Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: CATTEDRALE DI SYDNEY, MESSAGGIO ALLA CHIESA DI AUSTRALIA

Nonostante “siamo stati consacrati, messi «a parte» per il servizio di Dio e l’edificazione del suo Regno”, troppo spesso “ci ritroviamo immersi in un mondo che vorrebbe mettere Dio «da parte»”: nell’omelia pronunciata oggi a Sydney nella St. Mary’s Cathedral, in occasione della messa per la dedicazione del nuovo altare della cattedrale, Benedetto XVI così si è rivolto ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi, alle persone consacrate e ai laici (testo integrale). Con un saluto “speciale ai seminaristi e ai giovani religiosi”. Il Papa ha sottolineato come, “nel nome della libertà ed autonomia umane, il nome di Dio viene oltrepassato in silenzio, la religione è ridotta a devozione personale e la fede viene scansata nella pubblica piazza”. Una mentalità che può condizionare anche i fedeli per cui “anche noi possiamo essere tentati di ridurre la vita di fede ad una questione di semplice sentimento”. “Tuttavia la storia, inclusa quella del nostro tempo”, ha ammonito il Papa, “ci dimostra che la questione di Dio non può mai essere messa a tacere, come pure che l’indifferenza alla dimensione religiosa dell’esistenza umana in ultima analisi diminuisce e tradisce l’uomo stesso”.

“In Cristo Gesù, Parola incarnata, giungiamo a comprendere la grandezza della nostra stessa umanità, il mistero della nostra vita sulla terra e il sublime destino che ci attende in cielo”, ha proseguito Benedetto XVI. “Noi siamo creature di Dio, fatte a sua immagine e somiglianza, dotate di una dignità inviolabile e chiamate alla vita eterna. Laddove l’uomo viene sminuito, è il mondo che ci attornia ad essere sminuito; perde il proprio significato ultimo e manca il suo obiettivo. Ciò che ne emerge è una cultura non della vita, ma della morte”. Non si tratta di un progresso: “Al contrario, è un passo indietro, una forma di regressione, che in ultima analisi inaridisce le sorgenti stesse della vita sia degli individui che dell’intera società”. “L’unica «misura» reale alla quale ogni realtà umana può essere comparata”, ha ribadito il Papa, “è la Croce”: un cammino di consacrazione “difficile” e che “esige una continua «conversione», un morire sacrificale a se stessi che è la condizione per appartenere pienamente a Dio, un mutamento della mente e del cuore che porta vera libertà ed una nuova ampiezza di visione”.

Benedetto XVI si è soffermato sulla questione degli abusi nei confronti dei minori. “Desidero qui fare una pausa per riconoscere la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi in questa Nazione. Questi misfatti, che costituiscono un così grave tradimento della fiducia, devono essere condannati in modo inequivocabile” e “hanno causato grande dolore ed hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa”. Il Papa ha poi chiesto “di sostenere e assistere i vostri vescovi e di collaborare con loro per combattere questo male”. Le vittime “devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia”. Benedetto XVI, continuando l’omelia, ha definito una “priorità urgente” lo sforzo per “promuovere un ambiente più sicuro e più sano, specialmente per i giovani”, invitando a “riflettere su quale prezioso tesoro ci sia stato affidato nei nostri giovani”. Il Papa ha poi assicurato la sua preghiera “affinché questo tempo di purificazione porti con sé guarigione, riconciliazione e una fedeltà anche più grande alle esigenze morali del Vangelo”.

“Cari amici: con grande generosità vi siete incamminati su una particolare via di consacrazione”, ha detto infine il Papa rivolgendosi ai seminaristi e ai giovani religiosi. “Credete nella luce! La luce di Pasqua continua a scacciare le tenebre!”, ha esclamato. “La preghiera e la meditazione della Parola di Dio siano la lampada che illumina, purifica e guida i vostri passi lungo la via che il Signore ha segnato per voi”. “Fate della celebrazione quotidiana dell’Eucaristia il centro della vostra vita”, ha sollecitato. “Abbracciando la chiamata del Signore a seguirlo in castità, povertà e obbedienza, avete intrapreso il viaggio di un discepolato radicale che vi renderà «segni di contraddizione» per molti dei vostri contemporanei. La castità per il Regno significa abbracciare una vita dedicata completamente all’amore, un amore che vi rende capaci di dedicare voi stessi senza riserve al servizio di Dio per essere pienamente presenti”. “Il vostro idealismo, la generosità, il tempo e le energie”: questi sono “i veri sacrifici che deponete sull’altare del Signore”, ha ribadito Benedetto XVI, concludendo l’omelia con un’invocazione a Maria Vergine affinché sostenga la Chiesa in Australia.

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