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Quando la religione diventa materia da quiz tv

di Marco LapiMa a cosa serve il catechismo se non è nemmeno in grado di preparare adeguatamente i protagonisti dei telequiz televisivi che fanno da antipasto culturale ai tg delle 20 di Rai e Mediaset? Se lo dev’essere giustamente chiesto la sventurata concorrente de «L’eredità» che, essendosi sentita chiedere da Amadeus in quale forma si fosse manifestato lo Spirito Santo in occasione del battesimo di Gesù nel Giordano, ha inopinatamente risposto «un pesce», relegando la colomba al secondo posto nella scala delle possibilità.

Certo, essendo il fatto avvenuto in un fiume, logica voleva che l’aspetto ittico fosse il più adeguato, anche se non è dato sapere quale portentoso guizzo sarebbe stato necessario a trasformare una semplice creatura dei flutti in una chiara manifestazione soprannaturale. Sta di fatto che i dichiarati otto anni di frequenza alle lezioni di catechesi non erano bastati a far luce sul caso. Quanto tempo sprecato…

Ma la concorrente di Amadeus può consolarsi: in fatto di religione sbagliano non solo i concorrenti, quanto anche gli «esperti fuori campo» dei telequiz, chiamati a certificare l’esattezza delle risposte. Tanto che neppure il «mito» Mike Bongiorno – peraltro di per sé abituato a storiche papere anche nei suoi anni migliori – si è salvato da un’autorevole definizione del Vespro come «speciale Messa che si celebra alle 18».

C’è insomma da meditare. L’ormai imperante secolarizzazione, accompagnandosi ad una stratosferica ignoranza religiosa, rischia di far perdere decine, se non centinaia, di migliaia di euro a concorrenti che, proprio per il loro sbandierato «cliché» di persone di cultura media, scivolano spesso e volentieri su qualche biblica buccia di banana. Allora, non essendo certo opportuno cassare del tutto gli argomenti di carattere religioso dai quiz, starà alla Chiesa garantire ai futuri partecipanti ai telequiz una preparazione adeguatamente nozionistica, che lasci magari in secondo piano ogni finalità di vita eterna per puntare al sodo, a un «centuplo quaggiù» da intendere in modo concreto, monetario, sonante. E in tale prospettiva potrà servire anche una «rinfrescata» alle preghiere più comuni, da usare in occasione di ogni incertezza. Senza scambiare, com’è accaduto ancora ne «L’eredità», il Credo per l’Angelo di Dio. Sarebbe troppo lungo da recitare e soprattutto, crediamo, al di sopra delle capacità mnemoniche del concorrente medio.