Vita Chiesa

Papa Francesco a Pont. Seminario Campano: «comunione ecclesiale è scelta vincente»

«In questo tempo, in cui tutti ci sentiamo piccoli, forse impotenti di fronte alla sfida educativa, camminare insieme, in autentico spirito sinodale, risulta una scelta vincente, che ci aiuta a sentirci sostenuti, incoraggiati e arricchiti gli uni dagli altri». Ne è convinto il Papa, che ricevendo oggi in udienza, nella Sala del Concistoro, la comunità del Pontificio Seminario Campano di Posillipo – l’unico seminario in Italia diretto dalla Compagnia di Gesù – ha additato la strada della «comunione ecclesiale» come «scelta vincente». «Negli ultimi decenni – le parole di Francesco – è andata sempre più crescendo la collaborazione e l’interazione con le Chiese diocesane che, oltre ad inviare i giovani candidati al sacerdozio, si preoccupano di individuare tra i loro presbiteri figure idonee per la formazione». «Incoraggio questo cammino significativo e fecondo di comunione ecclesiale, su cui le singole diocesi, con i loro pastori, stanno investendo notevoli risorse», l’indicazione del Papa, secondo il quale «una comunità formativa interdiocesana rappresenta un’indubbia opportunità di arricchimento, in virtù delle diverse sensibilità ed esperienze di cui ciascuno è portatore ed è in grado di educare i futuri presbiteri a sentirsi parte dell’unica Chiesa di Cristo, allargando sempre il respiro del proprio sogno vocazionale, con autentico spirito missionario, che non indebolisce, anzi consolida e motiva il senso di appartenenza alla Chiesa particolare».

«Non abbiate paura di chiamare le cose per nome, di guardare in faccia la verità della vostra vita e di aprirvi in trasparenza e verità agli altri, soprattutto ai vostri formatori, fuggendo la tentazione del formalismo e del clericalismo, che sono la radice della doppia vita». È l’invito del Papa. Gli esercizi spirituali ignaziani sono «un sicuro punto di riferimento» per mediare con «fedeltà creativa» le indicazioni che provengono dal magistero della Chiesa, ha detto Francesco, ricordando che «educare secondo lo stile ignaziano vuol dire innanzitutto favorire nella persona l’integrazione armonica a partire dalla centralità della relazione di amicizia personale con il Signore Gesù». «È proprio il primato dato alla relazione con il Signore, che ci chiama ‘amici’ – ha proseguito il Papa – che consente di vivere una spiritualità solida, profonda, ma non disincarnata. Per questo è importante conoscere, accogliere e riformare continuamente la propria umanità». «Non stancarsi e andare avanti, sempre in cammino», ha aggiunto a braccio. Anche la formazione intellettuale, ha puntualizzato Francesco, «non tende ad essere il semplice apprendimento di nozioni per diventare eruditi – voi non siete un dizionario! – ma vuole favorire l’acquisizione di strumenti sempre più raffinati per una lettura critica della realtà, a partire da sé stessi». «Tutto il cammino vocazionale, come per Simon Pietro e i primi discepoli, ruota attorno ad un dialogo d’amore, d’amicizia, in cui, mentre noi riconosciamo in Gesù il Messia, il Signore della nostra vita», ha esclamato il Papa: «Lui ci dona il nome ‘nuovo’, che racchiude la nostra vocazione, indica la nostra missione, che il Padre conosce e custodisce da sempre. La scoperta del nostro nome nuovo, il nome che meglio ci definisce, quello più autentico, passa attraverso la nostra capacità di dare via via nome alle diverse esperienze che animano la nostra umanità». «Chiamare le cose per nome è il primo passo per la conoscenza di sé e quindi per conoscere la volontà di Dio sulla nostra vita», ha assicurato Francesco.

«Oggi più che mai il sacerdote è chiamato a guidare il popolo cristiano nel discernere i segni dei tempi, nel saper riconoscere la voce di Dio nella folla di voci spesso confuse che si accavallano, con messaggi contrastanti tra loro, nel nostro mondo caratterizzato da una pluralità di sensibilità culturali e religiose». Papa Francesco ha esortato la comunità del Pontificio Seminario Campano di Posillipo ad «essere esperti nell’arte del discernimento», grazie ad «una buona familiarità con l’ascolto della Parola di Dio», ma anche ad «una crescente conoscenza di sé stessi, del proprio mondo interiore, degli affetti e delle paure». «Il discernimento è una scelta di coraggio, al contrario delle vie più comode e riduttive del rigorismo e del lassismo», ha ribadito Francesco – «essere coraggiosi, dirsi la verità a se stessi», ha aggiunto a braccio – secondo il quale «educare al discernimento vuol dire fuggire dalla tentazione di rifugiarsi dietro una norma rigida o dietro l’immagine di una libertà idealizzata. Vuol dire ‘esporsi’, uscire dal mondo delle proprie convinzioni e pregiudizi per aprirsi a comprendere come Dio ci sta parlando, oggi, in questo mondo, in questo tempo, in questo momento, e come sta a parlando a me adesso». «Allargare il respiro della vostra formazione», l’altro imperativo del Papa: «Non accontentarvi di raggiungere un ruolo, di indossare un vestito, vi aiuterà a non avere fretta di concludere il vostro percorso, ma a rendere sempre più solida la vostra struttura umana e spirituale». «L’inquietudine allarga l’anima e le fa più capace di ricevere l’amore di Dio», ha assicurato a braccio a proposito della «sana inquietudine» di «chi desidera prima di tutto servire il Signore nei fratelli».

Per Francesco, inoltre, non bisogna «adagiarci su quello che abbiamo conquistato, sederci sui nostri successi»: occorre «rifuggire la logica della mediocrità» e del «minimo indispensabile», ma «aprirsi a scoprire i grandi sogni di Dio per noi» ed ascoltare «il grido dei poveri». «La ricerca della vera giustizia deve stimolare nel chiamato una crescente libertà interiore verso i beni, i riconoscimenti di questo mondo, verso gli affetti e verso la sua stessa vocazione», ha concluso il Papa. «Il diavolo entra nelle tasche», ha aggiunto a braccio.