Cultura & Società

FIRENZE, ANNIVERSARIO ALLUVIONE, A SAN MARCO UNA MOSTRA SU OPERE MINORI RESTAURATE

Far con conoscere la “significativa” risposta della città e far apprezzare al pubblico oggetti di grande interesse e bellezza, per lo più sconosciuti, riemersi dal fango dell’alluvione grazie ad un restauro che ha permesso di riscoprirne la qualità artistica e il significato storico. Questi gli obiettivi della Soprintendenza speciale per il Polo museale fiorentino che ha organizzato la mostra sui lavori, portati avanti negli ultimi anni dall’Ufficio e Laboratorio Restauri, a favore di settori particolari del patrimonio artistico quali le arti applicate, i manufatti lignei, le suppellettili liturgiche e le ‘opere senza casa’.

La mostra, che si terrà nella Biblioteca monumentale del Museo di San Marco in occasione dei Quarant’anni dall’alluvione del 1966 (dal 4 novembre al 6 gennaio 2007), curata da Magnolia Scudieri, Maria Grazia Vaccari e Francesca Fiorelli dello stesso Ufficio Restauri, si riallaccia a quella tenutasi dieci anni fa a Palazzo Vecchio. Proprio lì venne lanciato un appello per indirizzare risorse anche in favore del così detto patrimonio genericamente considerato ‘minore’, o su quello ritenuto difficilmente recuperabile, ma che costituisce il tessuto connettivo della nostra storia artistica e rappresenta il substrato e la cornice dei “capolavori”.

Molte sono state le offerte di disponibilità da parte di associazioni, singoli restauratori, scuole di restauro che hanno “adottato” ciascuno un’opera finanziandone il restauro o eseguendolo gratuitamente. A costoro si è affiancato l’instancabile impegno dei restauratori interni del Laboratorio della stessa Soprintendenza. Oggi, a distanza di dieci anni, molte delle opere esposte nel 1996 in Palazzo Vecchio ancora col fango alluvionale, ma anche altre, tra quelle ancora in deposito presso la Soprintendenza, sono presentate dopo il restauro, con una ritrovata identità anche se spesso non accompagnata da una ritrovata provenienza.

Accanto ad arredi provenienti da alcune chiese cittadine particolarmente colpite dall’alluvione, come San Firenze, San Remigio, SS. Apostoli, Sant’Ambrogio, si trovano, “opere senza casa” di grande effetto, come una scultura lignea raffigurante Cristo portacroce databile tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento e uno Stipo in legno e pietre dure del Seicento. Tra le opere c’é anche un seicentesco modello ligneo della Chiesa di San Firenze, che era stato completamente sbriciolato dalla furia dell’alluvione quando si trovava al Museo Bardini ed è oggi restaurato e ricomposto grazie a lunghi anni di lavoro di Marco Marchi presso il Laboratorio di restauro della Soprintendenza. La mostra vuole altresì essere di richiamo simbolico al “da farsi” perché il fardello delle conseguenze dell’alluvione di Firenze ha ancora bisogno “di tutte le forze disponibili”.

All’esposizione si accompagna anche un catalogo (edito da Sillabe), con l’elenco dei 1500 “pezzi” alluvionati, che furono registrati nel 1966 in fase di emergenza, aggiornato dei dati – di ubicazione, di restauro e di riconsegna, per ciascuna delle opere, redatto da Francesca Fiorelli Malesci. (ANSA).