Cultura & Società

Firenze, a Novoli la parrocchia riflette sulla tratta e il recupero delle vittime

L’ordinanza antiprostituzione del Sindaco di Firenze Dario Nardella ha rotto decenni di silenzio colpevole. Dopo l’entrata in vigore a Firenze lo scorso 15 settembre 2017, chi si accompagna alle prostitute, può essere punito con il carcere fino a 3 mesi o da una multa fino a 206 euro. L’argomento sollevato è antico e di fatto noto da sempre, forse per questo è sembrato non avere tanta rilevanza per la collettività che assiste, quasi indifferente e comunque imbarazzata, al via vai di signorine e auto che si accostano bordo strada.

La sostanza che rende importante questa ordinanza non è semplicemente il fatto che tratti di prostituzione, ma un altro aspetto, più profondo: con l’ordinanza è il cliente che viene investito della colpa di richiedere un tale servizio e non le ragazze che sono costrette, da altri, a prestarlo. Questo perché finalmente si è riconosciuto che le ragazze in strada, oltre ad essere in massima parte minorenni, sono costrette a vendersi con la violenza e sono vittime di ricatti da parte dei loro «protettori» che non di rado colpiscono anche le loro famiglie.

Conoscendo la complessità di questo argomento e la sua attualità, il Consiglio della parrocchia San Donato in Polverosa ha ritenuto importante e utile organizzare un incontro aperto a tutti dal titolo «Il coraggio della libertà. Dalla schiavitù della tratta ad una vita piena di Luce».

L’incontro che si terrà lunedì 19 febbraio presso il nuovo salone della parrocchia San Donato in Polverosa in via de‘ Tacchinardi 15/C alle 21.00, è stato organizzato in collaborazione con chi da anni lotta contro la prostituzione e in favore del recupero della dignità e della libertà di queste donne. Relatrici d’eccezione saranno infatti Serena Perini e Sorella Costanza Pagliai, due volontarie della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, per il recupero delle schiave del sesso.

Questa comunità opera concretamente mediante volontari che passano la notte sulla strada con le ragazze, cercando di conoscere le loro storie, condividere con loro le paure e i drammi che hanno lasciato e che stanno vivendo, e aiutarle a trovare il coraggio di fuggire dai loro sfruttatori per ricominciare una vita altrove.  

«La prostituzione – si legge nel sito della Comunità Papa Giovanni XXIII – è sempre abusante: a chi vorrebbe difendere la libertà sessuale di chi va con le prostitute rispondiamo che è una “libertà” esercitata nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta: sono soggetti deboli, a volte poco più che adolescenti, privati dei documenti, sradicati dal loro paese, non in grado di difendersi e di reagire; donne vendute, costrette con la forza o ‘esportate’ con l’inganno. Un consenso apparentemente libero nasce da una catena di sopraffazioni che culmina con il cliente. Che quasi sempre conosce questa situazione, e diventa lui stesso uno sfruttatore».

Da 30 anni la Comunità si batte al fianco delle ragazze vittime di prostituzione trattata, per costruire con e per loro una vita dignitosa. Solo in Italia si stima che siano tra le 75.000 e 120000.Il 65% è in strada, il 37%, è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Provengono da Nigeria (36%) Romania (22 %) Albania (10,5%) Bulgaria (9%) Moldavia (7%), le restanti da Ucraina Cina e altri paesi dell’Est. 9 milioni sono i clienti, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese.

Serena Perini (Presidente della Commissione consiliare Pace e Diritti Umani del Comune) e Sorella Costanza Pagliai (Congregazione delle Sorelle Apostole della Consolata), offriranno a tutti un’occasione imperdibile per affrontare l’argomento, trattandolo con la pacatezza e la pertinenza di chi lotta per i diritti di queste ragazze tutti i giorni e sa che con l’impegno e la consapevolezza, soprattutto dei giovani, molta giustizia si potrà riconquistare.

La referente del consiglio pastorale parrocchiale per la famiglia, Elisabetta Morganti, afferma: «Come persona resto profondamente turbata dallo spaccato di realtà che emerge dai racconti dei volontari; come donna non riesco più a contenere l’indignazione e la rabbia per questa forma di schiavitù gestita impunemente alla luce del sole nelle nostre città dai trafficanti di esseri umani; come mamma vorrei abbracciare tutte queste ragazze e restituire loro un’infanzia e un’adolescenza pulita. So che questo è solo un sogno, ma so anche che molte donne potranno venirne fuori grazie ad una nuova mentalità comune e agli strumenti giuridici che si costruiranno. Allora sì, anche loro potranno ricominciare a vivere».