Italia

Roma, un milione in piazza per difendere la famiglia e la libertà d’educazione

Dopo i saluti di Cornelius Eke, rappresentante della comunità africana a Roma, e di Giacomo Ciccone di Alleanza Evangelica, Gandolfini ha dato lettura della lettera del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, impossibilitato a essere presente per lo shabbat, che sottolinea la necessità di «non travolgere i fondamenti consolidati», e individuare « modelli condivisi». Dal palco è stato letto pure il messaggio inviato dall’associazione Agapo, nel quale i genitori di figli gay spiegano che «il matrimonio fra omosessuali non fa il loro bene» perché trasmette il messaggio che «la relazione tra due uguali è uguale a quella tra due differenti», ma «ciò non è vero». Secondo Agapo, occorre «guardare con realismo la propria condizione» mentre il ddl Cirinnà «oscura il ruolo dell’alterità nelle relazioni affettive, rendendo l’uomo e la donna intercambiabili».

«Questa teoria gender vuole inquinare il cervello dei nostri figli». È l’allarme lanciato nel corso della manifestazione dall’imam Mohamed Ben Mohamed della moschea di Centocelle. «Tutti uniti – ha aggiunto – possiamo sconfiggere questi progetti, perché i nostri figli hanno il pieno diritto di crescere come siamo cresciuti noi». Per la giornalista Costanza Miriano «parlare della differenza vuol dire parlare della vera grande bellezza dell’uomo e della donna». Di qui il richiamo alla «Mulieris Dignitatem», il rilancio della missione delal donna, «chiamata a ricordare all’uomo il bene e il bello di cui lui è capace». Il portavoce della manifestazione, Massimo Gandolfini, ha quindi letto messaggio inviato nei giorni scorsi da monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, nel quale il presule augura «pieno successo» all’iniziativa, «nella certezza che porterà un contributo prezioso alla vita della Chiesa e di tutte le persone che hanno a cuore il bene dell’intera umanità».

«Vogliamo testimoniare la bellezza della famiglia», hanno detto Vincenzo e Sara, salendo con i loro 11 figli sul palco allestito oggi a piazza San Giovanni. «Tutti figli nostri, nati da un papà e una mamma», precisano. Vincenzo e Sara raccontano i tentativi subiti a scuola di educare i loro figli all’affettività/sessualità. «All’inizio – raccontano – non capivamo di che cosa si trattasse, poi quando ce ne siamo resi conto abbiamo messo in guardia i nostri figli. A volte li abbiamo mandati a scuola lo stesso, a volte non li abbiamo mandati a scuola, a volte sì, ma suscitando in loro capacità critiche». «Siamo noi genitori – concludono – chiamati in primis a educare i nostri figli, e la scuola non può toglierci questo diritto sacrosanto».

«Basta con questa teoria gender nelle scuole», ha chiesto dal palco Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, parlando di «deriva totalitaria che tende a imporre per legge la dittatura del pensiero unico», che «non ha nulla a che vedere con il sentire del popolo». «Oggi in piazza stiamo facendo tutti cultura, non contro le persone – ha rimarcato Simone Pillon del Forum delle famiglie – ma contro le ideologie che stano distruggendo la famiglia e tentano di decostruire i modelli del maschio e della femmina».

«Mamma e papà non sono intercambiabili», ha affermato Mario Adinolfi. «Dicendo no al ddl Cirinnà noi ci battiamo per i diritti civili». «Questa proposta di legge apre alle adozioni gay e alla pratica dell’utero in affitto. Rischiamo di fare come Elton John, i figli diventano un regalo».

«L’Europa sta commettendo un peccato rifiutando il Vangelo», ha esordito Kiko Arguello, iniziatore del Cammino neocatecumenale, presentandosi al microfono di piazza San Giovanni con una grande croce. «Dicendo che bisogna andare contro le ideologie che avvelenano, il Papa ha benedetto la nostra piazza. Sappiate che il Papa sta con noi». «Cristo è risorto, è veramente risorto. Questo è il punto, dobbiamo testimoniarlo a tutta la società, dobbiamo portare nel nostro corpo, concretamente, il pegno di questa resurrezione».