Toscana

Massa, tre sepolti vivi sotto fango e incuria

Sono sei le persone morte a causa del maltempo in Toscana in meno di un mese. Le ultime tre a Massa: Nara Ricci, 39 anni, maestra in una scuola materna, e suo figlio Mattia, 2 anni, trovati morti sotto il fango e i detriti che hanno sommerso la loro abitazione in località Lavacchio, e Aldo Manfredi, 48 anni, travolto da una frana in località Mirteto. Il 5 ottobre scorso, alle 3 del mattino, a Prato erano invece morte tre donne cinesi, annegate in un sottopasso in via Ciulli allagatosi in seguito a fortissime piogge. Le tre donne, Chengwei Wang, 24 anni, sua madre Jilian Wang, 50 e la sorella di quest’ultima Donglan Wangdue, 42, erano insieme in auto e stavano andando a lavorare.

La Toscana paga dunque un prezzo altissimo al cosiddetto maltempo ma soprattutto al dissesto idrogeologico e alla cattiva gestione del territorio. Tragica la vicenda di Nara e del piccolo Mattia morti a pochi metri dal padre, Antonio Guadagnucci. La sera del 31 ottobre si trovavano tutti e tre nella stessa camera da letto a guardare la televisione. Il padre, un minuto prima che la frana colpisse dall’alto la sua abitazione, si era alzato per andare in bagno. È per questo che è sopravissuto alla tragedia che ha colpito la sua famiglia. Salva anche la figlia quindicenne, Michela, studentessa di liceo classico a Marina di Carrara, che era fuori casa, a una festa di Halloween.

Il terzo sepolto vivo, Aldo Manfredi, è stato travolto dal fango mentre insieme al padre controllava che tenessero le barriere sistemate nel punto in cui la collina, che sovrasta la sua abitazione, era già franata nell’aprile del 2009.La morte di quest’uomo, insieme alla morte di una madre e del suo figlioletto di due anni, ci ricorda come lo spettro del pericolo frane e alluvioni incombe su 6 milioni di italiani che vivono nei 29.500 chilometri quadrati ad alto rischio idrogeologico. Frane, esondazioni, colate di fango, in Italia, hanno fatto una media di 61 morti l’anno, su un totale di oltre 100 mila persone coinvolte in queste calamità. Sono più di 24 milioni i residenti in aree ad elevato rischio sismico di 725 Comuni, dove vi sono 27.920 scuole, 2.188 ospedali e oltre 6 milioni di edifici, residenziali e non, mentre frane e alluvioni minacciano 1.260.000 edifici, di cui 6.000 scuole e 531 ospedali. Questo è quanto emerge dal primo «Rapporto sullo stato del territorio italiano» realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), in collaborazione con il Cresme, pubblicato lo scorso 13 ottobre. Oltre un miliardo di euro l’anno vengono spesi per riparare i danni causati da frane e alluvioni: un conto salato per l’Italia, primo paese in Europa per i rischi legati al dissesto idrogeologico e preceduto nel mondo solo da Cina, Giappone e America Centro-Meridionale.

Negli ultimi 10 anni almeno 7 eventi l’anno hanno provocato danni gravi e hanno richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza. L’ultima stima del ministero dell’Ambiente, sulla base dei Piani stralcio per l’assetto Idrogeologico (Pai) è che sarebbero necessari circa 40 miliardi per mettere in sicurezza idrogeologica l’intero territorio nazionale.

Secondo i geologi, a preoccupare è anche l’incremento demografico dovuto all’immigrazione nello scenario previsionale 2010-2019: questo fa prevedere un’ulteriore domanda di case, con valori che, se a livello nazionale toccano il 4% di abitanti in più, nelle regioni del Nord-Est potranno vedere un incremento fino al 7,9%. I geologi ribadiscono quindi l’assoluta necessità di messa in sicurezza di contesti territoriali fragili dal punto di vista geologico ma dinamici ed attrattivi dal punto di vista economico. Complessivamente, circa il 30% della crescita demografica prevista nel prossimo decennio, avvertono, interesserà aree a rischio.

Dal 1950 oltre seimila morti per frane e quasi tremila per inondazioni

In quasi 60 anni 9 mila vittime tra morti e feriti per «mano» del dissesto idrogeologico. Numeri da ‘guerra’ che vedono nel periodo 1950-2008, da Nord a Sud, 6380 vittime (morti, dispersi, feriti) per frana, e almeno 2699 vittime di inondazioni. Questo il triste bilancio raccolto nel catalogo realizzato dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irpi), unico per completezza e copertura temporale.

Le regioni più esposte al rischio da frana per la popolazione sono state Trentino Alto Adige (675 vittime dovute a 198 eventi franosi), Campania (431 vittime in 231 eventi), la Sicilia (374 vittime in 33 eventi), e Piemonte (252 vittime in 88 eventi). In Veneto, il solo evento del Vajont del 9 ottobre 1963 causò oltre 1900 vittime. Sul fronte inondazione, le regioni più esposte al rischio per la popolazione sono state il Piemonte (235 vittime in 73 eventi alluvionali), la Campania (211 vittime in 59 eventi), la Toscana (456 vittime in 51 eventi), e la Calabria (517 vittime in 37 eventi).

In base a un recente rapporto del Consiglio nazionale dei geologi in collaborazione con il Cresme, le aree ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l’89% dei Comuni. Secondo lo stesso studio sono circa 6 milioni gli italiani che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerati ad «elevato rischio idrogeologico», ovvero dove eventi naturali possono determinare effetti nefasti per cose e persone quando interferiscono con la sfera delle attività umane. In Italia, precisa lo studio, 1.260.000 edifici sono «a rischio frane e alluvioni». Di questi oltre 6 mila sono scuole, mentre gli ospedali sono 531, secondo un’elaborazione su dati Istat 2010 e ministero dell’Ambiente 2008.

Nella Foto Nizza, il luogo della frana a Lavacchio