Toscana

Matrimoni nulli, carità e verità prima di tutto

di Riccardo BigiChi amministra il diritto canonico deve tenere unite la dimensione giuridica e la dimensione pastorale. E chi si rivolge al Tribunale Ecclesiastico per annullare il proprio matrimonio deve trovare lungo il cammino processuale persone che lo aiutino a comprendere il cammino che sta facendo e a compiere scelte mature e responsabili. È questa la consegna che Giovanni Paolo II ha sempre dato, nel suo magistero, ai tribunali ecclesiastici; ed è questo il richiamo risuonato la settimana scorsa al Convitto della Calza, a Firenze, dove si è svolto il «Dies annualis» del Tribunale Ecclesiastico Regionale.

L’aspetto giuridico e quello pastorale, ha sottolineato nella sua relazione il teologo della Gregoriana padre Gianfranco Ghirlanda, non sono in contrasto ma concorrono a una stessa finalità: la salvezza delle anime. È questo il fine che deve essere perseguito anche nei casi che riguardano il matrimonio e la famiglia. «A chi si presenta chiedendo l’annullamento del matrimonio – ha sottolineato padre Ghirlanda – si devono porre due domande. È qui per “pretendere” l’annullamento o è disposto a sottoporsi al giudizio della Chiesa, qualunque esso sia? E come giudica nella sua coscienza, davanti a Dio e non davanti al giudizio degli uomini, la validità del suo vincolo matrimoniale?».

Chi guarda all’annullamento del matrimonio come una vittoria, come una liberazione, deve essere aiutato a capire che sta invece vivendo un passaggio serio e drammatico.Al cammino processuale, poi, deve accompagnarsi un parallelo cammino di accompagnamento pastorale: «Dobbiamo aiutare le persone in crisi matrimoniale a rispondere ai dubbi laceranti che, si spera, interrogano le loro coscienze.

Anche nei momenti prettamente giudiziari, nel modo di condurre un interrogatorio o un’udienza, dobbiamo aiutare le persone a fare un’autentica esperienza di Chiesa». E al fondo di tutto ci deve essere la preghiera, dovere primario per chi è chiamato ad amministrare la giustizia secondo i principi del «discernimento nello Spirito» ma anche un invito pressante per chi si rivolge al Tribunale: solo nella preghiera infatti sarà possibile affrontare passaggi determinanti per la propria vita. Senza dimenticare, come è stato sottolineato durante il dibattito, che chi si rivolge al Tribunale Ecclesiastico si trova in una condizione particolarmente «ricettiva», è disponibile ad ascoltare consigli e pareri e non deve essere lasciato solo.

La ricerca della verità, dunque, deve andare a braccetto con la carità e con l’attenzione verso la persona: i meccanismi di flessibilità del diritto canonico hanno proprio lo scopo di trattare con equità i singoli casi, anche se la loro applicazione non deve contraddire i principi della legalità e della giustizia. «Chi amministra la giustizia della Chiesa – ha sottolineato nella sua introduzione il Vicario Giudiziale monsignor Andrea Drigani – ha una responsabilità terribile e tremenda».

Nel corso del 2002, il Tribunale Ecclesiastico Regionale ha affrontato 634 cause di nullità di matrimonio: ne sono state concluse 246 di cui 210 con sentenza affermativa, 25 con sentenza negativa, 11 archiviate. Tra i «capi di nullità», ovvero i motivi che vengono addotti da chi chiede l’annullamento, i più ricorrenti sono l’esclusione della prole (ovvero la non disponibilità ad avere figli da parte di uno dei due sposi) e l’esclusione dell’indissolubilità del matrimonio.

Il Tribunale Ecclesiastico Regionale della Toscana svolge anche la funzione di «tribunale di seconda istanza» per le cause provenienti dai tribunali umbro e piceno. Delle 295 cause pervenute, 153 si sono concluse con decreto di ratifica, 12 con sentenza affermativa, 13 con sentenza negativa, 6 sono state archiviate mentre in nessun caso è stata annullata la sentenza precedente.

Cause affrontate nel 2002residue dal 2001: 411nuove: 223Totale: 634Sentenze affermative: 210Sentenze negative: 25Archiviate: 11Totale: 246

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