Cultura & Società

Fondazione per il Sud: tappa a Firenze sulla «scuola» di Don Milani

«Per Don Milani, la scuola era un’istituzione monarchica e totalitaria, non era qualcosa di buonista. Don Lorenzo credeva infatti che per entrare nell’animo di una persona fosse necessario lacerarlo, come lui aveva lacerato se stesso al momento della sua conversione». Lo ha detto Giuseppe De Rita, intervenendo, oggi a Firenze, alla quarta tappa della manifestazione nazionale itinerante, «Un futuro mai visto», promossa dalla Fondazione con il Sud, in occasione del suo decimo compleanno. L’incontro, il penultimo di cinque, è stato dedicato alla figura di don Lorenzo Milani: «La scuola che serve». Il presidente del Censis ha inoltre osservato come il prete di Barbiana credesse nel bene o nel male radicale. «Per questo – ha commentato – il buonismo e il senso democratico che gli sono stati attribuiti non gli appartengono». «Don Milani – ha osservato ancora De Rita – diceva che la lama di rasoio su cui si basa la formazione dei giovani è fra l’educazione alla legalità e la coscienza politica». Per tale motivo, ha concluso il presidente del Censis, «il valore del soggetto personale in Italia, della libertà soggettiva, non nasce con Pannella negli anni ’70 ma con don Milani, con il suo cattolicesimo, che sosteneva il primato della persona come fatto legalitario per eccellenza, ma anche come fatto politico per eccellenza. È questo quello che don Lorenzo voleva insegnare ai suoi ragazzi, ciò che lui aveva vissuto in prima persona, come esperienza formativa».

«La Fondazione con il Sud si occupa di interventi nel sociale, nelle sei regioni del Mezzogiorno d’Italia. L’obiettivo è quello di rafforzare il capitale sociale, contrastando la dispersione scolastica e valorizzando i beni comuni, l’inclusione di soggetti deboli, il mondo delle carceri e il mondo dell’immigrazione», ha spiegato Carlo Borgomeo, nell’intervento di apertura dell’incontro fiorentino. I precedenti appuntamenti si sono tenuti a Messina-Palermo, Lecce e Napoli, su Danilo Dolci, Renata Fonte e Adriano Olivetti. Il presidente della Fondazione con il Sud ha affermato che «se i cinque personaggi scelti per le cinque tappe, fossero stati più ascoltati, oggi ci troveremmo con un’Italia migliore». «Tra questi – ha osservato Borgomeo – non poteva mancare don Milani, per la forza del suo pensiero e della sua esperienza e perché nella nostra strategia la scuola non è uno dei problemi, ma è il problema principale». «Soprattutto con l’esperienza del Mezzogiorno – ha concluso – noi continuiamo a sostenere che non si può parlare di sviluppo economico del Sud, se si sottovaluta la valorizzazione del capitale umano».

«Don Milani è stato prima di tutto un prete, ma anche un insegnante, punto di riferimento per l’istruzione dei poveri», ha detto Sandra Gesualdi, della Fondazione don Lorenzo Milani. «Per don Lorenzo – ha commentato Gesualdi – al centro della scuola di Barbiana, c’erano le esigenze dei ragazzi. A Barbiana si andava per imparare ad interagire con il mondo e per fare un’esperienza di solidarietà e di comunità». «Era un’opportunità – ha concluso – per far uscire i giovani delle famiglie contadine dall’indigenza».