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Quel «Patto per il lavoro» invocato da Papa Francesco

Problema unificante che anche il nostro giovane presidente del consiglio ha posto  ai primi punti del suo programma di governo: il «job act», anche se per ora appena formulato e in attesa di articolazione operativa, testimonia la comune coscienza di questo problema di fondo. Anzi, del primo problema di fondo: sorgivo, esistenziale, determinante e trainante di tutti gli altri. Riandare alla dottrina sociale della chiesa non è esercizio retorico ed aiuta a capire a quale aberrazione ha portato il mercato della finanza lasciandosi alle spalle il mercato del lavoro. Dopo un secolo e mezzo di acceso dibattito si torna a riflettere con durezza e profonda preoccupazione sul ruolo del lavoro. Purtroppo, dispiace dirlo, ma ci siamo allontanati da quella serena considerazione secondo cui «il lavoro, se realizzato nella grazia di Dio, diviene preghiera e materia di santità: una realtà santa, santificata e santificante».

L’odierna disperazione della mancanza di lavoro – inutile citare le percentuali drammatiche di disoccupazione-inoccupazione che sappiamo – ci portano ben lontano dal lavoro «come fattore di progresso terreno, di promozione umana e di servizio fraterno». La confusa, accelerata e spregiudicata politica finanziaria della globalizzazione sembra quasi riproporre il problema del lavoro nei remoti termini marxiani ed hegeliani, in una concezione (attualizzata) assai vicina alla alienazione della libertà e all’asservimento del   del lavoratore; scenario aggravato dal fatto che l’interlocutore di chi lavora non ha più un volto umano ma è una multinazionale, un datore di lavoro virtuale, che ha ormai bypassato anche la mediazione del sindacato.

Il contesto occupazionale è stato spesso destrutturato a favore del più totale «libero mercato», il ricatto della delocalizzazione della sede di lavoro è sempre minacciosamente presente e a nulla valgono i richiami etici su cui si sono costruiti l’impegno e i traguardi civili dell’intero Novecento. Gli ammortizzatori sociali rischiano l’esaurimento. Ecco perché Papa Francesco invoca con urgenza un «Patto per il lavoro»: un patto che vada oltre l’orizzonte nazionale e che investa l’Europa; un patto che veda oltre quel «Patto di stabilità e crescita» immaginato per la sola unione economica e monetaria. Il semestre italiano in Europa sappia fortificarsi e distinguersi per questo impegno prioritario: restituire con il lavoro la dignità a tutti i cittadini.