Vita Chiesa

Mediterraneo, Raspanti: comunità cristiane sono una minoranza in contesto pluralistico

“Da pastori desideriamo dialogare convivialmente delle problematiche che maggiormente attengono al bene delle Chiese a noi affidate, riconosciamo che il tema “Città e cittadinanza” focalizza il rapporto concreto e più prossimo con la società e mette alla prova la vitalità evangelica delle Chiese”.

Dall’esperienza lapiriana Raspanti individua due tratti fondamentali: “Il cristianesimo 1) ha una portata universale per la sua fede in Cristo, piena e definitiva rivelazione dell’amore di Dio, suo Padre, per tutta l’umanità 2) è valido strumento per la pace perché unifica i popoli. Noi crediamo fermamente in entrambi questi articoli della fede, ma constatiamo che il quadro ambientale odierno è profondamente cambiato, come sono cambiati i presupposti culturali, teologici e filosofici tramite i quali era messa a tema la fede lapiriana. L’universalità della fede cristiana ed ecclesiale, parimenti a quella che rivendicano altre religioni o visioni del mondo, non è più riconosciuta in Occidente, particolarmente a partire dal decennio successivo a quei colloqui; di conseguenza, non è riconosciuto al cristianesimo un ruolo privilegiato per la costruzione della pace, mentre la questione dell’unità dei popoli soffre una forte crisi, nonostante tentativi ammirevoli come quello delle Nazioni Unite”.

E continua il vice presidente della Cei: “Poiché è sotto accusa la credibilità delle Chiese, le nostre comunità mediterranee, per ragioni diverse nei diversi luoghi, devono esibire alla società e alle autorità pubbliche la propria credibilità e lealtà, soprattutto dimostrando di saper neutralizzare al proprio interno ogni tipo di violenza, di rimanere trasparenti e anche scevre da ogni tentativo di proselitismo o ingerenza nelle decisioni politiche2. Ripartiamo, in altri termini, da dove il santo Padre ci suggerì a Bari: «Come Gesù operò in un contesto eterogeneo di culture e credenze, così noi ci collochiamo in un quadro poliedrico e multiforme, lacerato da divisioni e diseguaglianze, che ne aumentano l’instabilità. In questo epicentro di profonde linee di rottura edi conflitti economici, religiosi, confessionali e politici, siamo chiamati a offrire la nostra testimonianza di unità e di pace. Lo facciamo a partire dalla nostra fede e dall’appartenenza alla Chiesa, chiedendoci quale sia il contributo che, come discepoli del Signore, possiamo offrire a tutti gli uomini e le donne dell’area mediterranea”.