Arte & Mostre

Firenze, presepi a San Lorenzo: curiosità in basilica

La Basilica di San Lorenzo ,una delle più prestigiose chiese fiorentine in quanto ‘tempio di corte’ per la famiglia Medici ospita una mostra singolare.

di Rosanna Caterina Proto Pisani 

In occasione degli ottocento anni dall’istituzione a Greccio del primo presepe creato da San Francesco, il Consiglio Pastorale di San Lorenzo  ha voluto commemorare questa ricorrenza esponendo inconsueti presepi.
Il percorso si snoda nelle cappelle laterali che si affacciano sulla navata : cartelli azzurri con richiami al Vangelo e riprendendo le parole di Papa Francesco invitano i visitatori a meditare sul mistero dell’incarnazione di Cristo.
Questi presepi sono sculture di piccole dimensioni in terracotta, stucco, cera  rappresentanti la Vergine Maria, San Giuseppe, il Bambino Gesù inseriti in scarabattole o teche, circondati da angeli, ma più spesso da fiori realizzati in carta e stagnola.
Oggetti singolarissimi di aspetto prezioso, luccicante e dai colori vivaci si inseriscono con forte contrasto nell’architettura brunelleschiana conferendo alle purissime e intellettuali linee della chiesa un aspetto più civettuolo e confidenziale.
Dalla ‘Madonna con Gesù Bambino ‘ tra fiori della prima cappella si passa nella seconda alla ‘Sacra Famiglia ‘: Giuseppe, la Madonna col Bambino fra angeli, vestiti con abiti in seta impreziositi da galloni dorati, opere eseguite entrambe nella seconda metà del secolo XVIII fino al presepe in cartone sagomato della basilica di San Lorenzo, nella terza cappella ,già tardo ottocentesco. Seguono quindi tre ‘Bambini Gesù ‘della seconda metà del secolo XVIII nella quarta cappella dove il Bambino custodito nella teca centrale vestito preziosamente in seta ricamata e galloni è accompagnato lateralmente da altri due Bambini , coperti soltanto da ricchi perizomi, che nella quasi nudità , nel gesto del braccio destro sollevato e per la presenza della croce in quello di sinistra richiamano significativamente alla Resurrezione.
Il percorso continua nelle cappelle di destra dove nella quinta sono ospitate tre ‘Madonne’ sempre della seconda metà del secolo XVIII: la prima custodita in una teca sagomata indossa un mantello, la seconda porta una corona come la terza, inserita in una campana di vetro, che, oltre alla corona mostra un vezzo di corallo. Le tre Madonne indossano abiti preziosi in seta con raffinati ricami, ma la cui sobrietà rimanda ad una manifattura toscana.
Nella cappella accanto, la sesta, fa bella mostra di sé un ´Bambino Gesù’, fasciato con galloni dorati e cuffietta, disteso in una culletta in legno intagliato e dorato che rimanda nelle sue linee più ampie e pausate ai reliquiari della prima metà del Settecento.
Seguono quindi nella settima cappella ancora  cinque ´ Bambini Gesù’ della seconda metà del secolo XVIII: quello centrale, esposto in teca è in terracotta ,circondato da una cornice di fiori eseguiti in carta dorata e stagnola. Fiori eseguiti in carta e altri attributi di Cristo come l’Arma Christi nel primo le pecorelle nel secondo accompagnano gli altri Bambini Gesù eseguiti in cera, tra i quali si vuole soprattutto ricordare il quarto che rimanda al Buon Pastore, vestito con un elegante costume settecentesco e un gran cappello.
Chiude l’ esposizione la scarabattola nell’ottava cappella che custodisce il gruppo di 
‘San Giuseppe, la Madonna e il Bambino ‘ realizzati in stucco nella seconda metà del secolo XVIII, con eleganti vestiti in seta e canutiglia d’argento.


La mostra è dedicata a due personalità straniere che hanno collezionato e donato questi oggetti e che hanno scelto Firenze come sede  della propria vita.
La prima un’americana Eve Borsook arrivò giovanissima in Italia con una borsa di studio prima a Roma e poi a Firenze che è diventata – come per molti altri anglosassoni – la sua seconda patria. Storica dell’arte di razza ha studiato e pubblicato libri su argomenti di estrema importanza sui mosaici siciliani o su personalità del Rinascimento fiorentino, dedicandosi in maniera approfondita allo studio del restauro di capolavori come gli affreschi con la ‘Storia della vera Croce’ di Piero della Francesca ad Arezzo.
La seconda Barbara Schleicher, tedesca, è stata una delle più delle più fini e sensibili restauratrici che abbia operato a Firenze. Ha restaurato opere importantissime come il Volto Santo di Sansepolcro del XII secolo e soprattutto il Crocifisso ligneo di Santo Spirito, opera giovanile di Michelangelo.
Inseparabili amiche avevano saputo coltivare accanto all’ interesse per i capolavori dell’arte anche l’amore per oggetti particolari di paglia, papiers roulés, paste dì santi, ceramiche popolari, i presepi attualmente esposti in San Lorenzo. 
Tali interessi hanno portato alla realizzazione di alcune mostre tra il 2000 e il 2015 che hanno sensibilizzato l’opinione pubblica, invitando anche noi italiani a prendere in considerazione oggetti completamente  negletti e privati di qualsiasi tutela con  il rischio inevitabile della loro perdita totale.
Bisogna dunque essere grati a Eve Borsook e a Barbara Schleicher, pioneristiche viaggiatrici eredi del Gran Tour, che hanno saputo cogliere in Italia accanto alle testimonianze più prestigiose dell’arte, l’interesse di opere ,che seppure realizzate in materiali poveri ,sono esemplari per perizia tecnica, gusto, invenzione fantasia che li rendono veri e propri capolavori nascosti.
Un grazie particolare va a Don Marco Viola che inserendo questi oggetti in una nobilissima struttura architettonica ha saputo valorizzarli, ricordando che queste opere non erano solo destinate alla devozione dei religiosi, ma anche di nobili famiglie che li custodivano gelosamente come i Martelli, profondamente legati ai Medici e alla chiesa di San Lorenzo.
Rosanna Caterina Proto Pisani