Cultura & Società

Sindone, capolavori toscani nella mostra di Torino

di Timothy VerdonDirettore dell’Ufficio d’arte sacra e dei Beni culturali ecclesiastici dell’arcidiocesi di Firenze, ideatore e curatore della mostra «Gesù. Il corpo, il volto nell’arte»

Nella grande mostra allestita a Torino nell’occasione dell’ostensione della Sindone – Gesù. Il corpo, il volto nell’arte, 1° aprile-1 agosto, Scuderie Juvarriane, Reggia di Venaria Reale) – moltissimi sono i capolavori toscani. Tra questi sono: il crocifisso del giovane Michelangelo di Santo Spirito; quello di Donatello da Bosco ai Frati; la enorme croce d’argento di Antonio Pollaiolo dell’Opera del Duomo di Firenze; dipinti, sculture, oreficerie e suppellettili da chiese e musei diocesani Firenze, Fiesole, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Prato, Siena, nonché opere dagli Uffizi, da Pitti, dal Bargello-firme importanti come Luca della Robbia, Filippino Lippi, Roger Van der Weyden, Paolo Veronese, Federico Barocci, Peter Paul Rubens. D’origine in qualche modo «toscana» sono anche i prestigiosi prestiti dai Musei Vaticani, autorizzati dal Direttore, Antonio Paolucci: sculture paleocristiane, avori bizantini, dipinti di Giovani Bellini e Guercino. Queste opere, con altre provenienti dall’Italia e dall’estero – complessivamente quasi 200 pezzi –, sono esposte nelle monumentali scuderie della Reggia sabauda realizzate dall’architetto di corte Filippo Juvarra, in un percorso lungo quasi come il Duomo di Firenze: 140 metri, divisi in sette sezioni o «sale» corrispondenti ai temi di riflessione proposti dalla mostra: I. Il corpo e la persona; II. Dio prende un corpo; III. L’uomo Gesù; IV. Il corpo dato per amore; V. Il corpo risorto; VI. Il corpo mistico; VII. Il corpo sacramentale.

Nella prima sezione, Il corpo e la persona, viene esplicitato lo scopo della mostra in un ambiente dominato da poche ma significative opere, tra cui un dipinto di grandi dimensioni raffigurante la Deposizione o Sepoltura di Cristo e una statua d’epoca classica raffigurante un personaggio antico – ad esempio un atleta nudo.

Il tema formale della mostra – la corporeità di Cristo – viene cioè proposto in forma di domanda aperta intorno al rapporto tra corpo e spirito nella tradizione culturale occidentale. Oggi, in una cultura che sempre più pensa al corpo in chiave «tecnica», preoccupandosi di modificarne l’aspetto e potenziarne la performance, esercita singolare fascino infatti una corporeità espressiva di impegno interiore, di gesti significativi, di amore spirituale: la corporeità attribuita a Cristo nelle opere esposte.

Le successive quattro sezioni della mostra illustrano la vita corporea di Cristo dal concepimento alla risurrezione dai morti, con immagini dell’Annunciazione, di Maria in attesa del parto, della Natività, Epifania e Presentazione al Tempio/ Circoncisione (Dio prende un corpo); dell’adolescenza di Cristo, del Battesimo, del ministero pubblico (L’uomo GesùIl corpo dato per amoreIl corpo risorto).

La sesta sezione, Il corpo mistico, riguarda l’estensione dell’idea «Corpo di Cristo» alla Chiesa, già negli scritti di san Paolo descritta in termini «corporei»; le immagini suggeriscono il rapporto tra il corpo storico di Cristo e la Communio sanctorum che nel suo insieme costituisce un «Corpo mistico» estensivo della presenza fisica di Cristo nel mondo. Le opere esposte includono uno o due polittici con santi sistemati intorno alla Madonna col Bambino, qualche raffigurazione di martirio, e immagini di santi quali Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, che avevano un particolare rapporto con il corpo fisico di  Cristo. L’ultima sezione, Il corpo sacramentale, riassume i vari sensi della mostra alla luce dell’esperienza liturgica che, dagli albori del cristianesimo ad oggi, insiste sul corpo realmente presente nell’Eucaristia. Insieme a dipinti relativi a questo tema sono esposti paramenti e suppellettili con analoga accentuazione iconografica.

