Cultura & Società

Il motore a scoppio tra scienza e fede

di Giancarlo RocchiccioliParlare del Padre Barsanti, è parlare del motore a scoppio. L’invenzione del motore ha centocinquant’anni. La vita moderna sarebbe inconcepibile senza il motore. La polemica sull’inquinamento delle città, di cui è colpevole il motore, avvelena la nostra vita quotidiana. Si potrebbe dire che le nostre città vivono e muoiono di motore.

Il documento rilasciato a Londra, il 12 giugno 1854, certificato n. 1072, reca in prima pagina, ben visibili, i nomi di Padre Eugenio Barsanti e Felice Matteucci. Padre Barsanti ha sempre ripetuto che il merito era di tutti e due, ma la prima idea del 1843, era stata sicuramente del Padre Barsanti.

A Volterra nella scuola degli Scolopi, da sempre propugnatori del metodo sperimentale, da una rudimentale «pistola di Volta», era nata l’idea di incanalare l’energia, liberata dallo scoppio di una miscela di gas e idrogeno, per trasformarla in forza motrice.Del Padre Barsanti si ricorda l’attività didattica nella cattedra di idraulica dell’Osservatorio Ximeniano. Con il Padre Antonelli scrisse un manuale di matematica per le scuole. Nella polemica bisogna però ricordare che il motore del Padre Barsanti era un motore a idrogeno e quindi a inquinamento zero.

La tecnica moderna, in varie parti del mondo tenta di ritornare al modello Barsanti, anche se rifornirsi di idrogeno è più difficile che buttarsi nel gorgo degli idrocarburi.

Ma del Padre Barsanti dobbiamo ricordare anche un altro aspetto: la sua attività pastorale nella Congregazione della Madonna della Neve, un gruppo giovanile che a S. Giovannino costrinse gli Scolopi a ingrandire la cappella. La realizzazione del progetto fu affidata naturalmente a Barsanti.

Padre Barsanti collaborava attivamente con Padre Zini, futuro arcivescovo di Siena e apostolo del confessionale, come i grandi santi dell’ottocento.

Nel 1864, a Liegi, dove si era recato per valorizzare l’invenzione del motore fu colpito da malattia mortale.Ospite del gesuita, cappellano dei minatori italiani, edificò tutti con la intensa preghiera con la quale affrontò l’ultimo trapasso. La cronaca della Civiltà Cattolica lo ricorda esplicitamente. «I pii sospiri» di cui parla il necrologio, non erano frutto di sentimentalismo. Ne è testimone una lettera che lo Scolopio, inviò al Papa, prima di partire da Firenze per Liegi, alla fine di febbraio del 1864. Il documento, anche questa volta riportato dalla Civiltà Cattolica, nella sua forma stringata, era una sintesi di fede e cultura, proprio nell’anno del Sillabo ed era indirizzata a Pio IX che aveva concluso i suoi studi a Volterra, nel 1809, con una «tesina» (diremmo oggi) il cui titolo è tutto un programma: «Le macchine ottiche». È l’affermazione del metodo sperimentale che si è trasmesso dentro la chiesa e le scuole della chiesa, con vivace determinazione, fino ai tempi moderni.Il motore del 1854 è stato accolto nella sala dei motori a scoppio del Deutsches Museum di Monaco. Con quella data è certamente il primo motore a scoppio.Gli Scolopi possono esibirne un modello identico a quello mandato a Monaco, nel contesto della settimana della scienza, dal 12 al 19 marzo.

Gli aspetti tecnici dell’invenzione verranno illustrati dal professor Renzo Macii, il 15 marzo, alle ore 15,30, nel salone dell’Istituto degli Scolopi a Firenze (via Cavour, 54). Insieme col ricordo del Padre Barsanti, verrà studiato anche l’argomento ufficiale della settimana della scienza di questo anno: Il ciclo dell’acqua.

L’argomento trattato, oltre i ritmi delle unità didattiche quotidiane, verrà illustrato il 17 marzo, alle ore 15,30, sempre nel salone dell’Istituto, nella sua complessità, dall’ingegner Stefano Marsili Libelli. Sempre presso i Padri Scolopi, oltre al motore di Barsanti il 15 e il 17 marzo vengono esposti gli antichi strumenti di fisica di proprietà dell’Istituto, recentemente restaurati.Informazioni: 055-575243. Lettera a Pio IXRiportiamo la trascrizione della lettera che padre Barsanti inviò a Sua Santità Papa Pio IX prima di partire per Seraing. La trascrizione della lettera si trova nell’Archivio dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze. Beatissimo PadreSono quattordici anni che incoraggiato dal mio collega ed ora mio superiore in questa Provincia Scolopica di Toscana, P. Giovanni Antonelli, mi volsi con ardore alla ricerca di una nuova forza motrice, tale da potersi con rilevanti vantaggi, specialmente dal lato della sicurezza e dell’economia, sostituire in tutti quegli usi per i quali si impiega oggi la forza del vapore.

Mercé della Divina assistenza posso dire che i miei perseveranti e faticosi studi tocchino ormai ad un punto da porgere fondate speranze del più favorevole successo: talmente che per incarico di alcuni industriali e col beneplacito dei miei Superiori, non avendosi in Italia officine bastanti per piccoli lavori, mi dispongo a partire per Liegi, per ivi far costruire dei motori secondo il sistema da me inventato.

Siccome però, in mezzo alle difficoltà gravissime e agli ostacoli di ogni maniera contro dei quali ho dovuto lottare, mi ha sempre animato e sostenuto il pensiero che l’opera mia, sebbene miri per se stessa ad un utile tutto materiale e terreno, può tuttavia, e deve indirizzarsi ad un fine più nobile ed elevato, nell’interesse morale e religioso del popolo, e forse, in questi miseri tempi, riuscire non isvantaggioso alla Chiesa, a cui io nella mia condizione mi credo esclusivamente consacrato: così ora prima di consegnare definitivamente al pubblico la mia invenzione, mi volgo con fiducia al paterno cuore di V.S., e imploro umilmente l’Apostolica Benedizione su me e su questo parto, qualunque siasi, del mio ingegno e delle mie fatiche, affinché tutto l’effetto e l’utile che potrà derivarne, ridondi infine a vantaggio e gloria della nostra Santa Religione Cattolica almeno perché veggano, anche una volta i suoi. nemici, com’ella non contraria ma promuova e coltiva i trovati della scienza e dell’industria; sempre che non sian fatti servire di ostacolo al conseguimento di quel bene che più all’uomo interessa, cioè l’eterna salute.

Degnatevi dunque, o Padre Santissimo, di accogliere benignamente la mia umile istanza: degnatevi di riguardare ai sensi che me la ispirano; sensi di attaccamento e di ossequio sincero ed illuminato a quella Fede di cui siete costituito in terra supremo ed infallibil Maestro: e beneditemi nell’atto che prostrato al bacio del Sacro Piede, godo di protestarmi, sebbene indegnissimo.

D. Vostra SantitàDevotissimo Obbedientissimo