Italia

Mcl al Governo: «invertire la rotta» per il Mezzogiorno

«Bisogna unire il Paese» – insiste il documento – e «occorre necessariamente ripartire dal lavoro», nella convinzione che «la migliore ricetta per l’occupazione e lo sviluppo rimane la crescita dell’economia e con essa la creazione di nuovi posti di lavoro svincolati da interventi economici di sostegno, che non sempre trovano riscontro nella reale volontà di crescita delle imprese».

«Abbiamo estremamente bisogno – sostiene Mcl – di una politica che possa perseguire obiettivi di eguaglianza sociale, che possa ristabilire il ruolo primario e la presenza dello Stato quale subsidium alle comunità locali, ai corpi intermedi, a tutte le forze sociale e culturali», di cui va riconosciuto e valorizzato il ruolo fondamentale. «Da qui – osserva il documento – può nascere effettivamente un nuovo protagonismo della società civile; diversamente continueremo ad avere un paese a due velocità che inevitabilmente diventerà terreno fertile per il fiorire di egoismo locali».

Il documento del Movimento cristiano lavoratori (Mcl) parte proprio dall’analisi dei dati economico-sociali che dimostrano in modo inequivocabile come il divario tra le regioni del Nord e quelle meridionali stia ulteriormente crescendo. A fronte di questa situazione, nel novembre dello scorso anno il governo ha lanciato il «Masterplan per il Sud». «Un documento snello, di poche pagine, la cui matrice innovativa – spiega Mcl – sembra essere rappresentata dai cosiddetti Patti per il Sud», da stipulare uno per ognuna delle 8 regioni e delle 8 città metropolitane. «La data del 31 dicembre 2015, entro cui bisognava sottoscrivere i Patti – ricorda ancora il Movimento cristiano lavoratori – inesorabilmente slitta e da qui il tour de force di queste settimane che vede il premier sottoscrivere i Patti nei vari territori interessati dal Masterplan».

Ma al di là delle tempistica, il vero problema è di contenuto. «Da una prima disamina dei Patti a oggi sottoscritti – sottolinea il documento del Mcl – sembra di intravedere poche novità rispetto al passato», a quanto cioè hanno promesso i precedenti governi, «stesse sono le fonti di finanziamento, stessa la metodologia già contenuta nella delibera del Cipe del 2011 e in quelle successive, in gran parte rimaste inattuate». Il rischio è quindi che si ripresentino le criticità delle precedenti occasioni «con l’ulteriore aggravio della frammentazione a livello territoriale, viste le modalità di sipula dei singoli Patti».

Il Movimento cristiano lavoratori (Mcl) chiede, nel documento presentato nei giorni scorsi dal presidente Carlo Costalli a Reggio Calabria, al governo di «invertire la rotta». «In primo luogo – si legge nel documento – occorre una visione strategica sul futuro del Mezzogiorno, che dal Masterplan così come proposto non s’intravede». «Il governo – chiede Mcl – non può non assumere un ruolo guida nell’ambito di una strategia complessiva per il Paese». Per fare questo serve «una cabina di regia che funzioni realmente, che sappia gestire i processi, che impedisca l’utilizzo non coerente dei fondi, che preveda il coinvolgimento delle istituzioni interessate e di tutti gli attori sociale ed economici presenti nei territori». Mcl indica la necessità di un «corridoio per il bene comune» che «colleghi l’intero Paese valorizzando le potenzialità e i punti di forza territoriali, cui correttamente il Masterplan fa riferimento».

 

In questa direzione va anche la richiesta di «reti di collegamento tra il Nord e il Sud del Paese», dall’alta velocità ferroviaria alla banda ultralarga, e di una proiezione estera con «una piattaforma logistica sul Mediterraneo che guardi ai Paesi del Nord Africa», che punti ad esempio sul porto di Gioia Tauro, la cui zona franca doganale «andrebbe riconvertita in Zona economica speciale, per renderla competitiva a livello europeo e non solo». Presupposti di ogni discorso sono i «processi di semplificazione amministrativa e procedurale per un corretto e celere impiego dei fondi» e «il ripristino di un sistema di legalità contrastando con tutti i mezzi e le risorse necessarie la criminalità organizzata e la corruzione che continua a dilagare anche grazie al supporto della cosiddetta ‘zona grigia’».