Vita Chiesa

E il Concilio scoprì il cammino ecumenico

di Chiara DomeniciIl decreto Unitatis Redintegratio compie quarant’anni di vita. Come ci spiega il professor Riccardo Burigana, storico e direttore del Cedomei (Centro di Documentazione del Movimento Ecumenico Italiano) di Livorno, esso fu uno dei frutti del Concilio Vaticano II ed è considerato il documento base per tutti coloro che si occupano di ecumenismo.

Con la sua stesura, infatti, si riconosce per la prima volta in un testo di un Concilio, la dignità e l’importanza all’ecumenismo. Con esso la Chiesa cattolica abbandona innanzitutto la posizione di un totale rifiuto di dialogo con le altre Chiese cristiane, che avveniva solo in caso di espressa autorizzazione da parte del vescovo, e al tempo stesso abbandona quella che era considerata la posizione «ecumenica» ufficiale, che mirava al dialogo con gli «scismatici», gli «eretici», solo per riportarli nell’alveo della dottrina cattolica.

Il decreto Unitatis Redintegratio non è però un cambiamento della dottrina cattolica, né uno scendere a compromessi con le altre dottrine, bensì un modo per rendere più comprensibile agli altri cristiani i fondamenti della cattolicità, e così dare vita ad un dialogo. Esso ammette che anche nel pensiero delle altre comunità cristiane esistano dei segni della rivelazione di Dio e tende a trovare gli elementi comuni e le differenze, queste ultime però non più viste come delle povertà, ma come ricchezze.Il decreto non è un punto di partenza, né di arrivo per ciò che concerne l’ecumenismo; in realtà tutto il XX secolo della Chiesa cattolica può essere considerato una ricerca di questo dialogo, ma il Concilio, con questo testo, ne sancì l’ufficialità.

La ricezione del decreto suscitò molto interesse anche da parte delle altre confessioni cristiane. Al Concilio erano presenti come osservatori, senza diritto di voto, alcuni esponenti delle comunità cristiane non cattoliche, tra le menti più lucide ed illuminate di quel tempo. Erano semplici osservatori che però, periodicamente, si incontravano con il cardinal Agostino Bea, che presiedeva il segretariato che redigeva questo testo. Per questo sarebbe interessante conoscere quali furono le osservazioni che vennero fatte intorno al documento e quanto influirono anche sulla storia e sull’evoluzione delle altre confessioni cristiane.

In questi mesi il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, ha riportato nuovamente l’attenzione su questo testo, considerato attuale e di facile lettura anche per la sua brevità: «Sicuramente – sottolinea il professor Burigana – esso rappresenta uno dei documenti più attuati e allo stesso tempo più inattuati del Concilio. Attuato, nello spirito, perché, seppure rimangano all’interno di ogni Chiesa alcune perplessità in merito all’ecumenismo, i fedeli hanno accettato l’idea che non ci si possa più rivolgere agli altri cristiani come a degli scismatici o eretici ed il dialogo tra le Chiese è in questi anni più che mai vivo. Inattuato però, perché ancora oggi l’ecumenismo spesso è vissuto come qualcosa in più, mentre nello spirito dei padri del Vaticano II l’ecumenismo era uno dei fondamenti per ripensare il modo di esprimere la propria fede. In questo senso Kasper ha voluto riportare l’attenzione sul decreto, perché, partendo dai principi che esso diffonde, si possa comprendere che l’ecumenismo non è una materia “per addetti ai lavori”, ma fa parte dei fondamentali valori della dottrina cattolica. In fondo l’ecumenismo non è altro che la disponibilità ad ascoltare l’altro, a dialogare, a comprendere, a mettere in comune il proprio modo di leggere l’esperienza di Cristo, con umiltà e semplicità, nella convinzione che questo arricchisca gli altri e consenta di comprendere sempre meglio il patrimonio che ci accomuna».

Anche il Cedomei ha in programma di dare nuovo valore al decreto Unitatis Redintegratio: «Il decreto – afferma il direttore del centro livornese – è un po’ la magna charta di tutti i centri ecumenici cattolici del mondo, per questo è sempre bene farlo conoscere, diffonderne i principi e, in parte, ancora scoprirne certi aspetti rimasti nell’ombra. Lo studio di questo documento però deve essere inserito nello studio più completo del contesto in cui fu formulato, e quindi del Vaticano II; per questo il Cedomei ogni anno ad ottobre fa memoria dell’apertura del Concilio proponendo l’approfondimento di un aspetto o di un documento maturato intorno a questo grande evento. Anche la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ha rappresentato un momento per riflettere sull’avvenimento che ha cambiato la storia della Chiesa».

La scheda: le parole del DocumentoLa divisione danneggia il Vangelo«Promuovere il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani è uno dei principali intenti del sacro Concilio ecumenico Vaticano II. Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte comunioni cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo. Tutti invero asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni diverse e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso. Tale divisione non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura». Un movimento che si allarga di giorno in giorno«Il Signore dei secoli, il quale con sapienza e pazienza persegue il disegno della sua grazia verso di noi peccatori, in questi ultimi tempi ha incominciato a effondere con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati l’interiore ravvedimento e il desiderio dell’unione. Moltissimi uomini in ogni dove sono stati toccati da questa grazia, e tra i nostri fratelli separati è sorto anche per grazia dello Spirito Santo un movimento che si allarga di giorno in giorno per il ristabilimento dell’unità di tutti i cristiani (…) Per “movimento ecumenico” si intendono le attività e le iniziative suscitate e ordinate a promuovere l’unità dei cristiani, secondo le varie necessità della Chiesa e secondo le circostanze». Il primo passo è la conversione del cuore«Non esiste un vero ecumenismo senza interiore conversione. Infatti il desiderio dell’unità nasce e matura dal rinnovamento dell’animo, dall’abnegazione di se stessi e dal pieno esercizio della carità. Perciò dobbiamo implorare dallo Spirito divino la grazia di una sincera abnegazione, dell’umiltà e della dolcezza nel servizio e della fraterna generosità di animo verso gli altri. Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani, devono essere considerate come l’anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale». Conoscere l’animo dei fratelli separati«Bisogna conoscere l’animo dei fratelli separati. A questo scopo è necessario lo studio, e bisogna condurlo con lealtà e benevolenza. I cattolici debitamente preparati devono acquistare una migliore conoscenza della dottrina e della storia, della vita spirituale e liturgica, della psicologia religiosa e della cultura propria dei fratelli. A questo scopo molto giovano le riunioni miste, con la partecipazione di entrambe le parti, per dibattere specialmente questioni teologiche, dove ognuno tratti da pari a pari, a condizione che quelli che vi partecipano, sotto la vigilanza dei vescovi, siano veramente competenti». Annunciare la fede con chiarezza e con amore«Il modo e il metodo di enunziare la fede cattolica non deve in alcun modo essere di ostacolo al dialogo con i fratelli. Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la dottrina. Niente è più alieno dall’ecumenismo che quel falso irenismo, che altera la purezza della dottrina cattolica e ne oscura il senso genuino e preciso. Allo stesso tempo la fede cattolica va spiegata con maggior profondità ed esattezza, con un modo di esposizione e un linguaggio che possano essere compresi anche dai fratelli separati. Inoltre nel dialogo ecumenico i teologi cattolici, fedeli alla dottrina della Chiesa, nell’investigare con i fratelli separati i divini misteri devono procedere con amore della verità, con carità e umiltà».

Il testo integrale della Unitatis Redintegratio

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