Il film: “Comandante”, restare umani nel profondo della barbarie

Dopo l'esordio al Festival di Venezia arriva in sala «Comandante», storia vera del comandante della Regia Marina Italiana Salvatore Todaro, una personalità ambigua e suggestiva che parla al presente.

Pierfrancesco Favino in "Comandante"

Era il 2018: mentre il governo italiano dichiarava guerra alle ONG e ai soccorsi nel Mediterraneo, l’ammiraglio Giovanni Pettorino teneva un discorso per il 153° anniversario della Guardia Costiera. L’ammiraglio citò la figura, sconosciuta ai più al di fuori della Marina Militare, di Salvatore Todaro, un comandante di sommergibile che combatté sotto il fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale.

Più che per i suoi atti di guerra, Todaro divenne famoso per la sua ferma aderenza alla “legge del mare”, che lo portò più volte a disubbidire agli ordini dei superiori e ad inimicarsi gli alleati tedeschi. Todaro affondò la belga Kabalo nel 1940 e la inglese Shakespeare nel 1941, ogni volta fermandosi a soccorrere i naufraghi delle due navi e portandoli al più vicino porto sicuro, incurante del rischio per sé e per il proprio equipaggio.

Edoardo De Angelis scopre Todaro attraverso il discorso di Pettorino e decide di approfondirne la figura, ottenendo anche accesso ai diari dell’ufficiale dalla Marina. Il risultato della ricerca è «Comandante», un film sorprendente incentrato su un uomo complesso e contraddittorio, un ufficiale fascista imbevuto di superomismo dannunziano e affascinato dalle filosofie orientali, caratterizzato da una tempra morale inscalfibile e ammirevole.

Grazie all’intensa e studiata interpretazione di Pierfrancesco Favino, De Angelis racconta la figura di Todaro focalizzandosi su questo suo ostinato aggrapparsi a una legge morale superiore a quella passeggera di un governo o dell’altro, un principio di umanità condivisa che spinge a soccorrere il proprio simile in pericolo, chiunque esso sia, anche in mezzo a una realtà dura e antagonistica come la Seconda Guerra Mondiale.

«Comandante» è un’epica anche visivamente imponente, forte dei bellissimi set ereditati dal lavoro di Francesco De Robertis, e proprio il sommergibile diventa forma concreta dell’allegoria di De Angelis: il sottomarino diventa l’Italia stessa, un angusto e claustrofobico microcosmo in cui convivono lingue, tradizioni e culture diverse, un “bordello meraviglioso e putrido” che sa riscoprire uno spirito di unità proprio in quella vocazione umanistica che riemerge nell’aiuto al prossimo.

Le dinamiche interpersonali, tra i membri dell’equipaggio e tra questi e i naufraghi raccolti dal mare, sono molto più avvincenti e appassionanti delle pur notevoli scene di battaglia, e le voci fuori campo tratte da diari e lettere d’epoca aiutano a scendere nel profondo della psiche dei personaggi, rendendoli vivi e sfaccettati, permettendo una relazione col pubblico.

“Esiste un eroismo barbaro, e un altro tipo, un eroismo che fa commuovere l’anima”, chiosa il protagonista: di fronte all’obiettiva difficoltà di raccontare di eroi che hanno combattuto dal lato sbagliato della storia, De Angelis recupera un esempio di umanità sopravvissuta alla retorica bellica e all’ideologia criminale del fascismo.

Lontano da ipotesi di revanscismo o di revisionismo, il protagonista di «Comandante» pone uno scomodo e provocatorio interrogativo all’Italia presente: se perfino un ufficiale fascista, sotto le armi e in piena guerra, riconosceva l’esistenza di una legge morale superiore a cui appellarsi per andare in soccorso di un altro essere umano in pericolo, foss’anche un nemico, in tempo di pace che scuse si possono mai trovare per non fare altrettanto?

COMANDANTE di Edoardo De Angelis. Con Pierfrancesco Favino, Massimiliano Rossi, Giuseppe Brunetti, Johannes Wirix. Italia, 2023. Biografico.