Toscana

Toscana, nascono meno bambini e non tutti scelgono di mandare i figli al nido

Nascono infatti meno bambini e non tutti scelgono di mandare i figli all’asilo, soprattutto ai nidi, anche quando potenzialmente qualche posto a disposizione in più ci sarebbe. Almeno in alcune zone.

Il rapporto è stato al centro stamani di un convegno nell’auditorium del consiglio regionale ma è disponibile naturalmente anche on line sulle pagine del sito della Regione Toscana. Sono inoltre scaricabili con dettagli zonali e comunali gli open data, pubblicati sulla piattaforma regionale Open Toscana (data set nidi data set materne): una novità e uno strumento in più per chi deve programmare i servizi nelle singole aree.

Lo sottolinea anche l’assessore all’istruzione della Toscana, Cristina Grieco: “Conoscere i numeri e conoscerli fin nei dettagli dei singoli territori, perché la Toscana si conferma una regione molto variegata anche da questo punto di vista, è un valido aiuto per amministratori e operatori del settore”. La Toscana pubblica il rapporto oramai da tre anni, dal 2013. Altri, nei prossimi mesi, riguarderanno la scuola primaria e secondaria.

Ma la Regione non si limita solo a fornire strumenti di programmazione: la Toscana da sempre investe anche molto ed è stata protagonista pure di sperimentazioni nazionali. “Nonostante i tagli, che ci sono stati ed anche pesanti, siamo riusciti pure quest’anno a non ridurre l’impegno finanziario profuso – sottolinea l’assessore Grieco -, ricercando la qualità dei servizi, convinti che nidi e scuole dell’infanzia in grado di rispondere al più ampio numero di domande possano essere un aiuto per i genitori (e soprattutto le donne) che devono conciliare i ritmi del lavoro con quelli della famiglia ma anche il presupposto essenziale per il riconoscimento del diritto all’apprendimento dalla nascita per tutta la vita: un principio fissato dalla legge nazionale nel 2012 ma che in Toscana è stato codificato addirittura qualche anno prima”.

Dodici milioni per nidi e materne Quanto a risorse, il conto è presto fatto. Per i nidi la Regione anche per il prossimo anno scolastico che inizierà a settembre ha messo a disposizione delle amministrazioni comunali 11 milioni, che potranno essere utilizzati in servizi o per ‘acquistare’ posti in strutture convenzionate che si tradurrà in sconti per le famiglie. Sono 245 (su 279) i comuni che ne beneficeranno. A questi si aggiunge un milione in buoni scuola per le famiglie con bimbi alle materne, dove – essendo la quasi totalità statale – le necessità sono assai minori. Liste d’attesa, la Regione paga gli insegnanti Ci sono poi le classi Pegaso, le classi inventate sette anni fa dalla Regione che, caso unico praticamente in tutta Italia, ha deciso di pagare di tasca propria (con un piccolo contributo dei comuni) gli insegnanti delle materne se le classi assicurate dal Ministero non erano sufficienti a coprire le liste di attesa. “E’ stato un impegno che mediamente ha permesso di garantire un posto a 2500 bambini ogni anno” ricorda l’assessore Grieco. Nei primi sei anni, fino al 2015, l’impegno finanziario è stato complessivamente di 27 milioni e fino a 95, picco massimo, sono state le sezioni istituite. “Da tre anni a questa parte l’ufficio scolastico regionale (il vecchio provveditorato ndr), con cui abbiamo firmato un protocollo – conclude l’assessore – ha iniziato a stabilizzare e statalizzare queste sezioni, ottenendo così il positivo risultato dell’ampliamento del numero di classi”.

Leggi il Rapporto 2016 sull’educazione dell’infanzia