L’allestimento della mostra, curata dall’architetto torinese Massimo Venegoni, mira a suggerire il contesto d’uso originario della quasi totalità delle opere esposte, il luogo liturgico cattolico, ricollocando i dipinti, le sculture, le oreficerie e i paramenti sacri in spazi che ricordano chiese. La forma delle sale, l’illuminazione e il sottofondo musicale che accompagna la visita sono state pensate in funzione di questo obiettivo, ad uno scopo però più scientifico che religioso: quello di riabilitare come «dato storico» il messaggio teologico ed emotivo inteso dagli artisti e dai committenti delle opere. Alcuni dipinti sono addirittura allestiti sopra altari per evocare il rapporto visivo tra immagine e rito: diverso infatti è l’impatto di una Deposizione o Pietà vista in un museo e quello della stessa opera sopra una mensa eucaristica; nel secondo caso la percezione del corpo di Cristo raffigurato è condizionata dalla fede che lo stesso corpo sia realmente presente, seppur invisibile, nel pane e vino consacrati.

La mostra invita infatti a riscoprire la particolare intensità con cui i credenti d’altri tempi – i committenti materiali e gli originali fruitori delle opere esposte – guardavano un corpo e un volto ritenuti «vero cibo» e «vera bevanda»; un corpo e un volto che, interiorizzati, li avrebbero trasformati col dono della «vita eterna». Quest’esperienza, forse pienamente accessibile solo alla fede, può essere immaginata anche da chi non crede; anzi, deve essere immaginata, perché costituisce il normale contesto di ricezione di simili immagini, una componente imprescindibile del loro messaggio.

Tra i 17 saggi del catalogo a cura della Silvana Editrice ci sono anche testi di Mordechay Lewy (ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede), di Giovanni Maria Vian (direttore dell’Osservatore Romano), di Armando Puig (teologo e preside della Facoltà Teologia Catalana), Filippo Rossi (artista chiamato da Benedetto XVI il 21 novembre), e Antonio Paolucci (direttore dei Musei Vaticani).

L’OstensioneLa prima volta nel nuovo millennio

La prima Ostensione della Sindone del nuovo millennio avrà luogo a Torino dal 10 aprile al 23 maggio sul tema: «Passio Christi passio hominis». Momento culminante dell’evento, la visita di Benedetto XVI, in programma domenica 2 maggio. La visita del Papa inizierà alle 9,30 dal mattino, direttamente da piazza San Carlo, dove il Santo Padre sarà accolto dall’arcivescovo e dalle autorità cittadine. Alle 10 la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Papa con i cardinali, i vescovi e i sacerdoti. Subito dopo la messa, il Papa guiderà la recita del Regina Caeli e proporrà una sua ulteriore riflessione. Nel pomeriggio, alle 16,30, l’incontro del Papa con i giovani: inizierà con il saluto del cardinale e quello di due giovani e proseguirà con il discorso che il Santo Padre proporrà ai giovani. I pellegrini che accorreranno a Torino vedranno una Sindone dalla «visibilità» migliorata, grazie al restauro del 2002, che ha attenuato le profonde pieghe che ne deturpavano l’immagine. La Sindone è riposta distesa anziché arrotolata, come era avvenuto negli ultimi secoli, in modo da ridurre il rischio che le pieghe del tessuto invadano parti dell’immagine. La visita di Benedetto XVI consolida la «tradizione» avviata da Giovanni Paolo II – che l’aveva effettuata il 24 maggio 1998 – di venerare la Sindone nel corso della visita pastorale alla città di Torino.

L’afflusso dei pellegrini

Per la prima Ostensione della Sindone di questo millennio sono attesi tra 1.500.000 e 1.800.000 pellegrini. Lo ha reso noto Maurizio Baradello, direttore generale del Comitato per l’Ostensione, precisando che tra le prenotazioni finora arrivate al sito www.sindone.org – 1.300.000 – il 93% proviene dall’Italia, in prevalenza dalle Regioni vicine come Veneto, Liguria e Toscana, ma anche dal Lazio, grazie al supporto dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Anche dall’estero fanno da «capolista» i Paesi limitrofi, come Francia, Germania e Spagna, ma sono «consistenti» anche gli arrivi dagli Stati Uniti (quasi 8.000) e dalla Russia (6.000).

Ma quale sarà la «giornata tipo» del pellegrino che si reca a Torino per l’importante appuntamento? Il percorso di «avvicinamento» alla Sindone, hanno spiegato gli organizzatori, sarà aperto ogni mattina alle 7,30, dopo la messa mattutina delle 7. Il flusso dei pellegrini continuerà fino alle 20, con «prolungamenti» (fino alle 22,30) in alcuni giorni della settimana. Prevista anche una «fascia protetta» il mercoledì, dalle 14 alle 16,30, per disabili e ammalati. Alle 21, il Duomo riaprirà per ospitare incontri preghiera e alcune importanti iniziative culturali.

M.Michela Nicolais