Vita Chiesa

GUERRA IRAQ, CARD. RUINI: EVITARE SCONTRO DI CIVILTA’. ONU DA RIFORMARE

I vescovi italiani sono “totalmente solidali con il Papa”, e auspicano che il conflitto in Iraq “abbia termine al più presto, siano risparmiate le vite umane e siano ristabiliti costruttivi rapporti internazionali”. Sono stati la guerra e l’augurio del “ristabilimento del grandissimo bene della pace”, gli argomenti di apertura e chiusura della prolusione con cui il card. Camillo Ruini, presidente della Cei, ha inaugurato oggi i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani, in svolgimento a Roma fino al 27 marzo.

“La guerra che divampa in Iraq e che turba e scuote il mondo intero ci fa sentire straordinariamente vicini e riconoscenti al Santo Padre”, ha esordito Ruini, che condivide con Giovanni Paolo II non solo l’angoscia per una guerra che “minaccia le sorti dell’umanità”, ma anche “la preoccupazione profonda di evitare uno scontro di civiltà, che potrebbe tragicamente richiamarsi a malintese motivazioni religiose”. Compito dei credenti di ogni religione, ha detto il presidente della Cei citando ancora le parole del Papa, è proclamare che “mai il futuro dell’umanità potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla logica della guerra”. Non solo in Iraq, ma anche in Terra Santa, il cui perenne “contesto di crisi è la fonte forse principale di quegli odii e contrapposizioni che rendono tanto temibili gli scenari di uno scontro di civiltà”. Di qui la necessità di “porre finalmente termine a questo conflitto” e di “uno sforzo grande e concordato per stabilire nuovi e costruttivi rapporti con i paesi islamici, per aiutare lo sviluppo dei popoli più poveri e per favorire, in maniera pacifica, i processi di democratizzazione nelle nazioni ancora oppresse da talvolta feroci dittature”.

Secondo Ruini, che ha dedicato al tema della guerra e delle sue conseguenze sugli scenari internazionali quasi un terzo della prolusione, la “straordinaria accoglienza e risonanza” all’azione del Papa e “la straordinaria mobilitazione di uomini e donne, giovani e ragazze quasi ovunque nel mondo indicano che la causa della pace e la cultura della pace stanno facendo grandi progressi nella coscienza dell’umanità”. Ma proprio la “pedagogia della pace” di Giovanni Paolo II esige “un costante discernimento, affinché l’impegno per la pace non sia confuso con finalità e interessi assai diversi, o inquinato da logiche che in realtà sono di scontro”. Secondo Ruini la guerra in Iraq è “una prova assai difficile per le Nazioni Unite, come anche per le relazioni tra le due sponde dell’Atlantico e all’interno dell’Unione Europea”. Esprimendo la sua “forte preoccupazione” per il “deterioramento dell’intero sistema dei rapporti internazionali che l’attuale guerra e i contrasti che l’anno preceduta stanno provocando”, Ruini ha parlato di una “prova” che oltre all’Onu e all’Unione europea “pesa anche sull’Italia, sconvolge i suoi consolidati punti di riferimento in Europa e nel mondo e mette a nudo ed esaspera le sue divisioni e contrapposizioni interne”.

Quello del presidente della Cei è, tuttavia, un invito a “non rallentare l’impegno e deporre la speranza”, partendo dalla consapevolezza che “le ragioni per le quali praticamente tutti i Paesi della terra hanno accettato di entrare a far parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite diventano, con l’aumento degli scambi e dell’interdipendenza, ma anche con l’acutizzarsi dei contrasti, sempre più forti e cogenti”. Secondo Ruini, infatti, proprio “le difficoltà attuali indicano la necessità di nuovi sviluppi di questa Organizzazione che – senza modificare le peculiarità di ogni singola nazione – la rendano meglio idonea ad affrontare con concreta efficacia e sicura autorevolezza le sfide di un’epoca nella quale gli assetti mondiali appaiono destinati a subire straordinari rivolgimenti, forse ancora più profondi di quelli che hanno segnato il secolo XX”.

Per quanto riguarda i “motivi di solidarietà che legano le nazioni dell’Occidente”, secondo i vescovi italiani “conservano la loro profonda validità”, anche dopo la fine della “guerra fredda”, grazie ad “un patrimonio di valori che rimane comune” e a “nuove ragioni” dettate dai “grandi cambiamenti” mondiali. Le nazioni europee, in particolare, devono “superare le logiche particolaristiche” e le “divisioni” emerse nella crisi irachena, “per dotare l’Unione Europea degli strumenti idonei ad esprimersi con una voce comune sulla scena del mondo”.Sir

Prolusione card. Ruini (formato .doc)