Vita Chiesa

Cosa vuol dire stare in ginocchio

Di don Oreste Bensi, che ha festeggiato da qualche giorno il suo ottantesimo compleanno, ricordiamo volentieri un suo particolare detto: «per imparare a stare in piedi, bisogna imparare a stare in ginocchio». A ben considerare la sua lunga esperienza negli ambienti della prostituzione e della droga e gli abbondanti frutti della sua opera Giovanni XXIII, possiamo presumere i lunghi tempi passati in ginocchio se è riuscito a stare in piedi sulle strade difficili, se non pericolose, della sua vita.

Stare in ginocchio è qualcosa che va oltre la semplice preghiera vocale, è un atteggiamento non solo del corpo ma anche della mente, del cuore, vuol dire contemplare, guardare con attenzione, con occhi di fanciullo, in silenzio e con ammirazione; è mettersi in atteggiamento di adorazione che come ci ha ricordato Benedetto XVI a Colonia è «il gesto della sottomissione, il riconoscimento di Dio come nostra vera misura la cui norma accettiamo di seguire. Significa che libertà non vuol dire godersi la vita, ritenersi assolutamente autonomi, ma orientarsi secondo la misura della verità e del bene, per diventare in tal modo noi stessi veri e buoni».

Stare in ginocchio è mettersi in ascolto umile del mistero di Dio nella storia dell’umanità e nella nostra vita per imparare il suo stile, lo stile di Dio; e per chi è chiamato alla vita cristiana mediante il battesimo dovrebbe sentire il bisogno di stare in ginocchio, di avere un contatto personale, frequente e intimo con Dio perché il contatto abituale con il Signore modifica la struttura mentale e affettiva: Cristo diventa il vero valore, il primato assoluto, il centro di tutta la storia.

«Stava presso la Croce di Gesù sua madre» (Gv.19,25) Anche Maria ha imparato a questa scuola, ha imparato ad ascoltare, a meditare, a conservare nel cuore, a fidarsi incondizionatamente di Dio perché stare presso la Croce non è mai frutto d’improvvisazione, richiede una fede forte, solida, provata.

Davanti alle innumerevoli, allettanti offerte del supermercato della vita ci troviamo spesso come fragili e piccole canne spezzate, ed il ritmo incalzante e frenetico ci rende sempre più incapaci di scegliere, così con leggerezza, proviamo di tutto, tanto più che la merce ci viene messa a portata di mano.

Impariamo a stare in ginocchio attenti alla presenza e all’azione dello Spirito Santo, così la canna spezzata diventerà una quercia robusta e solida.Suor M. LuciaA cura delle contemplative domenicane di Pratovecchio