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Turchia: blitz contro rete Gulen. Aydin (Istituto Tevere), «non è una novità»

 «È una situazione che sta andando avanti da tre anni. Non è una novità. La differenza è lo stato di emergenza che all’indomani del referendum è stato prolungato per altri tre mesi. Non ci sono fatti né prove, ma solamente un lungo elenco di persone schedate». A parlare al Sir di quanto sta avvenendo in queste ore in Turchia è Mustafa Cenap Aydin, turco, direttore dell’Istituto Tevere, centro di dialogo interculturale e interreligioso di Roma.

È in corso da questa notte, in Turchia, una nuova maxi-operazione contro la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, l’imam in auto-esilio negli Stati Uniti considerato da Ankara la «mente» del fallito golpe dello scorso 15 luglio. Una serie di retate condotte simultaneamente in decine di province hanno portato la scorsa notte all’arresto di oltre mille sospetti. «Il problema – dice Cenap Aydin – è che le purghe e le persecuzioni purtroppo non sono una novità per la Turchia». Da decenni il Paese le sta vivendo sulla propria pelle prima con i curdi e prima ancora con gli armeni. «Una lunghissima storia di non rispetto per le diversità». Un Paese dove purtroppo non c’è «spazio per le diverse religioni e culture» e dove – incalza Cenap Aydin – «non è emersa finora la possibilità di una opposizione in cui possono essere riuniti tutti coloro che si ritrovano sulla piattaforma dei diritti umani e delle libertà per tutti senza discriminazione. Tutti quelli che vogliono bene al futuro del Paese».

Il direttore turco dell’Istituto Tevere plaude alla decisione presa ieri dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che ha approvato, con 113 voti a favore e 45 contrari, l’avvio di un processo di controllo della Turchia. Il Consiglio d’Europa ha altresì denunciato preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani, la democrazia e il rispetto della legge dopo il fallito golpe del luglio 2016 e l’imposizione dello stato di emergenza sollecitando Ankara a toglierlo non appena possibile.

«L’Europa – commenta Cenap – nasce come un progetto di riconciliazione, di pace e di rispetto dei diritti umani fondamentali. Ieri il Consiglio d’Europa ha fatto questo passo importante perché la sua prima vocazione è assicurare un certo livello di tutela dei diritti umani. Si tratta pertanto di una decisione positiva, ma vedo anche la realtà e cioè il ricatto della Turchia sull’Europa sulla questione migratoria. Ma è una questione provvisoria mentre se si guarda a una prospettiva più ampia, una pace duratura nella zona deve passare necessariamente per la tutela dei diritti umani».

Nato negli anni ‘60 in Turchia, il movimento di Fethullah Gulen mira a «offrire una visione in cui il musulmano praticante, vivendo la sua fede pienamente, lo fa sempre in armonia con la modernità, nella laicità dello Stato, nel rispetto della libertà religiosa». Povertà, conflitto e ignoranza: sono questi i tre problemi che i «maestri» del movimento cercano di risolvere, attraverso azioni caritative; dialogo interculturale ed interreligioso; educazione a tutti i livelli della società sulla «linea di costruire ponti e non muri per la costruzione di una società pacifica». Un progetto di vita e di pensiero che evidentemente – osserva Cenap Aydin – «rappresenta oggi una minaccia per qualsiasi regime autoritario».