Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «aprire un varco tra il Vangelo e il mondo»

«Paolo sceglie lo sguardo che lo spinge ad aprire un varco tra il Vangelo e il mondo pagano». Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, in piazza San Pietro, davanti a 13 mila persone, ha fatto notare come «nel cuore di una delle istituzioni più celebri del mondo antico, l’Areopago, egli realizzi uno straordinario esempio di inculturazione del messaggio della fede: annuncia Gesù Cristo agli adoratori di idoli e non lo fa aggredendoli, ma facendosi ‘pontefice, costruttore di ponti’». Poi Francesco è entrato nel dettaglio della dinamica di inculturazione messa in moto dall’apostolo: «Paolo prende spunto dall’altare della città dedicato a ‘un dio ignoto’ – cioè un altare che era scritto al dio ignoto: nessuna immagine, niente, soltanto quella iscrizione – e, partendo da quella ‘devozione’ per entrare in empatia con i suoi uditori, proclama che Dio ‘vive tra i cittadini’ e ‘non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni’. È proprio questa presenza che Paolo cerca di svelare: ‘Colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio’».

«Anche ad Atene il Vangelo attecchisce e può correre a due voci: quella dell’uomo e quella della donna!», ha esclamato il Papa, soffermandosi sul discorso di Paolo all’Areopago, in cui «per rivelare l’identità del dio che gli Ateniesi adorano, l’Apostolo parte dalla creazione, cioè dalla fede biblica nel Dio della rivelazione, per giungere alla redenzione e al giudizio, cioè al messaggio propriamente cristiano». Paolo, in altre parole, «mostra la sproporzione tra la grandezza del Creatore e i templi costruiti dall’uomo, e spiega che il Creatore si fa sempre cercare perché ognuno lo possa trovare». In questo modo, Paolo «annuncia Colui che gli uomini ignorano, eppure conoscono», ha commentato Francesco: «C’è una bella espressione di Papa Benedetto XVI che dice: ‘Paolo annunzia l’Ignoto-Conosciuto’. Quelli che non conoscono, ma conoscono». Poi Paolo «invita tutti ad andare oltre ‘i tempi dell’ignoranza’ e a decidersi per la conversione in vista del giudizio imminente». «Paolo approda così al kerygma e allude a Cristo, senza citarlo, definendolo come l”uomo che Dio ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti’», ha spiegato il Papa. «E qui c’è il problema», ha aggiunto a braccio: «La parola di Paolo, che finora aveva tenuto gli interlocutori con il fiato sospeso, perché era interessante, trova uno scoglio: la morte e risurrezione di Cristo appare ‘stoltezza’ e suscita scherno e derisione. Paolo allora si allontana: il suo tentativo sembra fallito, e invece alcuni aderiscono alla sua parola e si aprono alla fede». «Tra questi un uomo, Dionigi, membro dell’Areopago, e una donna, Damaris», ha concluso il Santo Padre: «Anche ad Atene il Vangelo attecchisce e può correre a due voci: quella dell’uomo e quella della donna!».

«Chiediamo anche noi oggi allo Spirito Santo di insegnarci a costruire ponti con la cultura, con chi non crede o con chi ha un credo diverso dal nostro». È l’invito con cui il Papa ha concluso l’udienza di oggi, dedicata al discorso di San Paolo all’Areopago, esempio per eccellenza di «inculturazione della fede». «Sempre costruire ponti, sempre la mano tesa, niente aggressione!», ha esclamato Francesco a braccio. «Chiediamogli la capacità di inculturare con delicatezza il messaggio della fede – l’invito finale –  ponendo su quanti sono nell’ignoranza di Cristo uno sguardo contemplativo, mosso da un amore che scaldi anche i cuori più induriti».

«Il mese di novembre, dedicato alla memoria e alla preghiera dei defunti, sia per tutti l’occasione per riconsiderare il significato dell’esistenza umana e della vita eterna». È l’augurio del Papa, formulato salutando i fedeli di lingua italiana, al termine dell’udienza. «Questo tempo – ha proseguito Francesco – sia un incoraggiamento a comprendere che la vita ha un grande valore se vissuta come dono, non soltanto a se stesso, ma a Dio ed al prossimo». Poco prima, salutando i pellegrini polacchi, il Papa ha  ricordato che domenica prossima la Chiesa in Polonia celebra la Giornata di solidarietà con la Chiesa perseguitata, organizzata dalla fondazione papale «L’Aiuto alla Chiesa che soffre», insieme alla Conferenza episcopale polacca. «Quest’anno il soccorso spirituale e materiale è rivolto in particolare ai cristiani del Sud Sudan», ha ricordato Francesco: «La vostra preghiera e le opere concrete di solidarietà portino sollievo ed aiuto ai fratelli e alle sorelle che soffrono per Cristo in diverse parti del mondo», l’auspicio.