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Legge 194: Mpv, urgente riforma consultori, tutela obiettori, dati certi e completi

Hanno ricordato che per quanto riguarda la legge 194/78, i consultori familiari devono recuperare la loro funzione di sostegno alla gestante in difficoltà per aiutarla a «superare le cause che», come recita l’art. 2 della suddetta legge, «potrebbero indurla all’interruzione della gravidanza». Su tale quadro occorre poi difendere il diritto di obiezione di coscienza di medici e operatori sanitari, «spesso «ingiustamente vessati e discriminati», e metterli nelle condizioni di operare all’interno dei consultori. I due progetti in materia di riforma dei consultori presentati alla Camere e al Senato, ha detto Casini, «riprendono il testo elaborato dal Forum della associazioni familiari», da anni impegnato su questo fronte con il Mpv. Il Movimento chiede, inoltre, al ministero della Salute che nella relazione annuale sull’attuazione della legge 194 venga indicato non solo il numero degli aborti, ma anche il numero dei bambini nati, per «quantificare se, e in quale misura, è stato realizzato l’obiettivo di prevenzione dell’aborto, anch’esso contemplato nella legge, anche se poco noto».

Secondo la relazione ministeriale del 15 ottobre 2014, il progressivo calo degli aborti (circa 111mila nel 2012) sarebbe una «prova» della bontà della legge. «Non è così», obietta Casini. «Il dato – spiega il presidente del Mpv che questa mattina ha presentato una «contro-relazione»- va letto all’interno del crollo demografico che ha significativamente ridotto il numero delle donne in età fertile» e alla luce della «nuova clandestinità dell’aborto» indotta dall’utilizzo delle «cosiddette pillole del giorno dopo o dei cinque giorni dopo». Sul loro impiego, chiarisce, mancano dati precisi, ma «secondo informazioni giornalistiche ne verrebbero vendute ogni anno 370mila confezioni».

Quanto alla polemica sull’obiezione di coscienza e i ripetuti tentativi di limitarla perché porterebbe alla paralisi delle Ivg, non ultimo il decreto del presidente della Regione Lazio Zingaretti (maggio 2014), Gigli fa notare che dalla relazione del ministro Lorenzin emerge che «il superlavoro dei ginecologi non obiettori è una favola», giacché «la media settimanale di aborti richiesti a questi medici è di 1.7». «I consultori pubblici – aggiunge Casini – dovrebbero lavorare sul modello dei Centri per la vita, grazie ai quali nel solo 2013 sono nati 10.291 bambini. Lo Stato può rinunciare alla punibilità dell’aborto, ma non a difendere la vita. Noi, con i nostri pochi mezzi a disposizione, dimostriamo che è possibile farlo, non contro la madre ma insieme con lei».