Toscana

Un «decalogo» per guidare da cristiani

di Vincenzo CorradoDal 1970 sulle strade europee sono decedute 1 milione 640 mila persone. Ogni anno nel mondo sono oltre un milione e 200 mila i morti. Nell’Unione Europea si contano ogni anno 40 mila morti e 1 milione e 700 mila feriti, con un costo finanziario, oltre che umano, di 160 miliardi di euro. Oltre il 90% di questi incidenti sono dovuti ad errori umani.Riflettendo su questi dati della «Fédération européenne de sécurité routière», monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e degli itineranti, ha sottolineato, al primo «Incontro europeo dei direttori nazionali per la pastorale della strada» svoltosi nei giorni scorsi in Vaticano, «la preoccupazione e l’attenzione pastorale della Chiesa per cifre così alte da assomigliare a quelle di una vera e propria guerra».

Si tratta, ha spiegato Marchetto, di «rispettare il comandamento Non uccidere, che vale sempre, anche quando ci si trova al volante. Si tratta del rispetto della vita, ovvero di una delle grandi battaglie morali della Chiesa cattolica in epoca contemporanea».

Ed è proprio «la strada» la nuova frontiera d’impegno pastorale della Chiesa, che come, ha informato il Pontifico consiglio, «cerca di essere presente in ogni situazione della mobilità umana». Ecco dunque la necessità di elaborare in ogni diocesi un’organica «pastorale della strada».In merito, il Pontificio consiglio ha dato anche alcune indicazioni: questa nuova forma di apostolato «consiste in gran parte in un continuo e serio richiamo alla responsabilità del conducente, promuovendo valori evangelici che alla base hanno il comandamento dell’amore e del rispetto per la vita propria e altrui. In questa linea, si dovranno proporre iniziative per offrire un contributo all’educazione stradale fin dalla prima infanzia. La sollecitudine pastorale sarà pure visibile nelle chiese e nelle cappelle lungo le autostrade, si manifesterà in assistenza e consulenza ai camionisti fuori del loro Paese; in conforto e assistenza anche spirituale nei tanti casi di incidenti, che si ripercuotono su una vasta porzione della società, provocando morte e invalidità».

L’apostolato della strada è anche «occasione straordinaria per esercitare le virtù cristiane, presupponendo altresì autocontrollo, aiuto reciproco e coscienza della proprie responsabilità. In effetti qualità proprie del conducente sono la cortesia, la correttezza e la prudenza, per essere in grado, egli, di superare gli eventuali imprevisti, causati magari da altri utenti della strada (per stanchezza, abuso di alcool, di medicinali, guida impropria, scarsa conoscenza del Codice della strada, ecc.), o causati altresì dalle condizioni atmosferiche, dallo stato del veicolo o della rete viaria».

Per il Pontificio consiglio, l’educazione stradale e l’attenzione alle famiglie dei morti sulle strade e ai feriti sono impegni che devono coinvolgere la società civile, le Chiese e le Comunità ecclesiali, nonché i «leaders» dei credenti delle varie religioni.Inoltre, l’apostolato della strada, si legge nel comunicato finale del convegno, «deve sostenere i suoi “professionisti”, sensibilizzare i mass-media su realtà e problemi del traffico e altresì promuovere la collaborazione fra gli operatori pastorali stessi e i responsabili del traffico stradale. Di non minore importanza sono le misure di sicurezza dei veicoli, l’agibilità stradale, l’osservanza del Codice stradale, la riduzione, almeno, dell’inquinamento, la salvaguardia del creato, l’attenzione al mondo delle assicurazioni automobilistiche».In questo settore d’impegno pastorale, la Chiesa non parte da zero. Anzi: in Spagna è una realtà ormai consolidata. Ne ha dato testimonianza don Vicente Hernandez García, delegato dell’apostolato della strada di Plasencia. «In Spagna – ha raccontato don Vicente – l’apostolato della strada ha una lunga tradizione, con la presenza di un organismo nazionale e delegati diocesani che curano varie iniziative quali l’organizzazione della Giornata di responsabilità nel traffico o la celebrazione della Messa della strada, trasmessa anche in Tv, appuntamento originale per il luogo scelto, diverso ogni anno, e per la presenza dei veicoli».Al termine dell’incontro i quattro vescovi partecipanti, i delegati nazionali e i rappresentanti delle Conferenze episcopali di undici nazioni europee (Belgio, Bosnia-Erzegovina, Cechia, Croazia, Francia, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna, Ucraina) presenti hanno evidenziato la necessità di stilare un documento su questa pastorale sotto forma di Direttorio o di Orientamenti, l’opportunità di celebrare una giornata internazionale e di indire incontri a livello regionale per la pastorale della strada in altri Continenti, nell’eventuale prospettiva di un congresso mondiale. Le dieci regoleLe indicazioni etiche e spirituali emerse nelle diverse sessioni del primo «Incontro europeo dei direttori nazionali per la pastorale della strada» sono state sintetizzate – in modo non ufficiale – in forma di decalogo:1. Non uccidere anche quando si è al volante2. La strada deve essere strumento di unione, non di morte3. Le qualità del conducente cristiano sono: cortesia, correttezza, prudenza4. Bisogna soccorrere le vittime5. L’auto non è strumento di potere e violenza6. Impedire la guida ai giovani, quando non sono in grado di farlo7. Sostenere le famiglie delle vittime8. Far incontrare vittima e aggressore per far vivere il perdono reciproco9. Tutelare i deboli10.Essere responsabili verso i passeggeri, i passanti, gli altri conducenti

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