Toscana

In Toscana trecento parafulmini radioattivi

di Andrea BernardiniIn Toscana ci sono circa trecento parafulmini radioattivi, quasi tutti installati su campanili di chiese. Lo afferma Alberto Gentili, docente di elementi di radioprotezione alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa.

Quando furono installati?

«In Italia le prime sorgenti radioattive furono collocate sulle punte dei parafulmini ad asta di tipo Franklin nel 1945».

Perché?

«Perché con quelle sorgenti si riteneva di dare ai parafulmini una maggiore efficienza: esse avrebbero, infatti, ionizzato l’aria circostante. Un’idea, questa, che portò alla nascita di una decina di ditte specializzate».

Quanti ne sono stati collocati?

«In Italia almeno diecimila. Il Ministero del lavoro, in una circolare del 1960, si dichiarava sostanzialmente favorevole alla loro installazione».

Ed invece si scoprì che potevano essere dannosi…

«Negli anni settanta cominciarono ad affiorare ed a prendere consistenza una serie di valutazioni contrarie all’uso delle sorgenti radioattive. In effetti, gli studi effettuati non dimostravano, in alcun caso, una maggiore efficacia dei dispositivi con sorgenti radioattive rispetto a quelli analoghi che ne erano privi. Inoltre, non poteva essere trascurato il rischio da radiazioni associato alla loro presenza: le sorgenti impiegate sono, in genere, costituite da Radio 226 e Americio 241, due radioisotopi altamente radiotossici e la radioattività in gioco, per ogni singolo parafulmine, può essere abbastanza elevata».

Quanto elevata?

«Nei modelli più vecchi, fino ad alcune centinaia di MBq (mega becherel) di Radio 226, una quantità di radioattività esorbitante: la scienza ritiene infatti accettabile che una persona ne possa ingerire appena una milionesima parte in un anno!».

Da quando quelle sorgenti sono dunque illegali?

«Nel 1977 il Ministero della Sanità espresse il parere che l’impiego di dispositivi antifulmine con sorgente radioattiva costituiva un chiaro esempio di rischio indebito per la popolazione. Le ditte produttrici cercarono di adeguarsi e di limitare i danni mettendo in commercio parafulmini con sorgenti di Americio 241 con potenzialità anche cento volte inferiori a quelle precedenti, ma nuove norme più restrittive vanificarono di fatto il tentativo. Gli ultimi parafulmini radioattivi vennero installati nel 1981, quando stava per entrare in vigore una normativa che ne vietava di fatto la collocazione, disponendo altresì la rimozione di quelli esistenti. Ma in Toscana, la Regione, già dal 1976, in via cautelativa, aveva disposto il blocco delle autorizzazioni all’installazione di parafulmini radioattivi».

Ma non tutti sono stati rimossi…

«Purtroppo no. In Italia si stimano in un migliaio i parafulmini illegali, di questi circa trecento sono nella nostra regione. I costi elevati e soprattutto in molti casi la mancanza di documentazione e la conoscenza del problema da parte di chi li usa, rallentano molto le operazioni di bonifica. E la maggior parte di questi dispositivi sono installati sui campanili delle chiese».

Le operazioni di bonificaI tecnici del Dipartimento di Ingegneria meccanica e nucleare dell’Università di Pisa sono impegnati da anni nelle operazioni di bonifica. Per chi intendesse contattarli, può rivolgersi allo 050/836624 o allo 050/836629.