Toscana

La «strada dei marmi»: un’opera di cui vantarsi

di Renato Bruschi

L’Italia vanta un triste primato nelle statistiche europee: è al primo posto per «opere pubbliche iniziate e mai terminate», veri e propri monumenti allo spreco. Qualche volta però esistono le eccezioni. È il caso della «strada dei marmi», imponente opera d’ingegneria che collega i bacini marmiferi di Carrara, con la via Aurelia, in particolare con la vasta area dove un tempo sorgeva la «zona industriale». Oltre cinque chilometri e mezzo di gallerie e viadotti che assicurano una soluzione definitiva e vantaggiosa al trasporto del marmo, eliminando dalla città il traffico pesante. Inaugurata a fine aprile, la nuova infrastruttura è diventata immediatamente operativa, ed è percorsa da oltre trecento camion che, più volte al giorno, circolano nei due sensi di marcia, carichi di tonnellate di «oro bianco».

LA STORIA. Ideato nel Duemila, con lo scopo di risolvere l’annoso problema del traffico, congestionato dai mezzi pesanti, il progetto della «strada dei marmi», fa proprie le istanze di riqualificazione della città, tentando di ridurre l’inquinamento acustico e atmosferico, e migliorando, nello stesso tempo, la sicurezza stradale e la vita dei cittadini. Sempre nel Duemila viene istituita una società partecipata «ad hoc», denominata «Progetto Carrara». Tra i suoi scopi: «contribuire al processo di rinascita ambientale, culturale ed economica» della città. E con un particolare interesse: «realizzare un’arteria viaria di collegamento tra i bacini marmiferi e le principali direttrici di traffico, destinata specialmente al trasporto dei materiali lapidei: la Strada dei Marmi». Presidente della società è Italo Vatteroni. Ingegneri e geometri si susseguono nei rilevamenti per approntare un programma di interventi, il più possibile rispettoso delle peculiarità del territorio. Alla fine del 2003 si avvia il primo lotto di lavori che prevede la costruzione di due gallerie nel tratto a monte della città. La ditta appaltatrice è la ATI DE.MO.TER. di Messina. Tre anni dopo si aprono i cantieri del secondo lotto e i lavori sono affidati al gruppo industriale Maccaferri «ADANTI SpA» con sede in Bologna. Nel 2010 arrivano cambiamenti al vertice della società: viene nominata presidente Silvia Dell’Amico e sarà proprio quest’ultima a «tenere a battesimo» l’apertura dell’ultimo tratto.

I PRECEDENTILa «via dei marmi» prende, idealmente, il posto della vecchia «marmifera», la linea ferroviaria privata a trazione tradizionale che dalla stazione di Avenza arrivava fino alle cave. Iniziata a fine Ottocento (la prima inaugurazione ci fu nell’agosto del 1876) la via ferrata si sviluppava su un percorso di circa 22 chilometri, lungo gallerie e ponti. La «marmifera» oltre a facilitare il trasporto dei blocchi a valle, garantito, fino ad allora, dai buoi, sollecitò un incremento nell’estrazione del marmo. Alla metà degli anni Sessanta, complice il boom industriale, anche la ferrovia fu abbandonata, per cedere il passo ai «mezzi gommati» che con la loro forza e agilità risalivano, lungo strade polverose, fino ai piazzali di cava. Restava però ineliminabile, nonostante la costruzione di nuovi tracciati stradali, l’attraversamento della città per trasferire i blocchi di marmo verso il porto navale o nei luoghi di lavorazione. Una situazione, che nel corso degli anni, ha finito per diventare insostenibile per la salute dei cittadini e per il bene della città. IL PRESENTE«Questa opera, unica nel suo genere – ha dichiarato la presidente Silvia Dell’Amico – nasce dunque come risposta concreta ad un annoso problema. Anzi a più problemi. Abbiamo abbattuto, nel minor tempo possibile e con costi contenuti al massimo, l’inquinamento collegato al trasporto del marmo, garantendo una nuova sicurezza sulle strade. I camion che scendono dalle cave sono interamente lavati prima di immettersi nella nuova strada, con conseguenti benefici in termini di riduzione delle polveri. Posso affermare che la “Progetto Carrara” ha centrato l’obiettivo, il core-business ha funzionato. Durante questi due anni di mandato, ho impostato il lavoro della società verso una costante attenzione ai problemi dei cittadini, cercando l’ascolto e il dialogo, per trovare insieme le soluzioni più giuste e attenendomi sempre alla massima trasparenza. La “nostra strada” ha un ridotto impatto ambientale, e nel realizzarla sono stati seguiti tutti gli standard ecosostenibili. La maggior parte del tracciato si svolge in galleria, dove, tra l’altro, sono state montate vie di fuga nuove, una sorta di tunnel sopraelevati, con scale di accesso ogni 500 metri, e ingressi dotati di porte resistenti al fuoco e ai gas. Per i disabili sono stati previsti ascensori a norma di legge e l’intero tratto coperto può essere percorso in piedi. Credo – ha detto in conclusione Dell’Amico – che la “strada dei marmi” sia un’opera pubblica di cui vantarsi non solo a livello nazionale ma europeo». LA SCHEDAL’opera iniziata nel 2003 è costata 119 milioni di euro, 22 milioni coperti da fondi europei, il resto da contributi regionali e da mutui accesi dalla giunta comunale e dalla società partecipata. Il percorso totale è di 5.611 metri, di cui 4541 di gallerie («Santa Croce» – «Monte Greco» – «Corvenale» – «Artificiale» e la galleria d’emergenza) e 455 di tratto a cielo aperto e viadotti («San Giuseppe» – «Ossi 1» – «Ossi 2» – «Foce» – «Carrara»). Per realizzarla sono stati fatti scavi per oltre 1.085.000 mc e sono stati usati 259.000 mc di calcestruzzi, 25.590.000 kg di acciaio e 438.000 m  di rame. Per i prossimi cinque anni, la Strada dei Marmi, dalle ore 5.45 alle 17.20, tranne giornate festive e prefestive, è riservata all’esclusiva circolazione dei veicoli con massa superiore alle 7,5 tonnellate, per i quali è stata prevista l’obbligatorietà del lavaggio sia che trasportino scaglie o blocchi.