Cultura & Società

Famiglie numerose una «ricchezza» in via di «estinzione»?

«L’idea è venuta osservando le dinamiche della nostra famiglia con dieci figli», ha spiegato Raffaella Butturini: «Abbiamo cominciato ad osservare cosa succedeva. Oltre all’educazione verticale genitore-bambino, c’è l’educazione orizzontale data dai fratelli. Dal quarto figlio in poi è tutto in discesa». Oggi «il senso di colpa fra le famiglie numerose è diffuso  – ha osservato  -. Ci si sente come un fenomeno da carrozzone. Le istituzioni inoltre hanno associato l’idea della famiglia numerosa a quella di famiglia bisognosa. Ma ci sono alcuni valori positivi all’interno della famiglia numerosa confermati dal fatto che i bambini di solito sono un punto di riferimento nelle classi. Siamo una risorsa e il libro lo dimostra». Chi si è concentrato sui risultati della ricerca contenuta nel volume è stato Raffaello Rossi, fondatore e direttore della Scuola per consulenti familiari di Bologna. «I figli unici – ha illustrato – sono più concentrati sulla performance ma meno sulla relazione. I figli di famiglie numerose hanno un atteggiamento di resilienza. La loro abitudine è più ‘esserci’ che ‘fare’. Per loro è più facile l’adattabilità al contesto sociale. Non è infrequente che i figli unici ritardino l’ingresso nella società o nella scuola. Fanno fatica a mantenere i legami, preferiscono troncare le amicizie che provocano attriti. Contestano le figure che detengono un’autorità come l’insegnante».

Una specie in via di estinzione. Così si potrebbe definire la famiglia numerosa in Italia. Se negli anni ’60 erano 3 milioni le coppie con almeno 4 figli, oggi sono 128mila. «Non si fanno più figli perché abbiamo fatto una narrazione della famiglia triste e angosciante. Ma ho scoperto sulla mia pelle che non c’è niente di più bello», ha detto Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari. «Vedo gli effetti della educazione orizzontale nella mia famiglia con 5 figli di cui l’ultimo affetto da sindrome di Down. Ma anche educazione particolare – ha precisato – dove i più grandi apprendono dal più piccolo disabile che è divenuto il comun denominatore che mette d’accordo tutti». «La cosa bella è che tutto si apprende in famiglia perché ognuno ha la propria caratteristica. In famiglia ho appreso cosa è la pace. Se la sai costruire in una famiglia numerosa lo sai fare anche fuori, nel Forum delle associazioni familiari come nella Cei».

«Devo tutto alla mia famiglia. Durante la guerra ho sperimentato tutte le difficoltà, passando da un rifugio all’altro. Ho avuto una infanzia molto triste. Andavo a scuola con bambini orfani, più tristi di me. Se siamo sopravvissuti lo dobbiamo alla condivisione. Eravamo divenuti una unica famiglia», ha detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel suo intervento. «Ho capito – ha proseguito – che nella logica del Vangelo il dividere significa moltiplicare. Mia sorella è nata nel ’44 in una stalla. Per una emorragia mia madre rischiava la vita ma si è salvata grazie a un medico indiano dell’esercito inglese. Per questo sono sensibile al tema di chi vive da straniero. Se non c’era un extracomunitario sarei stato orfano di madre». Riguardo al rapporto fra fratelli, il cardinale ha rievocato un altro episodio della sua vita: «Ho fatto la scoperta del fratello alla vigilia di diventare vescovo. Quando ero vicario a Firenze, nel ’93, a Scandicci, stavo preparando un gruppo di ragazzi per la cresima. Uno di loro mi chiese cosa fosse un fratello. Era figlio unico. Pensai alla povertà esistenziale di questo ragazzo e così ho capito il Vangelo, quando Filippo dice a Gesù ‘mostraci il padre’. In un Vangelo apocrifo Cristo risponde: ‘chi vede il fratello vede il padre’. Nel fratello quindi – ha concluso – vediamo il volto di Gesù e del padre. Questo episodio mi ha profondamente colpito perché fino ad allora banalizzavo la condizione di figli unici».

«Nei figli che hanno sperimentato la famiglia numerosa viene fuori il senso del «Damose da fa’» come se non si potesse mai sfuggire dal contesto in cui si è inseriti perché occorre sapersi riorganizzare». Così Francesco Belletti, direttore del Centro internazionale studi sulla famiglia. Per la ricerca, contenuta nel volume e coordinata dall’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sono stati intervistati 61 ragazzi fra i 20 e i 30 anni, sia figli unici sia figli di famiglie numerose. Nella gestione delle amicizie, «in caso di litigio – ha aggiunto Belletti – per i figli unici è emersa la dinamica del «posso scegliere» e una maggiore facilità a troncare i rapporti. Mentre nei figli di famiglie numerose è più frequente la volontà a continuare le amicizie nonostante tutto. Nella relazione con i genitori, «i figli unici si vedono soli nell’affrontare la vecchiaia. I figli di famiglie numerose si vedono invece supportati dai fratelli nell’assistenza in futuro». «La relazione come elemento qualificante mi ha fatto venire in mente l’Amoris laetitia di papa Francesco, in cui si sottolinea il rischio sociale dell’individuo solo».