Opinioni & Commenti

Zichichi: da Marte niente di nuovo

di M.Michela Nicolais “Di scientifico, il 3 gennaio, non è stato scoperto alcunché. Lo sbarco della sonda Spirit è una ‘data storica’ per la tecnologia spaziale. Tecnologia che non nasce studiando le stelle, ma le pietre. Il guaio culturale è che le stelle affascinano, le pietre no”. E’ il commento rilasciato da Antonino Zichici, presidente della “World federation of scientists”, allo sbarco della sonda americana Spirit, raggiunta su Marte nei giorni scorsi da un altro “robot” gemello, Opportunity. Abbiamo chiesto allo scienziato siciliano i motivi della sua lettura “controcorrente” dello sbarco, salutato con grande enfasi dai media.

Come giudica il grande impatto mediatico delle prime immagini da Marte, e il tipo di “risonanza” di esse rispetto, ad esempio, alle immagini dello sbarco sulla luna?

“Lo sbarco sulla luna ebbe una enorme risonanza e non saranno i robot su Marte a battere l’impatto mediatico che ebbero le imprese degli astronauti sulla luna. Quando David Scott – il Comandante di Apollo 15 – fece cadere sul suolo lunare una piuma e un martello, il grande pubblico restò a bocca aperta. Ancora oggi c’è chi crede che se facessimo cadere da un elicottero un carro armato e un martello, toccherebbe terra prima il carro armato e poi il martello. L’esperimento della ‘piuma e del martello’ lo aveva immaginato Galilei, ma lo sanno in pochi. Motivo: la scienza ha fatto tante scoperte ma a noi scienziati è stato impedito, dalla cultura dominante atea, di spiegare alla gente il vero significato delle scoperte scientifiche. Significato che fu capito da Galilei: impronte del Creatore. Se vivessimo l’era della scienza tutti saprebbero che le immagini del suolo di Marte sono poca cosa rispetto alla scoperta di Fermi sulla esistenza di una carica diversa da quella elettrica. Carica detta ‘debole’: è la valvola di sicurezza che permette al sole e a tutte le stelle di brillare per miliardi di anni con estrema regolarità. Se non esistesse la carica ‘debole’ non potrebbe esistere il cielo stellato. Questa scoperta risale a oltre mezzo secolo fa, ma non ne ha mai parlato nessuno. Del suolo di Marte ne parlano invece tutti. Motivo: la cultura del nostro tempo è lungi dall’essere al passo con la scienza. È pre-aristotelica. Infatti imperversano oroscopi e magie”.

Si può dire che l’interesse per una eventuale forma di vita su Marte abbia riaperto anche il dibattito tra scienza e fede?

“Immaginiamo che venga scoperta una qualsiasi forma di vita su Marte. E allora? Cosa apprenderemmo sulla struttura della materia vivente? Risposta: nulla! Il vero problema è quello di capire come avviene il passaggio da un pezzo di materia inerte a un pezzo di materia vivente. Una pietra è fatta con protoni, neutroni ed elettroni. Un passerotto è anch’esso fatto con gli stessi protoni, neutroni ed elettroni. Il passerotto vive, la pietra no. Immaginiamo che qualcuno riuscisse a trasformare una pietra in passerotto. Questo sarebbe di gran lunga più importante della scoperta di una qualsiasi forma di vita su Marte. Ma c’è di più. Anche se si riuscisse a saper realizzare il passaggio da materia inerte a materia vivente la posizione dell’uomo di fronte al Cosmo resterebbe immutata. Siamo infatti l’unica forma di materia vivente – l’unica tra centinaia di migliaia – cui è stato donato il privilegio di riuscire a scoprire le impronte del Creatore. Sono queste impronte la vera frontiera della scienza galileiana d’oggi. Capire perché siamo i soli privilegiati è il cuore del dibattito che lega la scienza alla fede. Scoprire se esiste il ‘supermondo’ con 43 dimensioni è la nuova frontiera della scienza, non se c’è vita su Marte”.

Quali prospettive si aprono dopo le indagini di Spirit sul pianeta rosso?

“Prospettive di natura tecnologica, poche. Il motivo è presto detto. Se oggi l’uomo può spedire sonde e robot su Marte il merito non è degli studi e delle ricerche di natura astronomica e astrofisica. La tecnologia per realizzare missili, navicelle spaziali, sonde e robot nasce nei nostri laboratori, qui sulla Terra, studiando le moderne pietre galileiane. Galilei fece notare che le impronte del Creatore (leggi fondamentali che prima di Galilei nessuno era riuscito a scoprire) non sono soltanto nei corpi celesti, ma in qualsiasi oggetto. Anche in una pietra. Ed è studiando le pietre che siamo arrivati a scoprire l’esistenza delle tre ‘pietre’ galileiane moderne: il protone, il neutrone e l’elettrone; di esse è fatta ogni cosa, inclusi noi stessi. Le indagini di Spirit sul pianeta rosso ci potranno dire tante cose su come è fatto Marte, da dove viene, ma non contribuiranno alla invenzione di nuove tecnologie, che nascono nei nostri laboratori, qui sulla Terra. E nascerebbero lo stesso, anche se smettessimo di passeggiare su Marte. Le pietre galileiane del terzo millennio non sono più i protoni, i neutroni e gli elettroni, ma i quark e i leptoni. Le nuove grandi invenzioni tecnologiche verranno, ancora una volta, dallo studio di queste pietre. Studiandole sapremo inventare le tecnologie per riuscire a passeggiare tra le stelle: non lo sappiamo fare. Marte è dietro l’angolo, rispetto alla stella a noi più vicina”.

Un pezzo di Toscana sul pianeta rosso

E al cinema siamo tutti un po’ marziani