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IRAQ, UCCISI DAI MILITARI USA I DUE FIGLI DI SADDAM

Erano proprio i due figli di Saddam Hussein, 39 anni, e Qusay, 37, assieme al nipote 18enne e ad una guardia del corpo i quattro iracheni uccisi martedì nel corso di un’operazione militare delle forze statunitensi a Mosul, nel nord dell’Iraq. La conferma è arrivata martedì in serata dal comandante delle forze della Coalizione in Iraq, il generale americano Ricardo Sanchez. Le cautele della prima ora sono state così archiviate, anche se i corpi verranno sottoposti, per sicurezza, all’esame del Dna. Le salme, in parte carbonizzate nell’incendio che è seguito all’assalto della villa, sono state già trasferite all’aeroporto internazionale di Baghdad, che si trova sotto il controllo delle forze anglo-americane. Una conferenza stampa del comando statunitense è fissata per oggi pomeriggio per illustrare i dettagli del raid che ha portato alla morte di due dei più pericolosi esponenti del vecchio regime (erano due assi nel «mazzo» dei 52 super ricercati). Si è comunque saputo che, a seguito di una segnalazione (sulla testa dei due figli di Saddam pendeva una taglia di 15 milioni di dollari) circa 200 soldati americani hanno dato vita a un vero e proprio assedio, durato diverse ore, intorno alla villa dove questi erano barricati. Una furiosa sparatoria ha portato alla morte di quattro iracheni chiusi dentro l’abitazione. Alla fine la casa è stata data alle fiamme.

Soddisfazione per l’operazione arriva naturalmente dalla Casa Bianca. “Erano esponenti di un regime brutale” ha commentato il portavoce Scott McClellan. I due erano stati “per molti anni responsabili di innumerevoli atrocità, perpetrate contro il popolo iracheno – ha aggiunto – e ora non potranno più gettare sull’Iraq l’ombra dell’odio”.

Carta per carta, i 52 ricercati dagli alleati