Cultura & Società

Il Papa Giovanni televisivo. Zizola: così è nato il film

Tutto è nato intorno ad una tavola apparecchiata durante la pausa pranzo di un corso internazionale sulla cultura dei media. Era il febbraio 2000. Tra i commensali Ettore Bernabei, presidente della Lux Vide, e il giornalista Giancarlo Zizola, autore di fondamentali saggi su Papa Giovanni e la storia della Chiesa contemporanea. «Bernabei – racconta Zizola – mi provocò sull’attualità di Giovanni XXIII. Io gli risposi che i profeti non muoiono. Il problema, semmai, era l’aver fissato Papa Giovanni dentro una mandorla bizantina, edulcorato e reso astratto dai media. A mio giudizio si trattava di restituire la complessità storica di una figura come quella di Angelo Roncalli. Bernabei ricordò i suoi incontri con Giovanni XXIII, compreso il primo viaggio di un Papa ad Assisi. Poi, alla sera, mi disse: “Ma perché non ne facciamo un film?”».

Così è partita l’idea. Bernabei chiese a Zizola di buttar giù una trentina di pagine. Si trattava di un presoggetto, una «scintilla» come la chiama Zizola. «Si trattava – spiega lo scrittore e giornalista – di raccontare Papa Giovanni nella convinzione che non era stato solo un ottimo pastore, ma anche un finissimo politico e diplomatico, perché di fronte alle emergenze storiche aveva mostrato una straordinaria capacità di mediazione e di persuasione».Lette queste pagine, Bernabei decise di passare al soggetto vero e proprio. «Scrissi allora 180 pagine di soggetto narrativo già pronto per diventare sceneggiatura – racconta ancora Zizola –. Poi il soggetto fu affidato ad un regista americano che non ne condivise l’impostazione. Bernabei, allora, cercò una mediazione affidando una nuova stesura del soggetto a Francesco Scardamaglia il quale tratteggiò un Papa Giovanni aneddotico, più popolare, con l’idea di inseguire Mediaset, che aveva già in cantiere un film più commercaile su Roncalli. Quando Bernabei mi mandò la sceneggiatura, la trovai inaccettabile, perché veniva fuori non un santino, ma un santone, una specie di guru miracolistico. Una cosa incongrua dal punto di vista storico. Allora, incoraggiato da Bernabei scrissi una cinquantina di pagine di osservazioni, viste le quali il presidente della Lux impose agli sceneggiatori di recuperare gran parte del mio soggetto. Ne è venuto fuori un compresso, forse riuscito, quello che abbiamo visto in tv». Ma quali sono le «libertà» storiche, al di là di un Tardini fatto cardinale anzi tempo? «Prima di tutto la teatralizzazione dell’antagonismo tra Ottaviani e Roncalli – risponde Zizola –, molto accentuata in ragione delle necessità del racconto, che ha bisogno di un buono e di un cattivo. Oppure l’episodio della famiglia ebrea che regala una stella di David al Papa e lui contraccambia con un rosario. È un episodio simbolico, ma la realtà resta: ovvero l’impegno di Roncalli a favore degli ebrei». Insomma, un film ha sempre bisogno di prendersi le sue «libertà», pena il rinunciare alla sua funzione narrativa e spettacolare e il Papa Giovanni tv ha dimostrato che tutto si può conciliare: un film del genere, con gli ascolti raggiunti, dimostra che la qualità paga. «Sono rimasto sorpreso – dice Zizola –, quegli ascolti hanno un significato anche per noi cristiani: ci fanno davvero capire che i profeti non muoiono e quando la profezia di una bontà si incarna nella storia risveglia la bontà in generale, aiuta la gente a volersi bene».A.F. Altri servizi:E così La Pira anticipò i conclaviDue testimoni giudicano lo sceneggiato