna e alle preghiere che da tutto il mondo vengono fatte per il bene dell’Iraq, in particolare quelle del Papa”.Asianews